Quasi non ha voglia di parlare. Come se temesse la sovraesposizione mediatica. «Non credo sia utile apparire troppo – confida Mario Pietracupa sperando che il ‘microfono’ sia ancora spento -, è invece necessario scendere tra la gente, restituire fiducia a chi per via di un mondo che per certi versi gira al contrario l’ha persa e vede nella protesta l’unico modo per far sentire le propria voce, dare valore alle proprie ragioni»
Manager, 63 anni, Mario Pietracupa è il candidato del collegio di Isernia (che si estende fino alle porte di Campobasso) uninominale per il centrodestra.
La sua, spiega, sarà una «campagna elettorale concentrata sull’attenzione e sui problemi dei cittadini, piuttosto che sulle polemiche, le aggressioni e gli attacchi degli avversari. Ai quali, nonostante qualche caduta di stile già riscontrata, auguro comunque ogni fortuna».
Teme attacchi durante la campagna elettorale? Ha paura degli avversari? Dei nemici?
«Francamente, e ne avrei fatto volontariamente a meno, sono stato abituato a prove ben più ardue nella vita. Mi dispiace per chi eventualmente ha intenzione di attaccarmi, ma mi farò scivolare tutto addosso. I veri problemi della società sono altri. Non credo di avere nemici in campo politico, avversari del momento sì, com’è giusto e fisiologico che sia. Per loro nutro massimo rispetto e auspico una proficua campagna elettorale. Probabilmente deluderò qualcuno, ma non parlerò mai in termini negativi degli avversari politici, nonostante apprendo già di qualche provocazione o, meglio, caduta di stile. Per cultura non ho mai parlato male di nessuno, figuriamoci se lo farò ora. Non ci sarà confronto perché non ho il tempo per cose inutili. Ritengo che la politica debba recuperare credibilità. Non ci lamentiamo se i cittadini vedono il demonio in chi governa: hanno ragione e la colpa è nostra. La colpa è di chi talvolta è protagonista di pessimi esempi anche dal punto di vista dell’educazione. Non si può pretendere rispetto nel momento in cui non si è da esempio anche nelle cose quotidiane, soprattutto nei confronti delle giovani generazioni».
Parlamentare, se le sarà accordata la fiducia, con quali idee innovative per il Molise?
«La mia idea è di mettermi a disposizione della collettività come ho sempre fatto in ogni ruolo ricoperto. Per far sentire forte la voce del Molise e affermare – non con semplici petizioni o istanze, ma ‘fisicamente’ – il sacrosanto diritto di essere rispettati e valorizzati. Il Molise, un po’ come tutto il Sud, vive emergenze croniche che vanno risolte con interventi straordinari. I giovani vanno via, la popolazione invecchia e le infrastrutture sono ancora quelle dei tempi dei Borboni. Non è possibile. Bisogna esigere con forza e dignità innanzitutto il ripristino dei collegamenti viari principali. Poi è necessario infondere entusiasmo e ottimismo in tutta la popolazione. Quello che più mi rammarica è che, in modo particolare le giovani generazioni, non si riconoscono più nelle loro radici e non appena per qualunque motivo vanno oltre i confini della nostra regione non intendono più fare ritorno. Liberare risorse in termini di economia per favorire nuovi investimenti non significa solo aprire l’ombrello protettivo o mendicare un aiuto, ma incidere sul tessuto produttivo affinché ci siano le opportunità per favorire il rilancio di una regione che più di qualcuno vorrebbe cancellare dalla cartina geografica».
Tra le sue priorità, dunque, l’autonomia del Molise.
«Sostengo da sempre che l’autonomia sia indispensabile, non come concessione o regalo di terzi, ma come nostra dimostrazione di essere capaci di saperla conservare. Significa, lo dico da sempre, anche avere fantasia oltre che determinazione nel renderci speciali per progettare iniziative innovative. Siamo proprietari forse inconsapevoli di peculiarità e caratteristiche da esaltare. Abbiamo risorse naturali, paesaggistiche, storico-archeologiche, culturali, enogastronomiche uniche, oltre che professionalità di indubbio valore. Ecco, la mia ricetta non è quella di raccontare un Molise diverso o di sognarlo, ma di incontrare i cittadini prima di tutto per ascoltare le loro istanze, quindi, perfezionare la conoscenza del territorio e incoraggiarli ad avere fiducia e percorrere insieme la strada del rilancio».
