La Piana di Venafro è pronta alla lotta, l’ennesima in difesa dell’ambiente. Contro la realizzazione della centrale termoelettrica a Presenzano si preparano le barricate. Come evidenziato ieri da Primo Piano Molise, in località Frasseto sono iniziati i lavori di sminamento del terreno dove sorgerà la turbogas. Intervento propedeutico alla costruzione vera e propria dell’impianto. La Edison ha tutte le autorizzazioni necessarie, tuttavia il territorio non sembra favorevole all’ipotesi dell’atterraggio della centrale.
I sindaci di Presenzano e quelli di confine interessati (compreso Luigi Paolone di Sesto Campano) hanno già annunciato battaglia. Appresa la notizia, ieri stesso Alfredo Ricci ha avviato le consultazioni con i primi cittadini per (ri)organizzare la lotta. Negli anni scorsi si sono tenuti diversi incontri e manifestazioni di protesta. Poi la questione sembrava finita su un binario morto. Negli ultimi giorni, però, Edison ha aperto il cantiere e gli amministratori locali hanno subito rilanciato l’allarme. La società ha ottenuto una prima autorizzazione nel 2011, dopodiché di proroga in proroga si è arrivati al maggio scorso, quando ancora una volta il Ministero dello Sviluppo economico ha dato l’ok, in attesa dell’”intesa” definitiva ottenuta dalla Regione Campania. La centrale, dunque, si farà. E lo dimostrano i cartelli apposti lungo la strada vicinale Pratole che indicano l’inizio della bonifica bellica in vista della “progettazione” della turbogas.
«Ho seguito la questione sin da quando ero consigliere provinciale – fa sapere Alfredo Ricci -, ed oggi sia come sindaco che come presidente della Provincia posso dire che faremo tutto il possibile per impedire la realizzazione della centrale termoelettrica che avrebbe impatti chiaramente anche sulla Piana. La vicenda desta, come minimo, preoccupazione».
Ricci si è quindi sentito con associazioni e primi cittadini casertani e a breve verrà organizzata un’assemblea pubblica per studiare tutte le mosse da mettere in campo. «Sia con manifestazioni di popolo che con eventuali strumenti giudiziario-amministrativi esistenti». A fargli eco il vicesindaco Marco Valvona, il quale ha pronunciato parole di «condanna estrema» alla turbogas.
Tuttavia, la sensazione è che i margini siano stretti in quanto Edison dieci anni fa circa ha ottenuto l’ok del Comune di Presenzano e da allora ha cercato ed ottenuto tutte le autorizzazioni a livello nazionale. Ormai, insomma, gli enti locali possono fare ben poco. Malgrado questa consapevolezza nessuno ha voglia di arrendersi. Le associazioni e gli ambientalisti del Venafrano ieri hanno letteralmente dichiarato guerra al progetto che, ricordiamo, (uno simile) all’inizio degli anni Duemila venne sventato proprio a Venafro.
In particolare il gruppo Facebook “Eco’n’troll” ha alzato la voce: «Siamo praticamente circondati! Evitiamo quest’altra idea catastrofica! Parco dell’Ulivo, Parco del Matese: alzate la voce pure voi!». Insomma «il panorama è corrotto… È tutto compromesso! Svegliamoci tutti! La Piana è ormai una vera discarica». Con rischi pure per il decantato olio venafrano.
«Credo che adesso sia troppo – hanno scritto gli attivisti -, dobbiamo iniziare a bloccare le strade. Ne vale la nostra vita e quella dei nostri figli»; «A tutto c’è un limite. Cominciamo a preparare le barricate! Altrimenti nemmeno lamentarsi è lecito!». Ma sono stati centinaia i commenti allarmati alla notizia di Primo Piano Molise. Segno che, chiaramente, il territorio è ormai stufo di subìre.
Contro il progetto della turbogas, va detto, nel 2009 approvarono formali provvedimenti tutte le amministrazioni dell’hinterland di Presenzano e, dal lato molisano, tanto la Regione e la Provincia di Isernia che i Comuni di Venafro e di Sesto Campano nonché l’Arpa Molise. Alla fine, però, il Ministero con diverse prescrizioni altro non ha potuto fare che dare l’ok. A quanto pare il 2020 sarà l’anno della progettazione definitiva della centrale con “potenza termica di circa 1428 MW (e una potenza elettrica pari a circa 810 MW)” e delle opere connesse.
Il Mise, in accordo con le indicazioni del Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare, ha imposto tra le altre cose che il camino della turbogas «dovrà essere dotato di sistema di monitoraggio in continuo delle emissioni di Nox, NH3, CO e CO2, della temperatura, del vapor d’acqua, della pressione e portata dei fumi prima della loro dispersione in atmosfera». Ma ciò agli attivisti ed agli amministratori locali non basta.
Così come non appaiono sufficienti a placare gli animi le “Prescrizioni formulate dalla Direzione generale per le Valutazioni e le autorizzazioni ambientali del Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare”; “Prescrizioni formulate dalla Direzione generale per la pianificazione e la gestione dello spettro radioelettrico del Mise”; “Prescrizioni formulate dalla Direzione generale archeologia, belle arti e paesaggio del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo”; e “Prescrizioni formulate dal Ministero dello Sviluppo economico – Direzione generale per il mercato elettrico, le rinnovabili e l’efficienza energetica, il nucleare”.
Sia come sia, «la società Edison Spa, con sede a Milano, è autorizzata a realizzare la centrale termoelettrica di Presenzano, così come modificata mediante l’installazione di un sistema catalitico di riduzione degli ossidi di azoto (Scr) e l’adeguamento alle migliori tecnologie disponibili (Bat), in conformità al progetto presentato e alle prescrizioni e condizioni formulate dalle amministrazioni interessate nel corso del procedimento».
I sindaci intanto hanno messo nero su bianco e sottoscritto l’impegno ad «intensificare gli sforzi e rafforzare le sinergie tra i comuni focalizzate a difendere, in generale, il territorio in tutte le forme e in tutti i modi possibili». Idealmente, ma anche praticamente, all’impegno partecipa pure Alfredo Ricci, nella sua doppia veste, di sindaco di Venafro e di presidente della Provincia di Isernia. In attesa di una voce anche dalla Regione Molise (che nel 2009 deliberò contro il progetto, vedi a lato), gli amministratori a breve si vedranno per studiare le contromosse.
A conti fatti, nel dettaglio, dall’ultima documentazione disponibile si evince che “la centrale sarà del tipo a ciclo combinato di ultima generazione, da circa 770 MWe, alimentato a gas naturale e composto da un turbogas di classe “H” da circa 530 MWe (TG), un generatore di vapore a recupero (GVR) con al suo interno un sistema catalitico di abbattimento degli ossidi d’azoto (SCR), una turbina a vapore da circa 240 MWe (TV) ed un condensatore ad aria. Sarà inoltre presente un generatore di vapore ausiliario (GVA) da 14,5 MWt necessario per l’avviamento e fermata della centrale”. L’ultima proroga del Mise, del maggio scorso – “anche in considerazione della positiva valutazione ambientale delle modifiche da apportarsi all’impianto” -, sarà valida fino al 14 dicembre 2021.
Tra le altre cose, il Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare ha stabilito che «in fase di messa a regime dell’impianto dovrà essere concordato tra l’esercente e l’Autorità di controllo un protocollo per la definizione dei migliori criteri di gestione dell’impianto, finalizzati alla riduzione delle emissioni». Ma questo, in un territorio già martoriato, potrà bastare?
Pr

Commenta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.