La notizia che mai nessuno voleva leggere (e scrivere) è purtroppo arrivata: l’altra sera un venafrano è stato trasportato al “Veneziale” di Isernia con febbre (leggera per la verità) e tosse ed è stato sottoposto a tampone. Risultato: positivo al Covid-19. Il primo contagiato della zona rossa (che scadrà, salvo proroghe, il 5 aprile). Si tratta di un ultra 60enne tornato da una città del Nord dove si era recato per essere sottoposto ad operazione chirurgica.
Al ritorno, sia lui che la moglie risulta si siano rinchiusi in isolamento a casa. L’uomo abita in una frazione. Dalle istituzioni tendono quindi a rassicurare: «La situazione è circoscritta, è sotto controllo», in quanto il primo positivo della zona rossa non sarebbe mai uscito dalla propria abitazione una volta dimesso dall’ospedale dell’Emilia Romagna.
In città ‘ovviamente’ si è subito scatenato il panico, con la rincorsa al nome del positivo e ai suoi eventuali contatti e spostamenti. Chiaramente a ciò è deputata e lavorerà l’Asrem, per ricostruire la catena di potenziali altri contagiati che, di conseguenza, saranno eventualmente raggiunti dalle istituzioni preposte. Intanto, l’Azienda sanitaria regionale del Molise ha provveduto a notificare alla moglie dell’ultra 60enne il provvedimento di quarantena.
Il positivo, che va ad aggiungersi ai 4 di Filignano e ai 10 (9 attuali più uno deceduto) del Neuromed nell’area, si trova ricoverato al Cardarelli di Campobasso, ricordiamo centro hub regionale per il Covid-19. Le sue condizioni non desterebbero preoccupazione. Il tampone è stato eseguito anche e soprattutto per via del fatto che l’uomo era tornato di recente dal Nord e non “solo” perché manifestava febbre.
A proposito di tamponi, anche presso l’ambulatorio del Ss Rosario di Venafro ne sono stati eseguiti diversi per persone di varie zone della provincia: l’equipe fa i “prelievi” e poi li invia a Campobasso per la lavorazione e l’esito.
In merito all’ospedale di comunità va infine detto che sta salendo la pressione di comitato, attivisti e politica affinché venga “sfruttato” con un ruolo degno in questa emergenza e che venga dotato del personale necessario – medici e infermieri pubblici – per far finalmente funzionare la Rsa, inaugurata a luglio 2019 e mai ancora entrata in funzione nonostante il recente accreditamento. Partire anche “solo” da qui per ridare dignità al Ss Rosario e a Venafro sarebbe un bel segnale.

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