Otto indagati per i lavori di manutenzione straordinaria del viadotto sulla diga del Liscione. Truffa aggravata, inadempimento di contratti di pubbliche forniture, frode nelle pubbliche forniture, falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in stati di avanzamento lavori, omissione dolosa di cautele contro infortuni sul lavoro e responsabilità amministrativa da reato dell’ente sono le fattispecie di reato ipotizzate, a vario titolo, dalla Procura di Campobasso.
Le indagini, delegate dal pm alla Guardia di Finanza, hanno portato alla richiesta di un sequestro preventivo di 176.097 euro, autorizzato dal gip del capoluogo di regione ed eseguito dal personale del Nucleo di polizia economico finanziaria delle Fiamme Gialle.
Gli investigatori hanno ascoltato tecnici e professionisti del settore, acquisito documentazione tecnico-contabile ed eseguito sopralluoghi sulle opere che sono in corso di realizzazione anche con l’ausilio di consulenti appositamente nominati. Secondo l’accusa, la ditta cui sono stati appaltati i lavori avrebbe omesso la realizzazione di alcune migliorie e cautele, previste dal contratto, volte a garantire le condizioni di sicurezza in fase esecutiva e la qualità dei lavori nella prospettiva della loro durabilità nel tempo.
Dal Palazzo di Giustizia, il procuratore Nicola D’Angelo sottolinea «l’efficace contributo specialistico della Guardia di Finanza in ordine al controllo degli appalti per opere pubbliche» e precisa che il procedimento è ancora nelle fasi preliminari. Gli indagati potranno, dunque, esperire tutti i rimedi e le azioni difensive previsti dal codice.
Della vicenda si occupò due anni fa in Parlamento Antonio Federico. In una interrogazione all’allora ministra delle Infrastrutture Paola De Micheli, il deputato 5s riassumeva l’aggiudicazione da parte di Anas, a fine 2019, del primo lotto di lavori per il viadotto “Molise I”, per un valore di 50 milioni, alla società Amec Srl con sede legale a Santa Venerina. A febbraio del 2020 la Guardia di Finanza di Catania eseguì un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di quattro persone, tra cui Francesco Domenico Costanzo e Concetto Bosco, indagate per la bancarotta della Tecnis spa e di una serie di società controllate dichiarata nel giugno del 2017. Costanzo e Bosco, per gli inquirenti catanesi, erano ancora operativi «sul mercato attraverso la società ‘Amec srl’» e anzi il nome della società sarebbe «l’acronimo di “Ancora Mimmo e Concetto”». Federico allora espresse perplessità e timori per l’iter degli interventi da realizzare al Ponte Liscione, decisi dall’Anas dopo il sisma del 2018. In particolare, l’adeguamento delle barriere, il consolidamento e l’impermeabilizzazione degli impalcati, la realizzazione del sistema di raccolta liquidi sul viadotto all’altezza dell’invaso. A De Micheli chiedeva se fosse a conoscenza dei fatti giudiziari che coinvolgevano i due imprenditori ritenuti dai pm siciliani i riferimenti di Amec e quali iniziative intendesse assumere «per assicurare la regolarità dei lavori sul viadotto Liscione».
Una iniziativa sostanzialmente politica e di informazione, la definisce oggi Federico, a cui però non è arrivato nessun riscontro. E ora che la società è finita nel mirino anche degli inquirenti molisani, il parlamentare ribadisce che «la preoccupazione di due anni fa, seppure per vicende completamente diverse da quella oggetto dell’indagine della Procura di Campobasso, rimane la stessa. Nel senso che, pur non conoscendo come è naturale che sia su che fronti si stanno muovendo gli inquirenti, non posso che rimarcare una domanda: come sono stati eseguiti i lavori? Se due anni fa chiedevo che si svolgessero con tempi certi e celeri, ora non posso che pormi il problema del come, visto che le informazioni che arrivano dal procuratore fanno riferimento alla sicurezza, alla qualità e alla durabilità delle opere».

r.i.

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