La polemica era montata già a metà gennaio, quando la bozza del piano trasporti fu trasmessa ai Comuni: i chilometri affidati alle ditte dalla Regione sono 11,2 milioni. Uno in meno rispetto all’offerta attuale. L’assessore Pallante e la struttura regionale spiegarono che si tratta di un passo indietro dovuto al ritorno alla rete originaria reso necessario da una sentenza del Tar. Ostacolo superabile con l’inserimento delle corse aggiuntive nella rete dei servizi minimi. Ma l’allegato al piano trasporti intitolato “sistema del trasporto collettivo” è chiaro e fissa il taglio di un milione di chilometri: da 12,2 a 11,2 milioni. “Offerta di trasporto attuale”, si legge a pagina 18: 1.502 corse. “Distribuzione delle risorse”, molte pagine e spiegazioni ultra tecniche dopo (pagina 69): 1.346 corse. Sono ben 156 in meno. A cedere spazio sono soprattutto le corse ordinarie (790 in luogo delle attuali 950). Mentre quelle scolastiche (381) restano identiche e quelle destinate agli operai aumentano di 4 (sulla linea Bojano-Isernia), da 171 a 175.
Gli attuali 12,2 milioni di chilometri sono distribuiti fra 29 aziende. «Il quadro dei servizi su gomma, benché polarizzati su due aziende principali, vede operare circa 28 aziende di trasporto collettivo. Una tale frammentazione non può che avere condotto negli anni a inefficienze di servizio ormai strutturali e consolidate. In assenza di un piano complessivo, non esiste alcuna forma di coordinamento e di integrazione di servizi (destinazioni servite e orari di servizio). A questo si aggiunge un contesto operativo che vede tutti contratti di servizio in fase di proroga permanente e senza alcun tipo di valutazione quantitativa e oggettiva sull’aggiornamento dei corrispettivi, né un controllo continuo e certo sui flussi di domanda realmente trasportati, né sui titoli di viaggio realmente venduti. Non esiste un sistema di controllo di qualità del livello di servizio offerto, né un monitoraggio delle esigenze di spostamento. Alle citate problematiche organizzative si aggiunge un parco mezzi obsoleto, inquinante, non confortevole e soggetto a continue attività di manutenzione». È l’esordio non felice ma non smentibile del documento.
Rispetto all’analisi della domanda di trasporto pubblico, sono quattro i principali centri attrattori: Campobasso, Isernia, Termoli e Larino, che generano o attraggono il 76% degli spostamenti giornalieri. Di conseguenza l’offerta è fortemente polarizzata su questi centri.
Il documento poi in sintesi spiega come saranno progettati i servizi, adottando cioè i seguenti criteri: «Analisi delle sovrapposizioni (overlap analysis). Analisi dettagliata dei programmi di esercizio attuali, al fine di individuare corse o linee che si ritiene non debbano appartenere all’insieme dei “servizi minimi” ai sensi della vigente legislazione. Riprogettazione delle corse per tener conto della necessità di rispettare il vincolo di budget di circa 11 milioni di veic-km/anno; sui servizi radiali (che collegano i principali centri fra loro e con quelli minori, ndr), sarà necessario effettuare dei sensibili tagli».
Il linguaggio è burocratico ma chiaro.
Se l’impianto sarà poi cambiato, come l’assessore e la struttura tecnica hanno assicurato due mesi fa è una buona intenzione di cui sicuramente le amministrazioni locali coinvolte avevano dato atto.
Ma sarà utile sapere in attesa della rete dei servizi minimi, visto che il piano trasporti programma dal 2022 al 2031, che «chiunque – è precisato nella delibera della giunta Toma di approvazione dell’atto – potrà presentare osservazioni entro dieci giorni dalla data di pubblicazione dell’avviso di pubblicazione ufficiale della bozza di Piano definitivo dei Trasporti corredata dei successivi documenti acquisiti, decorsi i quali si procederà al completamento dell’iter di approvazione».

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