Anche la Cassazione, dopo il Gip del Tribunale di Isernia e il Riesame della Corte d’Appello di Campobasso, ha respinto l’istanza di scarcerazione di Anna Minchella. L’infermiera del Ss Rosario accusata di aver ucciso un paziente – Celeste Valentino – per una vendetta trasversale attenderà quindi la conclusione delle indagini ed il successivo processo dal carcere di Benevento.
I suoi legali, gli avvocati Aldo Moscardino e Gaetano Andreozzi, le hanno dunque tentate tutte dando battaglia nell’aula di giustizia, ma non c’è stato nulla da fare. La Cassazione, invocata per verificare la legittimità della custodia cautelare applicata alla 45enne originaria di Presenzano, ha però stabilito che l’indagata non può tornare in libertà.
Insomma, la Corte Suprema ha ‘confermato’ quanto stabilito sia in primo che secondo grado.
I legali della donna, detenuta ormai dalla scorsa estate, hanno provato chiaramente tutte le vie per far revocare la custodia cautelare o quantomeno per ottenere forme meno afflittive ma evidentemente l’impianto accusatoria della Procura di Isernia ha retto, così come hanno retto le motivazioni che avevano portato ad autorizzare l’arresto che, ricordiamo, non è una anticipazione della condanna.
Ci saranno ora tre gradi di giudizio per stabilire se Anna Minchella ha effettivamente ucciso il 77enne di Pratella per vendetta nei confronti della figlia – tra l’altro una collega – del povero anziano oppure se le cose, in quell’estate del 2016, sono andate diversamente.
Secondo la Procura e le indagini dei Carabinieri di Venafro, l’infermiera avrebbe somministrato al povero Celestino Valentino – ricoverato al Ss Rosario inerme nel letto d’ospedale – dell’acido cloridrico acquistato poco prima dalla stessa infermiera in un supermercato della zona (immagini della videosorveglianza lo attestano) che è stato ritenuto dal Ris di Roma la sostanza “assassina”. Contro la 45enne ci sono poi varie testimonianze e intercettazioni: per questo è accusata di omicidio volontario.

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