Molto attenti ai prezzi dei prodotti che acquistano, molto spesso, però, i consumatori sorvolando sulla quantità di un determinato prodotto. Ed è proprio partendo da questa considerazione che possiamo dire che negli ultimi anni si è diffusa una pratica commerciale molto antipatica: la cosiddetta “shrinkflation”. Una espressione che nasce dalla fusione di due termini “shrinkage” (“contrazione”) e “inflation” (“rincaro”) e sta a indicare quella particolare tecnica di marketing, attraverso cui le aziende riducono la quantità di prodotto nelle confezioni, mantenendo i prezzi sostanzialmente invariati. Ora sul ‘fenomeno’ si sono accesi i riflettori dell’Antitrust. «Accogliamo con favore l’azione di monitoraggio, annunciata dal direttore generale per la tutela del consumatore, Giovanni Calabrò in audizione alla Commissione d’inchiesta sulla tutela dei consumatori e degli utenti, relativamente a quella particolare tecnica di marketing attraverso cui le aziende riducono le quantità nelle confezioni, mantenendo i prezzi sostanzialmente invariati. L’azione di verifica deve portare ad un accertamento dell’applicazione del Codice del Consumo, con particolare riferimento alla disciplina in materia di pratiche commerciali scorrette» il commento del presidente nazionale Roberto Tascini e del presidente regionale Nicola Criscuoli. L’Adoc già dal 2017 ha posto l’accento su questo fenomeno subdolo adottato dalle aziende per nascondere gli aumenti dei costi. «Da sempre – dice l’associazione di consumatori – riteniamo illegittime le pratiche scorrette e non trasparenti adottate dalle aziende, come la diminuzione della quantità del prodotto a parità di dimensioni della confezione senza avvertire sull’etichetta frontale il consumatore». L’invito a è segnale all’Adoc eventuali comportamenti difformi e scorretti al fine di non affievolire il controllo e aiutare il monitoraggio da parte dell’Antitrust in tal senso.

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