Finalmente si riparte! Non avremmo mai pensato di dirlo, riferendoci all’ospedale San Timoteo, quindi a un luogo di sofferenze per chi è costretto a recarvisi, ma dopo quasi due settimane di chiusura, il territorio riscopre l’importanza di avere un presidio come punto di riferimento e solo a livello psicologico è gran cosa, ve l’assicuriamo. Non era soltanto il disagio di doversi recare al San Pio di Vasto, ma mentalmente la trasferta si legava al pensiero di un bastione della salute che era venuto meno. Anche se temporaneamente. C’è stato subito, ieri mattina, anche il primo accesso al Pronto soccorso, reparto che determinò la disposizione assunta il 5 marzo dalla Regione Molise, dopo i contatti con medici contagiati da Coronavirus. Per fortuna questo primo paziente ha una patologia non grave. Operativa anche la tenda da campo del pre-triage. Gli infermieri volontari dell’associazione Cives “infermieri per l’emergenza” del Molise, attivati a livello nazionale e dalla Protezione civile, su autorizzazione della dottoressa Manuela Mariano, direttore sanitario dell’ospedale San Timoteo, sono presenti insieme al personale infermieristico e sono disponibili ad effettuare turnazioni insieme al personale strutturato. Sono trascorsi tredici giorni da quando l’ospedale San Timoteo di Termoli ha chiuso i cancelli a causa del Covid-19 e della paura di contagio: oggi, mercoledì 18 marzo, dopo quasi due settimane, il nosocomio avrebbe dovuto riaprire i battenti, seppur con un ritmo ben diverso a quello a cui siamo stati abituati. Questa mattina, invece, la porta di ferro scorrevole è ancora chiusa malgrado gli interventi di sanificazione siano terminati, come conferma il personale presente all’interno. Occorre rispettare le precauzioni dettate proprio dall’emergenza Coronavirus. Occorre tenere presente una cosa: il messaggio del Governo è andare in ospedale solo per cose urgenti, vista l’emergenza Coronavirus. Non si può circolare come prima e gli ambulatori sono stati chiusi dall’Asrem in tutti gli ospedali, non solo Termoli. Informazioni che abbiamo diffuso a iosa nel passato. Nel parcheggio ci sono solo le vetture di medici ed infermieri, circa una decina, mentre sono numerosissime le auto che passano dinanzi a quelle porte, nella speranza di poter nuovamente accedere ai corridoi ospedalieri. Tante le persone che si sono recate lì davanti per i motivi più disparati. Per ritirare un referto, per prenotare una visita o per la necessità di avere un certificato medico: «Mia figlia ha la gastrite – racconta una madre – ho bisogno di un certificato medico per avere l’esonero dal lavoro. Il mio medico di base non risponde, al pronto soccorso non mi fanno entrare e non so come muovermi». Qualcuno citofona per chiedere spiegazioni: dalla porta esce l’infermiera che indirizza i cittadini verso il vecchio ospedale, aperto per il ritiro delle analisi, o dai medici di base per eventuali visite o certificati. L’aria è tesa e la paura è palpabile: infermieri e medici, quei pochi che ci sono, sono sottoposti a turni massacranti e la loro stanchezza è ben visibile nei loro sguardi. Le mascherine potranno anche proteggere dal contagio, ma gli occhi non mentono. Anche gli operatori impegnati all’esterno del pronto soccorso hanno un gran bel da fare, ma le emergenze non lasciano spazio allo spavento o alla preoccupazione: gli operatori del pronto soccorso e quelli impegnati nella tenda esterna del pre-triage corrono di continuo, con turni che sfiancherebbero chiunque, forniscono assistenza, misurano la temperatura, raccolgono i dati dei pazienti smistandoli a seconda delle esigenze e diventano psicologi in una situazione che, mai come prima d’ora, terrorizza tutti. In molti si interrogano su quando i cancelli saranno nuovamente aperti, in primis il portavoce del Comitato San Timoteo, Nicola Felice: «Da quanto è dato sapere, l’ospedale San Timoteo, dopo 12 giorni di chiusura, è stato riaperto solo per l’emergenza. Da come