L’attesa risposta del sindaco di Termoli Francesco Roberti dopo gli assembramenti della movida termolese di sabato scorso è arrivata puntuale.
Locali pubblici (esclusi i ristoranti) in chiusura alle 23 e divieto di vendita da asporto di bevande in bottiglia, come annunciato ieri a Primo Piano Molise. «A mezzanotte mi arrivano messaggi disperati di persone costrette a tapparsi in casa, non mi piace essere lo sceriffo della città e mi piace stare in mezzo ai giovani, visto che sono insegnante e conosco il modo di trattare con loro. Purtroppo, però, bisogna fare un lavoro di ripulitura di una zona di Termoli che è divenuta il centro dello spaccio. Speriamo di fare piazza pulita per il bene dei nostri giovani e delle loro famiglie. Si vende la morte e facciamo finta di niente. Possiamo rivedere l’ordinanza, ma oggi abbiamo l’obbligo morale di muoverci ogni 15 giorni per renderci conto di come va e dei risultati ottenuti», ha dichiarato con fermezza il sindaco ieri sera a Termoli in Diretta.
«Non dobbiamo generalizzare. Il problema lo abbiamo osservato, abbiamo cercato di verificare la presenza di gente, accorgendoci che gran parte delle persone venivano da comuni limitrofi dove le ordinanze prevedevano la chiusura anticipata di bar e pub. Se non omologhiamo gli orari è facile che i giovani si muovano dall’hinterland verso Termoli. Non possiamo permettercelo perché il virus c’è ancora e dobbiamo scongiurare il picco di contagi per evitare di chiudere, a maggior ragione dal momento che ci sono attività che non possono ancora riaprire e che devono essere tutelate. Le restrizioni vanno ad evitare ulteriori picchi di contagio. L’assembramento è avvenuto solo dinanzi ai bar del centro, per questo li facciamo chiudere alle 23 ed evitiamo l’asporto delle bevande. Se le cose miglioreranno, si potranno allungare gli orari. Nessuno vi vieta la passeggiata a mezzanotte, ma l’assembramento avviene perché si fa abuso di alcool. Non è stato un solo bar a creare assembramento, ma una zona del corso, quella terminale dove incidono in maniera significativa alcuni bar, mentre gli altri sono meno frequentati. Il problema è che non posso fare la restrizione per una sola area del corso, perché i giovani si sposterebbero in altre zone. Se vuoi bere la birra ti siedi al tavolino o al bancone, non è possibile pensare all’asporto con persone ubriache che camminano per il corso con i bicchieri in mano, gettandoli magari addosso ad altri. Chiudere alle 23 non fa la differenza, ma evitiamo che le persone vengano qui dagli altri comuni. Lo scorso anno a Termoli, senza lockdown, le piazzette erano invivibili a causa di persone che urinavano e defecavano dinanzi alle abitazioni. Non posso pensare che queste zone di Termoli, o anche altre, siano ostaggio di selvaggi. Vorrei dire ai gestori che si lamentano della chiusura anticipata che se uno di loro dovesse chiudere alle 23.30, ma si comporta bene, non verrà la Polizia Locale a sanzionarvi. Dobbiamo mettere i paletti, non è possibile vedere urina ed escrementi in giro per Termoli. I bar dovrebbero evitare di dare da bere a chi è già ubriaco, così che non vada ad urinare in giro. Dobbiamo anche educare e rieducare i ragazzi al senso civico. A breve inizieremo con la videosorveglianza: se scoveremo dei minorenni ubriachi chiameremo i servizi sociali e li segnaleremo alle rispettive famiglie. Mi duole dirlo, ma alcune famiglie non si rendono conto di cosa fanno i loro figli quando escono. I comportamenti scorretti stanno diventando un problema sociale ed è arrivato il momento di verificare determinate cose. Un altro punto su cui combatteremo sarà lo spaccio di stupefacenti, è arrivato il momento di fermare anche la droga. Il gruppo interforze coordinate dal nuovo vice questore ha iniziato a pianificare una serie di attività di controllo di alcune zone calde. Hanno fatto una riunione e predisporranno dei piani di controllo, è solo questione di organizzazione. I controlli saranno possibili grazie a postazioni fisse e mobili». «Non è questione solo dei ragazzi. Il discorso non è colpevolizzare tutti i giovani, ma alcuni che non si sono comportati bene. Ci sono anche giovani di buon senso, non facciamo di tutta l’erba un fascio. Il problema risiede anche nel degrado che lasciano, con le bottiglie di birra lasciate in giro per la città. Sabato prossimo chi sarà beccato con la bottiglia di birra sarà multato e chi sarà scoperto a venderle verrà fatto chiudere. Non è questione di penalizzare qualcuno, devo pensare anche ai tanti cittadini che non vorrebbero fare un’altra quarantena. Bisogna tornare alla normalità gradualmente».

I gestori non ci stanno: non possiamo fare pure i guardiani

Tanti gli esercenti di pubblici locali del corso di Termoli che hanno voluto dire la propria, anche e soprattutto quelli che si sono sentiti messi sotto accusa per le scene di incontrollata movida di sabato sera. Uno di loro ci dice: «Cosa dobbiamo fare di più, anche i guardiani? Già siamo poliziotti in casa nostra, stando attenti a far entrare uno alla volta le persone per le distanze sociali, mascherine e quant’altro, sanifichiamo di continuo, senza contare i soldi spesi per la messa in regola del locale. Ora per colpa di persone che non sanno comportarsi in modo regolare che se ne fregano di seguire le linee direttive, dobbiamo comunque subire di nuovo noi questa ingiustizia, che già stiamo con l’acqua alla gola? Ora il sindaco vuole fare anche un’ordinanza per chiudere prima i locali che tenderà a penalizzarci ulteriormente? Cosi dopo il Coronavirus, il colpo di grazia ce lo vuole dare lui?». Un altro commerciante che ha un negozio di abbigliamento in corso Umberto: «Io sono stato sempre rispettoso delle norme e sono stato anche il primo a chiudere ad inizio pandemia, ma ora è troppo, io se esco rispetto le norme di sicurezza, così anche nel mio negozio, scagliare e dare la colpa sempre a chi lavora è cattiva informazione, come quella che per colpa di un cluster isolato a Campobasso la grande stampa ci sta facendo passare come una regione che sta messa peggio addirittura della Lombardia e così ci giochiamo anche quelle poche chance che abbiamo per risollevare la nostra economia già di suo sottoterra. Le cose bisogna dirle chiare: noi con 400 persone contagiate non possiamo essere considerata zona rossa, pari alla Lombardia, qui si fa solo e tanto terrorismo mediatico, io non posso come esercente che fa rispettare le regole alla lettera nel suo negozio ,essere responsabile della sciaguratezza che compie l’utente una volta fuori dal mio locale. Chi esce lo fa a suo rischio sapendo quello a cui va incontro, far circolare immagini che alla fine portano sempre ai soliti colpevoli, i baristi, i ristoratori e commercianti in genere…bisogna smetterla. Noi abbiamo già non pochi problemi e molti di noi, non per colpe proprie, forse non riaprirà proprio e se apriamo, dobbiamo anche subire le critiche e le sanzioni perché alcuni sconsiderati non sono inclini a rispettare le regole».

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