Ultimi tentativi per uscire dall’incubo del Tunnel per opposizione e comitati, ma stavolta si fa sul serio ancora di più, perché impugnare gli atti al Tar del Molise è probabilmente una carta potenzialmente ancora più dirompente che proporre ricorso nell’iter stabilito dal Codice degli appalti.
Lo avevano annunciato all’indomani della delibera mini-condizionata ma sostanzialmente e soprattutto formalmente favorevole del Consiglio dei Ministri.
Ieri pomeriggio il portavoce del Movimento 5 Stelle in Consiglio comunale, Nick Di Michele, supportato da esponenti dei Comitati quali Nino Barone e Aldo Camporeale, ma attivisti c’erano nella platea, al porto turistico Marina di San Pietro (location Sottovento) ha portato il trittico di legali che il ricorso plasmeranno e depositeranno. Enzo Iacovino, Vincenzo Fiorino e Giuseppe Fabbiano. Una conferenza a meno di 48 ore dalla seduta di assise civica che darà il via libera – salvo sorprese impronosticabili – alla procedura finale di adozione del progetto con la variante al Piano regolatore. Assieme a loro l’architetto Beniamino Di Rico.
Non è ben chiaro su cosa sarà impostata l’impugnativa che chiederà l’annullamento di tutti gli atti, le carte gli avvocati non le hanno volute scoprire, ma è chiaro che in ballo ci sarà la determinale decisoria del Rup Livio Mandrile e non solo.
«A un certo punto l’amministrazione comunale ha deciso di accelerare l’iter di approvazione delle procedure per tunnel e opere annesse – ha riferito Di Michele – e non volendo dismettere questo grande lavoro dei comitati dei cittadini e di chi ha mostrato interesse ci siamo resi conto che bisognava agire mettendo mano alle procedure amministrative ricorrendo al Tar.
Un ricorso che i legali dello studio Iacovino realizzeranno gratuitamente e al quale si accoda anche la Fiba-Confesercenti di Pietro D’Andrea.
A illustrare tecnicamente alcuni rilievi di natura paesaggistica e ordinamentale è stato l’architetto di San Salvo Di Rico. Lui l’amministrazione comunale la conosce, nella precedente consiliatura era stato incaricato dalla giunta Di Brino di realizzare la Vas e proprio su questa leva batte per demolire i passaggi amministrativi del Tunnel.
«Si si tratta di un progetto la cui bontà potrà essere ratificata dai cittadini termolesi, non esiste pianificazione in assenza di condivisione sociale insieme alla città; non voglio entrare nelle beghe del referendum voglio soffermarmi sulla procedura del progetto che da qui a qualche giorno verrà portato in adozione in sede di consiglio comunale. L’approdo in aula fa seguito a una procedura particolare prevista dalla legge all’interno di questo procedimento amministrativo, Dal Comune hanno inteso porre il supremo interesse pubblico del progetto e sta portando in adozione questo progetto ai sensi dell’articolo 19 della procedura speciale che permette ai progetti che hanno interesse pubblico di seguire il progetto speciale per la variante al Piano regolatore generale. Questo progetto, invece, è in contrasto con la pianificazione generale del comune di Termoli, tanto che alcune delle opere che si dovranno realizzare ricadono all’interno di aree inserite come standard urbanistici. Se la Regione non farà modifiche alla variante semplificata dopo 90 giorni quest’ultima in Consiglio sarà approvata e potranno essere aperti i cantieri».
Di Rico è come un fiume in piena e documenti alla mano, compresa una pila di delibere di altri Comuni, evidenzia quel canale che il Comune di Termoli non avrebbe rispettato.
