A questo punto, le autorità devono spiegare. Ebbene sì: le autorità preposte sono chiamate in causa in questo momento perché le polveri sottili e soprattutto il particolato fine a Venafro “viaggia” a 38 e 34 ug/m3 (11 e 12 marzo) dopo che nei giorni precedenti i valori erano stati più contenuti.
Delle due l’una: o il traffico non c’entra in modo così preponderante con i livelli di inquinamento e quindi tutte le eventuali misure adottate o da adottare sono inutili, o c’è altro. Che può significare conformazione del territorio, assenza di venti, pressione alta/bassa, ecc. Anche in questo caso, comunque, allora sarebbero da dichiarare inutili le rilevazioni. Ma proprio per non certificare ciò, qualcuno – gli organi preposti – come chiedono i cittadini e gli ambientalisti in questi giorni deve spiegare cosa accade nella Piana. Ci sono altre fonti di inquinamento che incidono più del traffico veicolare? Perché a Venafro i valori del Pm2,5 sono costantemente più del doppio rispetto a Campobasso (la sola altra centralina fissa attualmente attiva in Molise)?
Visto che si trovano ad analizzare tale situazione, le autorità potrebbero magari anche chiarire pubblicamente ai venafrani da dove provengono le emissioni odorigene che, specialmente nei week end ma non solo e soprattutto di sera, vengono denunciate sui social.
È bene chiarire in ogni caso che la centralina Arpa di Vernafro in via Campania non registra formalmente sforamenti per i valori del Pm10 da quasi un mese, tuttavia perché altrove i livelli sono più bassi a seguito anche e soprattutto delle restrizioni dettate dal dpcm 11 marzo?
Adottando il principio di precauzione proclamato dall’Unione europea, i cittadini non sono tranquilli e vogliono vederci chiaro. Non occorre attendere il superamento dei limiti massimi per attivarsi, spiegano. Ed hanno evidentemente ragione.
Anche per le polveri sottili, comunque, dopo valori bassi nei giorni scorsi, l’11 e il 12 marzo, ovvero con la città pressoché deserta, i dati sono stati in crescita sfiorando la soglia dei 50 ug/m3 previsti dalla normativa vigente. Il tutto con i riscaldamenti spenti, o quantomeno al minimo considerate le temperature. Insomma, tanti venafrani vogliono risposte. Magari rapide, e sicuramente prima dell’esito (sono previsti due anni) dello studio epidemiologico commissionato da Venafro quale ente capofila di otto comuni della Piana. Per inciso: la media annuale del Pm2,5 dovrebbe restare sotto i 25 ug/m3, sicuramente un valore molto più basso rispetto agli ‘attuali’ 38 o 34 registrati in pieno dpcm 11 marzo…
Pr

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