Il vaccino anticorruzione nella sanità italiana ha iniziato a entrare in circolo, ma è ancora a metà strada: nell’ultimo anno la malattia corruttiva in Italia ha coinvolto il 25,7% delle aziende sanitarie. Ma sul territorio emergono anche vistose differenze: la maglia nera va al Sud, dove le strutture in cui risulta almeno un episodio di corruzione sono il 37,3% del totale.
È la sintesi del lavoro coordinato dalla Transparency International Italia, con Censis, Ispe Sanità e Rissc e che è riportato nel rapporto “Curiamo la Corruzione 2017”.
Lavoro presentato a Roma per gettare una luce sulla percezione della corruzione in sanità, sulla valutazione delle contromisure adottate e analizzare gli sprechi e le inefficienze nelle aziende sanitarie. Il progetto vuole proprio supportare il Servizio sanitario italiano, offrendo una cassetta degli attrezzi adeguata; ma parte dalla constatazione che poco più della metà delle aziende sanitarie osservate non ha adottato piani anti-corruzione adeguati.
Per questi motivi Cittadinanzattiva ha aderito ieri alla seconda giornata nazionale anticorruzione insieme all’Associazione italiana medici e al Segretariato italiano giovani medici. E anche la città di Campobasso ha aderito attivamente a questa iniziativa. Lo ha fatto, insieme con Termoli. Eventi si sono svolti nei due rispettivi ospedali: il Cardarelli e il San Timoteo.
Nell’atrio dell’ospedale civile del capoluogo è stato quindi allestito un banchetto. «Lo scopo di questa iniziativa – ha spiegato Giovanna Pizzuto di Cittadinanzattiva – è quello di incoraggiare tutte le persone, i cittadini, i pazienti, i medici e gli operatori sanitari ad esprimere il proprio impegno contro la corruzione attraverso una semplice azione simbolica che abbiamo organizzato in due momenti: costruire un muro anticorruzione e scattare una fotografia».
Un modo per «aumentare la consapevolezza in merito agli sprechi e al malaffare all’interno delle aziende sanitarie e ospedaliere – ha continuato la signora Pizzuto – . È questo l’obiettivo della Giornata nazionale il cui evento centrale c’è stato a Roma, al Tempio di Adriano, dove è stato presentato il rapporto annuale “Curiamo la corruzione”, una fotografia decisamente impietosa dello scenario in Italia. Nel 2016 sono stati scoperti dalla Guardia di finanza appalti assegnati in maniera irregolare per un valore di 3.400.000 euro, un valore che è oltre tre volte superiore a quello del 2015. Dietro molte di queste assegnazioni si nascondono pratiche clientelari e di corruzione».
Oltre la metà (51,7%) delle aziende sanitarie non si è adeguatamente dotata di strumenti anticorruzione, come previsto dalla legge del 2012. Quando si tratta di rischi di corruzione più frequenti, l’elenco è così composto: violazione delle liste d’attesa (45%); segnalazione dei decessi alle imprese funebri private (44%); favoritismi ai pazienti provenienti dalla libera professione (41%); prescrizione di farmaci a seguito di sponsorizzazioni (38%); falsificazione delle condizioni del paziente per aggirare il sistema delle liste d’attesa (37%). I rischi di corruzione più elevati, infine, sono: sperimentazione clinica condizionata dagli sponsor; prescrizione di farmaci a seguito di sponsorizzazioni; la violazione dei regolamenti di polizia mortuaria; favoritismi ai pazienti provenienti dalla libera professione; segnalazione dei decessi alle imprese funebri private. Ci.A.

Commenta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.