Il bollettino quotidiano degli sforamenti continua a delineare una situazione di grande allarme e preoccupazione nella Piana di Venafro. La persistente cappa di smog presente sul territorio imprigiona le polveri che, non è un mistero, sono pericolosissime per la salute umana. Le limitazioni al traffico non sembra stiano sortendo gli effetti sperati. Pm10 e Pm2,5 sono saliti anche nel terzo giorno dell’ordinanza raggiungendo di nuovo livelli record: 105 ug/m3 le polveri sottili e 84 ug/m3 il particolato fine che è quello più pericoloso in una ipotetica scala dei danni che causa alla salute. Per il Pm2,5 è possibile fare anche un raffronto con le altre due località monitorate dall’Arpa, ovvero Campobasso e Termoli. Ebbene, sia nel capoluogo di regione che nella città costiera i valori sono un quarto rispetto a Venafro…
Per il Pm10, in particolare, siamo già all’uindicesimo superamento del limite consentito sui 35 annuali: e le misurazioni si riferiscono al 16 gennaio. Non resta che sperare nella pioggia (che però finirebbe con lo spingere gli inquinanti nel suolo) o, meglio, nel vento che a quanto pare dovrebbe spirare forte tra domenica e lunedì. In questo modo si potrebbe sciogliere la cappa e far respirare, letteralmente, un’aria più sana ai venafrani. Il livello di allarme è comunque così elevato che iniziano a circolare ipotesi su eventuali richieste da avanzare al sindaco di chiudere addirittura le scuole. I genitori sono chiaramente preoccupatissimi. A quel punto, inutile sottolinearlo, le istituzioni non potrebbero più far finta di nulla e dovrebbero intervenire in maniera energica nel tentativo di stoppare o quantomeno limitare tutte le fonti di inquinamento e non solo quella relativa al traffico che, va detto, è diminuito.
Studio epidemiologico. Intanto, da Palazzo Cimorelli giungono buone notizie riguardo allo studio epidemiologico comprendente anche i comuni di Conca Casale, Filignano, Montaquila, Monteroduni, Macchia d’Isernia, Pozzilli e Sesto Campano.
Giovedì sera la giunta municipale guidata dal sindaco Alfredo Ricci, al termine di un lungo iter, ha approvato la delibera che dà mandato al’lIstituto di Fisiologia clinica del Cnr di avviare il progetto voluto e richiesto dalle Mamme per la salute. A proposito di Centro nazionale delle ricerche, va sottolineato che l’ente si accollerà 15mila euro di spesa per l’esecuzione dello studio di tipo eziologico. Come noto, 60mila euro li ha già stanziati la Regione attraverso l’Asrem.
Tra due anni, quindi, si avranno i risultati dello studio della coorte residenziale basato sulla ricostruzione del profilo di mortalità e morbosità in associazione con rischi ambientali in relazione all’esposizione a inquinanti atmosferici. Verranno utilizzati dei modello di diffusione degli inquinanti emessi dalle principali fonti insistenti nei territori di riferimento e, comunque, in genere nella Valle del Volturno, nel periodo 2006-2017, con possibilità di ricomprendere anche il 2018.
A conclusione del progetto il Cnr consegnerà al Comune la relazione delle attività collaborative e dei risultati scientifici emersi. Ovviamente tutti i dati anagrafici degli oltre 22mila residenti della Piana che saranno analizzati verranno “oscurati” cioè resi completamente anonimi.
Gli esperti del Cnr analizzeranno la storia di ciascun abitante della Piana correlata alle diverse fonti ritenute rilevanti quali industrie, impianti di trattamento dei rifiuti, strade principali, riscaldamento urbano, tenendo conto di fattori sia socio-economici che occupazionali.
L’obiettivo principale è quello di valutare il rischio sanitario dei residenti esposti. La ricerca sarà avviata tenendo conto che «sull’area in esame insistono diverse fonti di inquinamento, rilevanti in termini di impatto sull’ambiente della Valle del Volturno, in particolare un termovalorizzatore localizzato a Pozzilli ed un cementificio a Sesto Campano».
riccardo prete

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