è stato gestito finora lo stato di emergenza, in primis il San Timoteo, non poteva essere diversamente». Non si sa quando riaprirà ma una cosa è certa: accadrà a batteria, con l’apertura graduale dei vari reparti, dando precedenza a quelli che gestiscono le emergenze, e con l’accesso limitato a poche persone per volta. Qualcuno piange e si dispera per la perdita del proprio caro, urlando il suo nome per sentirlo ancora vicino. La morte non aspetta, nemmeno con una pandemia in corso. Fuori dal pronto soccorso splende il sole, fa caldo, la primavera ha fatto incursione, silenziosa, attraverso l’emergenza portando aria nuova e riaccendendo le speranze di tutti: prima o poi passerà e, solo allora, ci renderemo conto di quanto la natura sia bella e la vita preziosa. Col passare delle ore, però, ci sono stati già i primi ricoveri, anche una donna incinta nel reparto di Ostetricia e Ginecologia. Così come era stato annunciato, questa mattina ha riaperto i battenti l’ospedale San Timoteo chiuso da qualche tempo a causa della positività al Covid19 di alcuni sanitari. Il nosocomio termolese è stato interamente sanificato dopo il trasferimento in altre sedi di tutti i pazienti ricoverati. All’interno del parcheggio del Pronto Soccorso è stata allestita una tenda che fungerà da pre-triage per consentire l’ingresso al reparto di Medicina d’Urgenza a tutti coloro che non presentano sintomi Covid19 per i quali invece le indicazioni rimangono sempre le stesse. In compagnia del presidente del consiglio comunale Michele Marone, il sindaco di Termoli Francesco Roberti ha prima salutato le operatrici del pre-triage e ha poi incontrato all’interno dell’ospedale i medici riuniti all’interno della direzione sanitaria. E’ in corso la riorganizzazione dei turni di lavoro ma già da ieri mattina l’ospedale termolese è tornato operativo per le urgenze. «Ringrazio tutti coloro – ha detto il sindaco Roberti – che si sono adoperati per la riapertura del San Timoteo. Questa mattina c’è stata una riunione dei medici e sono stato presente anche io. Si sono riorganizzati i turni e i reparti per ripartire in efficienza. Dobbiamo spiegare ai cittadini che questa interruzione è stata necessaria onde evitare che a Termoli si potessero ripetere scene viste in altri ospedali del territorio nazionale come Ariano Irpino e Penne dove non si era seguito un protocollo specifico e si è determinata la chiusura degli stessi nosocomi e delle città. Si è prima dovuto svuotare l’ospedale, i pazienti sono stati dimessi, qualcuno è potuto tornare a casa, altri che avevano ancora necessità di cure sono stati spostati in altri ospedali in base alle loro esigenze. Alcuni medici sono dovuti andare in quarantena per verificare se ci fosse stato qualche contagio, trascorsi questi quattordici giorni, oggi possiamo dire che siamo riusciti a superare questo momento critico. I medici che erano all’interno dell’ospedale sembra non abbiano avuto nessun contagio e abbiamo dovuto anche aspettare i tamponi dei soggetti che erano stati più esposti e che potevano avere più probabilità di contagio. Ringrazio tutti gli infermieri, i volontari, i medici, il dottor Florenzano per questo grande lavoro per garantire a tutti di riavere un ospedale nel Basso Molise. Ringrazio anche tutta la cittadinanza per la collaborazione e le persone che si sono attivate per la riapertura. L’Ufficio di Presidenza e l’Unità di Crisi Regionale che in continuo contatto e in teleconferenza, mi hanno informato di giorno in giorno sullo stato dell’arte. Bisogna continuare a mantenere il rigore che ci siamo imposti evitando di uscire e passeggiare senza motivazioni perché ci attendono giorni difficili. Se quello che abbiamo messo in campo viene rispettato alla lettera, probabilmente nei prossimi quindici giorni potremmo superare questo periodo molto difficile per la nostra comunità. Vi aggiornerò di volta in volta. Vi abbraccio tutti».

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