Sul nuovo rischio di chiusura del Punto nascita di Termoli a causa della carenza di pediatri abbiamo lanciato un grido d’allarme già a inizio settimana. A raccoglierlo sono state le tre moschettiere del comitato Molisanità #L113, Alessandra Di Pasquale, Debora Staniscia e la presidente Cinzia Ferrante.
Le tre irriducibili, che nell’estate scorsa, assieme a Giuseppe Pranzitelli, fondarono il comitato Voglio nascere a Termoli, raccogliendo quasi 10mila firme in tutto il Basso Molise a sostegno e salvaguardia del Punto nascita dell’ospedale San Timoteo, sono tornate alla carica, scrivendo al manager Asrem Oreste Florenzano, al governatore del Molise Donato Toma e alla direttrice dell’assessorato alla Salute Lolita Gallo, chiedendo immediato intervento affinché la paventata chiusura sia scongiurata. «Sul rischio sospensione delle attività dei reparti Pediatria e Punto nascita del San Timoteo di Termoli, con la presente il Comitato MoliSanitàL113 intende portare alla Vostra attenzione la grave carenza di personale sanitario all’interno del nosocomio Termolese.
Questa problematica è ormai radicata da tempo nel San Timoteo ma attualmente la situazione sta mettendo a grave rischio la sopravvivenza d’interi reparti, primo fra tutti il reparto pediatrico.
Ad oggi i pediatri impegnati nella gestione del reparto sono solo 4, un numero di per sé già gravemente insufficiente rispetto gli standard richiesti ma questo numero rischia di dimezzarsi ulteriormente, in quanto altri due professionisti hanno già rassegnato( o sono in procinto di farlo) le proprie dimissioni, imputabili a turni massacranti protratti nel tempo, conditi con numerosi straordinari che non vengono riconosciuti dallo scorso anno.
La grave criticità del reparto pediatrico, se non risolta immediatamente, avrà irreparabili ripercussioni sulla vita del punto nascita che con gran fatica e proprio negli ultimi tempi, è finalmente riuscito a rientrare nei numeri di personale necessario per poter lavorare adeguatamente.
Il numero dei nascituri, dal 1 gennaio al 12 maggio 2020, ha raggiunto il centinaio, senza considerare i 12 giorni di chiusura del nosocomio ed i parti a rischio che vengono dirottati in altre strutture. Le attività del reparto sono finalmente in ripresa in quanto l’utenza sta ritrovando la fiducia nella struttura. E’ inutile sottolineare che senza pediatri nelle corsie, sia la pediatria che il punto nascita siano destinati a morire, causando in questo modo una brusca interruzione del percorso gestazionale delle donne in gravidanza e l’annullamento del servizio di assistenza idonea ai minori del nostro territorio.
E’ impensabile che, in questo momento di grave crisi sanitaria, si possa anche solo pensare di chiudere reparti così vitali. Costringere i bassomolisani a pericolose trasferte per far nascere e curare i loro figli è un qualcosa di totalmente irresponsabile. Inoltre, le probabilità che le persone si rechino spontaneamente presso il Cardarelli di Campobasso (che ricordiamo essere diventato ospedale misto per il trattamento di pazienti covid+ e covid-) , rasentano lo zero. Nessuno sano di mente, metterebbe a rischio la salute dei propri cari recandosi in una struttura del genere, specialmente quando si parla di neonati e bambini. L’ipotesi più realistica sarebbe un’ulteriore esodo presso le strutture fuori regione, atteggiamento che andrebbe ad aumentare i numeri già alti della mobilità passiva.
Per questi motivi chiediamo un immediato incremento del personale medico nel reparto pediatrico con la raccomandazione che sia un impegno duraturo e non momentaneo.
Suggeriamo di rendere la proposta più attrattiva possibile per i candidati, creando presupposti di una carriera a lungo termine presso la nostra struttura in modo da poter garantire alla popolazione bassomolisana la tutela del diritto alla salute».

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