Era emigrato in Emilia Romagna una trentina di anni fa Aurelio Prata, originario di Sesto Campano: il 53enne è stato uno dei primi contagiati dal Covid-19 del suo paese di residenza, Medicina.
I familiari stanno cercando di ricostruire tutti i suoi movimenti e parlano di una cena a cui avrebbe partecipato Aurelio, organizzata dal Bologna calcio lo scorso 12 febbraio. La nipote Debora Coia avanza questa ipotesi su un giornale di Bologna: «Ripensando ai suoi spostamenti nei giorni precedenti all’insorgere dei primi sintomi, ho pensato a quella cena del Bologna. È soltanto un’ipotesi perché è davvero difficile capire come l’abbia presa e, quindi, ricostruire con sicurezza quando si sia ammalato. Il 4 marzo mia madre ha visto che stava proprio male, e allora abbiamo chiamato l’ambulanza per il ricovero. Parlava a fatica, e non era più lui, ossia quella persona allegra che amavamo tutti. Prima di andare all’ospedale, aveva sempre la febbre ed era peggiorato in pochi giorni».
I familiari hanno osservato la quarantena, come dice ancora la nipote Debora: «Soprattutto mia madre, prima del ricovero, si era occupata di lui – continua Coia -. Anche lei, però, non è stata contagiata. Siamo molto addolorati per la scomparsa di mio zio, una persona straordinaria. Lui c’era sempre per noi, e per chiunque avesse bisogno».
La notizia della morte di Aurelio Prata ha scosso non poco la comunità di Sesto Campano. Aurelio se n’è andato quasi in punta di piedi in piena emergenza coronavirus, assistito da sua sorella Liliana che insieme a lui, circa trent’anni fa, era emigrata dal Molise. La sua storia è stata raccontata anche sul Corriere edizione di Bologna. Parole toccanti che sono arrivate a Sesto Campano dove i suoi “vecchi” amici non volevano proprio credere alla tragica notizia giunta dal Nord.
«Il paese sorrideva ogni volta che veniva a trovarci – spiegano i suoi amici di Sesto Campano -, perché non ha mai dimenticato le sue radici e ha fatto del bene pure a distanza per tanti di noi. In questo momento accusiamo come popolo sestolese un altro duro colpo. Siamo rimasti tutti senza parole, increduli, non ce lo aspettavamo proprio anche perché, con questa emergenza, non avevamo più i contatti con lui. Rimarrà per sempre nei nostri cuori. Faremo in modo di ricordarlo degnamente, partendo dal suo sorriso, dalla sua idea dell’altro, dalla sua voglia di aiutare il prossimo. La notizia della morte di zio Aurelio ci ha tolto il respiro».
Da Sesto Campano giungono tanti messaggi di cordoglio alla famiglia. Aurelio Prata non ha mai abbandonato Sesto Campano, ci ricorda il consigliere comunale Eustachio Macari molto legato a lui e alla sua famiglia: «È morta una persona che sprizzava bontà da tutti i pori. Tutta Sesto piange un suo figlio prediletto in questo momento. La sua presenza in paese a tutte le feste comandate, in estate, durante le feste natalizie, si notava attraversando una via, il “Coricello” che animava da par suo. Tutto il paese è addolorato per questa grave perdita. E vedere lo spazio dedicato dai giornali del suo luogo di residenza, ci fa comprendere ancora meglio lo spessore del personaggio. Sempre in soccorso di tutti, mostrava agli altri la medaglia migliore della vita, quella della solidarietà concreta, della predisposizione per gli ultimi, della voglia di vivere che contagiava tutti. Il suo esempio sarà per tutti noi una guida certa, proprio in questo momento di massima sofferenza dell’intero Paese».
Toccante il ricordo del sindaco Luigi Paolone: «Era il volto di un amico, è morto soccorrendo gli altri. È morto per quello che amava fare di più: aiutare gli altri. E non poter dare a lui, “zio Aurelio”, l’ultimo saluto è per tutti noi un colpo devastante. Con lui c’era spensieratezza, voglia di divertirsi e di ritrovarsi con quella forza che aveva di coinvolgere tutti con semplicità. Fa piacere che ha lasciato un bellissimo ricordo di sé in tutti quelli che hanno avuto la fortuna di accoglierlo in Emilia Romagna più di trent’anni fa. Rimane per tutti noi suoi compaesani il suo sorriso di una bellezza indescrivibile. Il suo esempio, di onestà e lealtà che da questo momento albergherà in tutta la comunità sestolese».
M. F.

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