Sarà una campagna elettorale tra la gente.
«Non conosco né riconosco altro sistema. Non perderò tempo nei salotti ma come sempre percorrerò il Molise in lungo e in largo per incontrare quanti più cittadini possibile e, come giusto che sia per chi aspira ad essere loro rappresentante, portare avanti le istanze dicendo anche con chiarezza e senza generare fraintendimenti quali sono le strade percorribili e quali invece risultano difficilmente attuabili. È una questione di onestà intellettuale e di rispetto degli interlocutori. Nessuna promessa inutile, ma solo impegno caratterizzato da umiltà e volontà di rispettare la dignità di chi vorrà ascoltare ed essere rispettati per la propria».
Presidente Pietracupa, torna sulla scena, quasi con prepotenza, dopo cinque anni di assenza dalla politica.
«Ritengo di aver completato in questo periodo una esperienza di vita a contatto diretto con le problematiche reali della gente e anche con la soddisfazione di aver risolto qualche problema, utilizzando sempre il metodo della concertazione. La cosa più semplice nella vita è girarsi dall’altra parte, magari penalizzando chi ti chiede un aiuto. Quella più difficile, invece, è impegnarsi, talvolta perdendo anche il sonno per tentare di salvare il salvabile, assumendosi pure il rischio di rimetterci in prima persona».
Cosa ha fatto in questi cinque anni?
«Ho lavorato. Tanto. Tra l’altro non so fare altro».
Chi lavora è anche concreto. Non ritiene il programma del centrodestra eccessivamente fantasioso?
«I programmi ritengo traccino una linea di carattere generale delle intenzioni. Di fronte a una situazione emergenziale soprattutto per il Sud, una situazione drammatica e direi anche pericolosa, occorre avere il coraggio di osare di più. L’economia per esempio non si rilancia con una tattica attendista ma sicuramente con una ricetta che può anche sembrare scioccante ma indubbiamente innovativa ed efficace. Mi piace del programma l’attenzione che ritengo amplificata per le fasce più deboli. In questo Paese ci sono tante famiglie che vivono al di sotto della soglia di povertà. Va posto subito rimedio. Basta guardarsi intorno per capire che l’edilizia è ferma, le fabbriche chiudono, le imprese falliscono. Bisogna prendere coscienza, attraverso la conoscenza diretta, dei reali problemi dai cittadini, dei giovani, degli studenti, dei professionisti, degli imprenditori. Serve uno sforzo enorme. Ma ciò, lo sforzo, intendo, non mi spaventa. Anzi».
Se il centrodestra non dovesse superare la soglia del 40% e, quindi, non ottenere la maggioranza in Parlamento e le fosse data la possibilità di scegliere, con chi si alleerebbe?
«Il centrodestra supererà il 40%!».
Se non dovesse accadere?
«Spero prevalga il buon senso. Sono convinto che se si lavorerà bene e si farà comprendere che la politica non è da demonizzare ma è la propria proiezione in termini di rappresentanza, il successo dovrebbe arrivare. Al di là dei numeri, quando si tratta di salvaguardare i diritti oggettivi dei cittadini spero prevalga l’intelligenza e non il disfattismo di chi fino a oggi ha dimostrato di essere capace di seguire la strada più semplice: demolire tutto per poi non essere in grado di ricostruire. Il centrodestra deve far capire con chiarezza che si è messa in gioco una squadra coesa, un gruppo affiatato che crede nel gioco di squadra. Per quanto mi riguarda non è una novità. Tutto ciò che ho ottenuto anche in campo lavorativo lo devo al contributo determinante degli altri. Guai a far prevalere l’individualismo. In questa nuova avventura appena iniziata mi trovo a mio agio, mi esalta aver trovato sincera accoglienza e un clima di grande cordialità. Mi sento accettato e ciò mi dà una grande carica emotiva».
Ha ammesso che sarà faticoso. Ha già immaginato ostacoli particolarmente duri?
Qualche secondo di silenzio, poi l’inevitabile sorriso di un uomo straordinariamente spiritoso: «Uno in particolare: quello di farmi la foto per la campagna elettorale, osservarla e capire che sono invecchiato. Sì, sarà questa la più grossa difficoltà: la foto per il manifesto e poi rendermi conto del tempo che trascorre inesorabile, nonostante invecchiare mi sia stato utile per altre cose».

lu.co.

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