È attesa per oggi la decisione del Tar Molise sulla richiesta di sospendere gli effetti della delibera di Palazzo D’Aimmo che quantifica il disavanzo della Regione e vi comprende anche quello sanitario. In caso di accoglimento, una “bomba” che esplode in piena sessione di bilancio.
A rivolgersi alla magistratura amministrativa, un contribuente molisano (più che un cittadino elettore), Andrea Montesanto. Alla sua domanda giudiziale si sono aggiunti, con lo stesso obiettivo e cioè l’annullamento del provvedimento, Legacoop, Cna, Cgil e Cittadinanzattiva.
Politicamente, è la battaglia portata avanti dal leader di Costruire democrazia Massimo Romano: la quota di deficit maturata negli anni nella gestione di ospedali e ambulatori pubblici va imputata allo Stato perché è lo Stato che, attraverso i commissari, se ne è occupato. Su questa strada, però, il centrodestra non lo ha seguito bocciando le mozioni presentate in Aula.
La parola quindi è passata ai giudici, si conoscerà in giornata la prima valutazione del collegio di via San Giovanni presieduto da Nicola Gaviano.
«Ci stiamo sostituendo a ciò che la Regione, gli organi regionali, dovrebbero fare, avrebbero dovuto fare da tanto tempo. Abbiamo a che fare con un debito pubblico regionale dovuto soprattutto alla sanità che in questi 15-16 anni è stata gestita da un commissario governativo che invece di ripianare i debiti li ha aggravati e soprattutto non ha dato una sanità efficiente pubblica nel nostro territorio», ha riassunto i termini della controversia l’ex pm di Mani Pulite, Antonio Di Pietro. Insieme ai colleghi avvocati Margherita Zezza e Pino Ruta, ha curato il ricorso di Montesanto. «Chi rompe paga, un principio che ci insegnavano i nostri nonni, e la Regione dovrebbe riappropriarsi del diritto-dovere di occuparsi della sanità a 360°. Ma invece di farlo ancora oggi, avete notato, è assente, non si è presentata (la Regione non si è costituita nel giudizio, ndr)», ha concluso Di Pietro assicurando che comunque l’iniziativa non si fermerà al Tar Molise (è stata già avviata anche una class action).
«Confidiamo molto nella fondatezza delle ragioni che abbiamo speso dal punto di vista della sentenza di merito. Vedremo se c’è margine per una trattazione del merito a breve che è la fase più importante – ha sottolineato Ruta – perché definirebbe questa situazione. Quanto al resto, ci rimettiamo chiaramente al collegio, vedremo anche quali sono i margini di questo pronunciamento cautelare sommario provvisorio che il Tar intende adottare nelle more».

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