«Alessio Di Bernardo non è un omicida». Lo sostiene a chiare lettere l’avvocata Antonella De Benedictis.
Chiaro che la legale di parte sia… di parte, ma in questo caso la professionista parla “carte alla mano”. La condanna a 12 anni per il militare sestolese per omicidio preterintenzionale pronunciata l’altroieri dalla Corte d’Appello di Rebibbia risulta insomma indigeribile e per questo è stato già annunciato appello.
«Alla luce delle dichiarazioni fatte in queste ore da Ilaria Cucchi ritengo essenziale chiarire alcune questioni – è la premessa dell’avvocata -. La verità, infatti, è un valore non solo per la famiglia Cucchi ma anche per la sottoscritta e per il mio assistito. E, più in generale, lo è per la collettività che ha diritto a conoscere le informazioni per quelle che realmente sono e non per ciò che di esse residua dopo una accurata ed astuta opera di manipolazione». Dunque, «quando si parla del caso Cucchi l’opinione pubblica è ferma e granitica su una certezza: i Carabinieri hanno picchiato Stefano e Stefano è morto per il grave pestaggio. Non è così. E non mi permetterei mai – per onestà intellettuale – di affermarlo pubblicamente se ciò non fosse oggettivamente, nero su bianco scritto nelle carte processuali. Il famoso pestaggio (che di certo è avvenuto ma rispetto al quale il mio assistito è del tutto estraneo) è infatti consistito secondo le dichiarazioni del supertestimone Francesco Tedesco in uno schiaffo sul volto, una spinta e un successivo calcio all’altezza dei glutei che avrebbe causato la lesione della vertebra sacrale. Questi sono i dati certi, confermati dalla successiva perizia medica disposta dal giudice. Nulla di mortale».
Inoltre, «Alessio Di Bernardo, in particolare, a detta di Francesco Tedesco sarebbe l’autore dello schiaffo e della spinta. Uno schiaffo ed una spinta. Stefano Cucchi, dunque, non è morto per le lesioni subite da chiunque (e non è il mio assistito) gliele abbia inferte. Quelle lesioni, lo si ripete, non erano in alcun modo mortali».
E allora perché e come è morto Stefano Cucchi? «Neppure i periti nominati dal giudice hanno saputo spiegare con certezza le ragioni della morte, parlando sempre di “mere ipotesi”».
La legale entra quindi nel merito: «Al di là del grave stato di “inanizione” (cioè malnutrizione e disidratazione) in cui precipitò durante il ricovero, le ipotesi addotte dal collegio peritale sono state due: morte improvvisa per crisi epilettica (circostanza del tutto autonoma e legata alla preesistente epilessia di cui il ragazzo soffriva) oppure crisi vagale causata dalla abnorme distensione della vescica. A causa della lesione della vertebra, infatti, Cucchi aveva momentaneamente perso lo stimolo urinario e per questo gli era stato posizionato un catetere. E però, come evidenziato dai periti ed ammesso dallo stesso pm, quel catetere ad un certo punto non fu più controllato dal personale sanitario. Si ostruì e non drenò più l’urina prodotta. Quella stessa urina dilatò a dismisura la vescica che a sua volta stimolò il nervo vago che a sua volta causò sofferenza cardiaca che condusse all’exitus. Ora: è corretto dire che ci fu un pestaggio mortale? È corretto dire che Stefano Cucchi è morto per le lesioni subite? No, non lo è. È corretto dire che Alessio Di Bernardo è un omicida solo perché chi era tenuto a farlo non ha controllato che un banale catetere funzionasse? A mio avviso non lo è né in termini giuridici né in termini etici. Lo dico da avvocato e lo dico da cittadina, a cui domani potrebbe capitare la stessa disavventura: dover pagare pene altissime per errori probabilmente commessi da altri».
Quindi, «ognuno deve essere responsabile per le proprie azioni, ma non oltre quelle. Ognuno deve essere punito per i reati commessi, ma non oltre quello. Ed è esattamente per questo che non smetterò mai di lottare, al fianco del mio assistito, perché la verità emerga».
Questo, ovviamente, è il punto di vista dell’avvocata che ha difeso il militare. Occorrerà attendere le motivazioni della sentenza di condanna per comprendere le ragioni della decisione.

Commenta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.