«Ma la procedura presenta delle illegittimità legate alla variante al Prg – continua Di Rico – anche se è semplificato tramite, andava sottoposta alla Valutazione ambientale strategica (Vas) per verificare prima che tipo di impatto avrebbe avuto il progetto. Inoltre, il secondo obiettivo è quello di far partecipare la gente al processo di pianificazione perché solo se la gente partecipa quel piano sarà un buon piano e utilizzato in maniera opportuna – da qui una critica al Dibattito Pubblico Termoli 2020 – questa norma è stata disattesa tanto che in sede di approvazione in via automatica questa procedura non è stata neanche attivata ed è una procedura che è insanabile perché non siamo di fronte a un procedimento di verifica di assoggettabilità ma a una vera e propria Valutazione ambientale strategica che non è stata fatta. La differenza è che la verifica di assoggettabilità tende a verificare se la variante potrebbe avere delle interferenze dal punto di vista ambientale». Di Rico distingue autorità procedente da quella ordinaria e delinea le rispettive competenze, ma alla fine di fronte a un vulnus procedurale dichiara che a farne le spese è la comunità locale. «Quando un progetto non viene sottoposto a Vas allora è annullabile per vizio di legge, perché viziato da illegittimità. La Vas avrebbe permesso di capire il reale impatto ambientale di quelle opere in fase di pre-esercizio, esercizio e valutazione ex post». Più sbrigativo e meno tecnicistico Iacovino. «Ci siamo soffermati sul fatto che l’opera finanziabile era un tunnel per 5 milioni di euro, con fondi comunitari smistati solo dalla Regione Molise. Il comune di Termoli pensa di farne un progetto integrato, ma se fossi un consigliere comunale darei privilegio a quello che c’è sotto – parlando della necropoli – invece qui dobbiamo spendere 19 milioni per far crescere la città sotterranea. Ci sono delle cose che non vanno, da avvocato preferisco non scoprirmi, ma ci sono diversi profili che verranno portati all’attenzione delle autorità giudiziarie civile, penale e contabile (oltre a quella amministrativa, evidentemente, ndr)». «Quello che abbiamo notato nella procedura, a parte la Vas è anche la posizione assunta dal Ministero dei beni ambientali con il doppio diniego paesaggistico e archeologico. Pare che non interessa che c’è una necropoli romana certificata. Come si può cantare vittoria rispetto a una posizione accolta parzialmente? Il Ministro di fronte al me ne frego delle osservazioni ha proposto l’opposizione dopo che si è svolta l’istruttoria e dopo di che dice prendiamo atto che vi volete mettere d’accordo dal punto di vista paesaggistico e il resto? C’è un vuoto su tutti gli aspetti legati al patrimonio archeologico certificato della Termoli sotterranea. Dal momento in cui c’è un comitato che ha attivato un istituto di democrazia popolare c’è stata la violazione assoluta della volontà della cittadinanza. Ci piace affrontare questa battaglia e ci siamo messi a disposizione col professor Di Rico, che è un nostro consulente». Iacovino prosegue, «Valuteremo se tenere distinte alcune posizioni facendo uno o più ricorsi, siamo ancora in una fase di pensatoio strategico, anche se abbiamo le idee chiare sui vizi da portare davanti al Tar». Infine, Iacovino entra anche nel merito di scelte politiche. «Un’opera che sarebbe devastante per Termoli, si parla di 500 posti macchina, ma nessuno dice quale sarà la compartecipazione del privato, chi gestirà i locali commerciali, chi il cinema e il teatro, il privato che mette 14 milioni ce lo siamo chiesti perché lo fa? E allora mi chiedo perché questo scempio, per permettere di realizzare un tunnel e fare gli interessi di un privato? Una città che ha questo splendore perché bucarla sotto terra? E’ stato dichiarato inammissibile il referendum per motivi che per noi sono discutibili e valuteremo se anche questa posizione dovrà essere impugnata». L’ultima chiosa è ancora di Nick Di Michele, prologo in vista del Consiglio comunale. «Il 19 aprile (domattina alle 10, ndr) noi del Movimento 5 Stelle faremo di tutto per far capire dal punto di vista politico le responsabilità penali ed economiche. Una approvazione del genere può portare a un danno enorme per chi avrà il coraggio ad alzare la mano. La nostra sensibilità è far capire che qualche errore l’hanno fatto stavolta e credo che qualcosa di forte potrà succedere, bloccando l’opera. Una battaglia forte che siamo convinti di poter vincere».

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