Sapevo quanto Venafro avesse a cuore il tema dell’ambiente e dell’inquinamento. Ma non mi aspettavo tante manifestazioni di stima e affetto. Sono commosso, davvero. Non lo merito perché ritengo di aver fatto solo il mio ‘mestiere’, cioè, scrivere.
La commozione, però, è un sentimento, almeno dal mio punto di vista, retorico. E per cambiare le cose di tutto c’è bisogno, fuorché della retorica.
Inutile perdersi in ulteriori chiacchiere: serve l’azione concreta e decisa di chi ha gli strumenti per decidere come sviluppare il futuro di Venafro e della Valle del Volturno. Serve programmare l’azione di governo, guardando ai prossimi 100 anni.
Di pari passo è necessaria un’azione di controllo che assicuri a chi in quell’area ci vive che i cicli produttivi degli insediamenti ritenuti altamente impattanti sono conformi alle norme.
Mi è sembrato di capire, nel tentativo di mantenermi informato, che spesso si avvertono olezzi nauseabondi, talvolta insopportabili, la cui fonte è incerta. Quello che è certo è che una tale puzza non può essere originata da uno stabilimento che imbottiglia acqua destinata ai neonati.
La puzza è sintomo di sudicio, di zozzo. Se il fenomeno si avverte di notte e, mi dicono, in maniera particolare nei fine settimana, non è complicato ipotizzare che il malaffare ci metta lo zampino.
L’area del Venafrano ha una grossa peculiarità: è rimasta nel tempo estranea ai processi malavitosi che si sviluppano in zone dove il crimine è radicato da secoli e che insistono a pochissimi chilometri di distanza. Il tessuto sociale della città è, fatte le fisiologiche eccezioni, sano.
A baluardo della legalità ci sono importanti presidi delle forze dell’ordine, come la Compagnia dei Carabinieri e la Tenenza della Guardia di finanza. Altrettanto presente, seppur senza una sede in loco, la Polizia di Stato.
Il procuratore Fucci, lo ha ribadito in una recente chiacchierata con una giornalista de Il Fatto Quotidiano, è molto sensibile ai temi ambientali.
Se qualcosa sfugge è probabilmente perché agli inquirenti mancano gli strumenti per poter capire e agire con celerità contro i criminali, perché di criminali si tratta. La puzza, d’altronde, è immateriale. Si percepisce, ma non si vede. Si riesce probabilmente a capire la direzione da cui proviene, ma basta un alito di vento per falsare l’intuizione.
Bene dunque hanno fatto le Mamme per la salute e l’ambiente, le associazioni locali, gli amministratori e ogni cittadino a fare pressione sulla politica, che con lo stanziamento dei fondi necessari alla realizzazione dello studio epidemiologico ha avviato un percorso importante che porta ad incrementare la conoscenza. Sembra chiara la volontà del governo regionale di voler capire cosa accade nell’area del Venafrano. Una bella dimostrazione di coerenza e di ulteriore tenacia arriverebbe con una accelerazione sulle procedure di istituzione del registro dei tumori, anche se va detto che a quanto risulta lo strumento, seppur con notevole ritardo, è in dirittura d’arrivo.
Dotare le istituzioni preposte ai controlli di quanto necessario e far in modo che i cittadini possano tenersi costantemente informati è un grosso passo in avanti. L’informazione e la conoscenza rendono gli uomini liberi e più forti. Liberi di pensare e forti di agire.
In Primo Piano Molise (e altrettanto in Teleregione) i cittadini di Venafro e quelli di tutto il Molise troveranno sempre un alleato pronto a combattere con forza qualsiasi battaglia di civiltà.
Ma un giornale e una televisione, al di là di poter esprimere una opinione – che nel caso di specie rispecchia fedelmente quella degli editori che nel Venafrano vivono e lavorano – possono molto se devono amplificare e far arrivare nei posti che contano le iniziative del territorio.
La rotta sembra tracciata, noi siamo pronti. Adesso tocca a chi vuole cambiare in meglio il futuro: barra a dritta e avanti tutta.
Luca Colella

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