Il comitato ne è sempre più convinto: «Il Ss Rosario può e deve essere riaperto. Reso di nuovo operativo ed al servizio del territorio». La “spinta” alla lotta, paradossalmente, è arrivata anche dall’emergenza Coronavirus.
«Abbiamo un reparto (la Rsa, ndr) nuovo ed indipendente pronto ormai da tempo. Possiamo aprire già da domani! Siamo pronto ad ogni evenienza», fanno sapere il presidente Gianni Vaccone e l’ex direttore sanitario Mario Giannini.
Il Ss Rosario insomma, come da petizione online che ha raccolto 1.500 firme, vuole tornare agli antichi splendori. Forte anche dei 2 milioni di euro spesi di recente per la ristrutturazione e forte della volontà popolare di riavere una sanità pubblica di livello.
«Onestamente riteniamo che sia incredibile quanto sta avvenendo. Iniziano anche a sorgere dei sospetti sul perché nonostante una struttura di questo livello ci sia chi ancora tentenna o fa uscite parlando in pratica di ospedali da campo. Non ne abbiamo bisogno, c’è il Ss Rosario pronto, sicuro e ammodernato».
In effetti un po’ anche nel resto d’Italia monta una forte spinta alla “riapertura” degli ospedali. La gente è spaventata dall’emergenza e non si sente al sicuro senza quei presidi sul territorio che quantomeno garantivano una risposta alle emergenze. Ed anche su questo terreno il comitato è pronto allo scontro: «Rivogliamo il Punto di primo intervento. Non ci stancheremo di ripeterlo. Qui abbiamo assistito solo ad un taglio di servizi. Il Piano operativo sanitario prevedeva determinate cose che però non sono state adempiute. In sostanza, i tagli sono stati fatti ma ora ci troviamo nel guado perché manca una intera parte dell’Atto aziendale da applicare, e cioè tutti quei servizi minimi previsti per l’ospedale di comunità e casa della salute che da anni nessuno si decide ad attivare. Anzi. Persino sugli ambulatori siamo stati danneggiati». Per ultimo, ma solo in ordine temporale, pure per autorizzare la Rsa si è dovuto penare e non poco. Inaugurata a luglio, comunque, ancora non apre…
Adesso l’idea è di trasformarla o in una zona adibita ad ospitare eventuali contagiati in condizioni però non gravi oppure, ed è l’idea del comitato, pronta ad essere trasformata in Medicina.
«Il fatto che nemmeno in questa occasione, in questa fase di emergenza non ci sia una decisa volontà di riaprirlo ci dà da pensare. Altrove tutti si stanno stracciando le vesti per riavere gli ospedali sul territorio. Qui avevamo e abbiamo macchinari, spazi, attrezzature, manca solo la determinazione politica. E non ci sono scuse. In questi giorni stiamo trasferendo l’occorrente per attrezzare nuovi posti in Terapia intensiva ad Isernia. L’idea era quella di uno ‘scambio’: al “Veneziale” la presa in carico dei casi gravi, e al Ss Rosario i pazienti di Medicina. Vediamo cosa accadrà, ma non possiamo più stare in silenzio».
Un passaggio poi il comitato lo dedica pure all’Accordo di confine che sta portando avanti il consigliere regionale Antonio Tedeschi: «Magari si facesse! Purtroppo però crediamo sia una strada lunga e tortuosa e dall’esito non scontato». Adesso, insomma, la priorità è un’altra. E lo rimarcano chiaramente Vaccone e Giannini.
In ogni caso, comunque, «si decidesse come e cosa fare, ma il Ss Rosario è inspiegabile che sia tenuto in queste condizioni. C’è un potenziale totalmente inespresso. A vantaggio di cosa? La cosa più grave – è la chiosa del comitato - sarebbe farsi trovare impreparati in caso di emergenza anche nella nostra area».
L’auspicio è che tutto il territorio – dai cittadini al sindaco, ai rappresentanti in Regione e in Parlamento – possa compattarsi e parlare con una sola voce.
Pr

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