Tra una settimana si dovrebbe (il condizionale resta d’obbligo) avviare il confronto nel merito sulla Gigafactory di Termoli, come abbiamo riportato negli ultimi giorni. Ma la partita metalmeccanica è anche sull’indotto, come ha evidenziato il segretario organizzativo della Uilm, nell’ultima assise congressuale. «Dobbiamo aprire un confronto con Stellantis sul futuro della logistica Egls, visto che a fine 2022 scade il contratto di appalto. La nostra paura è che Stellantis riporti la logistica tutta all’interno, creando un problema occupazionale per circa 100 lavoratori. Lo stabilimento di Termoli sta attraversando un periodo positivo e storico nelle aree dei nuovi motori ibridi e nell’area premium (Maserati e Alfa) che lavorano a pieno regime , (solo con fermate per mancanza di semi conduttori che sta frenando molto le produzioni in stabilimento). Nella speranza che il governo accetti la proposta fatta dalla nostra organizzazione nazionale di istituire un’agenzia dell’approvvigionamento .; mentre restano ancora problemi di bassa produzione nelle aree del cambio e del motore Fire. Adesso il nostro impegno è quello di tutelare i nostri lavoratori, nella ricollocazione professionale e nel mantenere i livelli occupazionali nella nuova fase, creando i presupposti per nuove assunzioni nel nuovo progetto elettrico. Capire dove vengono smaltite le batterie, E capire anche il progetto del polo di innovazione tecnologico a che punto è arrivato, perché questi progetti se fatti in loco creerebbero altri posti di lavoro. Ma soprattutto ci aspettiamo una crescita dell’indotto generato dallo sviluppo della produzione energetica da fonti rinnovabili e più in generale della green economy dovuto agli importanti fondi che la Zes del basso Molise potrà in futuro generare». Della transizione all’elettrico ha parlato ancora una volta, stavolta da Melfi, il leader Uilm Rocco Palombella. «Il 25 giugno 2021 abbiamo siglato proprio qui a Melfi un accordo storico per lo stabilimento Fca gettando così le basi per il futuro piano di transizione delle fabbriche italiane verso l’elettrificazione. Il progetto riguarda la produzione di quattro vetture full electric a partire dal 2024 e noi faremo in modo non solo che l’obiettivo venga rispettato da Stellantis, ma anche che nessun lavoratore venga lasciato indietro. Purtroppo, a causa della mancanza di microchip e semiconduttori questo mese di giugno lo stabilimento ha subito un nuovo fermo dimostrando, ancora una volta, quanto il sistema sia vulnerabile e quanto sia necessario fare i giusti investimenti per cogliere l’opportunità della transizione ecologica. Condividiamo – aggiunge – la decisione del parlamento Ue sulla conferma della data per il passaggio al motore elettrico, perché pensiamo che una dilatazione dei tempi non giocherebbe più a nostro favore. Sarebbe più opportuno, invece, che la politica smettesse di non scegliere e iniziasse a programmare seriamente il futuro industriale del nostro paese. Non dobbiamo arrivare all’appuntamento con l’affanno, ci dobbiamo arrivare pronti. Occorre formare bene i lavoratori della componentistica che saranno i più colpiti dal passaggio, dobbiamo salvaguardare tutte le professionalità». Sulle politiche dell’automotive ha messo in rilievo le criticità il dirigente nazionale Gianluca Ficco. «I modi e i tempi scelti dalla unione europea per il passaggio esclusivo all’elettrico suscitano molti dubbi, ma temo che non ci sia più spazio per ripensamenti significativi. In ogni caso, quel che occorre ora è agire tempestivamente per sostenere l’industria automotive nel processo di transizione. Abbiamo più volte richiamato l’attenzione – spiega – Ficco – sul fatto che il passaggio alla trazione elettrica purtroppo presenta elementi di forte criticità. Innanzitutto alcuni aspetti ambientali, come quelli legati alla estrazione delle materie prime e allo smaltimento delle batterie, sono a dir poco problematici; in secondo luogo i costi di una vettura elettrica sono sensibilmente più alti e quindi fuori dalla portata di moltissimi consumatori; dal punto di vista occupazionale poi, perfino a parità di vetture prodotte, il passaggio all’elettrico si stima che produrrà la perdita di circa il 30% dei posti di lavoro, vale a dire di molte decine di migliaia; infine si porranno problemi di know-how e di approvvigionamento che potrebbero esporre l’industria europea ad una delicata dipendenza dall’Asia. Ora però si pone un altro problema: una volta effettuata la scelta, nel bene e nel male, del passaggio all’elettrico da parte della uU, occorre mettere l’industria italiana in condizione di competere con quella degli altri stati europei e di affrontare la transizione. In caso contrario, i concorrenti stranieri, che già si stanno attrezzando, si impadroniranno delle nostre quote di mercato e per l’Italia sarà un disastro. Con Stellantis – prosegue ficco – come sindacato stiamo raggiungendo accordi che prevedono la assegnazione di vetture elettriche alle fabbriche italiane, giacché si prevede addirittura di anticipare al 2030 la data di passaggio al full electric. Da ultimo abbiamo finalmente visto concretizzarsi l’intesa fra governo e Stellantis sulla creazione di una Gigafactory a Termoli, obiettivo per cui abbiamo premuto molto. Ma ci attendono tempi difficili anche e soprattutto nella filiera della componentistica. Abbiamo bisogno di fondi per le riconversioni industriali e di strumenti per affrontare i problemi occupazionali. Abbiamo grandi fabbriche, come ad esempio la Bosch di bari, che fanno parte della filiera del motore endotermico ed hanno bisogno di nuove missioni produttive per non chiudere. Infine chiediamo la creazione – conclude Ficco – di una agenzia degli approvvigionamenti, perché il primo problema che dobbiamo superare è quello delle forniture, sempre più precarie in un mondo scosso da temibili tensioni internazionali. Oggi la produzione di auto è spesso ferma a causa della carenza di microchip; domani la problematica potrebbe estendersi ad altri materiali o componenti. L’Italia deve focalizzare le proprie necessità, per riorganizzare di conseguenza le proprie catene produttive e di approvvigionamento, non solo nel settore automotive».

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