È morto lunedì mattina, poco dopo le 7.30, Papa Francesco. Il mondo si è svegliato più povero, orfano di un pastore che con la forza della semplicità, il coraggio della misericordia e la fermezza della tenerezza ha saputo parlare al cuore di credenti e non. Aveva 88 anni. Si è spento nella sua abitazione, a Casa Santa Marta, circondato dalla discrezione e dall’affetto di pochi intimi. La causa del decesso – un ictus cerebrale fulminante seguito da un collasso cardiocircolatorio – è stata confermata ufficialmente dal Vaticano.
Fino all’ultimo aveva mantenuto la sua abitudine mattutina: sveglia all’alba, colazione leggera, preghiera. Ma poco dopo le 7 ha avvertito un improvviso malore. I medici accorsi tempestivamente hanno potuto solo constatarne il decesso. In pochi minuti, la notizia ha fatto il giro del mondo. La piazza, come nel giorno dell’elezione e in quelli più drammatici della pandemia, si è riempita di silenzi e di lacrime. I fedeli accorsi hanno acceso candele, intonato Ave Maria, recitato rosari. Una scena di struggente partecipazione popolare.
Ieri mattina, le immagini del corpo di Bergoglio, adagiato nella sua semplice bara di legno chiaro (e, per sia espressa volontà, non sul catafalco e neanche nelle tre bare usate per i pontefici precedenti), hanno cominciato a circolare. Vestito con i paramenti rossi del lutto papale, la mitra e un rosario tra le mani. È stato composto nella cappella interna di Santa Marta, dove ha vissuto dal primo giorno del suo pontificato, rifiutando gli sfarzi degli appartamenti papali. Oggi – mercoledì 23 aprile –-la salma verrà traslata nella Basilica di San Pietro e resterà esposta fino a venerdì 25. I fedeli potranno rendere omaggio secondo i seguenti orari: mercoledì 23 aprile, ore 11-24; giovedì 24 aprile, ore 7-24; venerdì 25 aprile, ore 7-19.
La celebrazione delle esequie è fissata per sabato 26 aprile, alle 10, sul sagrato della Basilica Vaticana. Sarà il cardinale Giovanni Battista Re, decano del Collegio cardinalizio, a presiedere il rito. Non è previsto – per sua espressa volontà – il protocollo delle tre casse e nemmeno un catafalco sontuoso. Francesco ha chiesto una sepoltura semplice, sobria, in una cappella laterale della Basilica di Santa Maria Maggiore, da lui tanto amata. È lì che pregava prima di ogni viaggio, è lì che aveva detto avrebbe voluto riposare.
Il governo italiano ha proclamato cinque giorni di lutto nazionale. Le bandiere saranno a mezz’asta sugli edifici pubblici, le scuole osserveranno momenti di raccoglimento e tutte le manifestazioni istituzionali saranno sospese o rinviate. Un gesto dovuto a chi ha saputo rappresentare, con umiltà e passione civile, la coscienza più alta e luminosa del nostro tempo.
Attesi a Roma, sabato, capi di Stato, sovrani, primi ministri e autorità religiose da ogni parte del mondo. Le diplomazie si muovono senza sosta: saranno almeno un centinaio le delegazioni ufficiali. Una presenza massiccia, come avvenne per Giovanni Paolo II, segno tangibile dell’influenza mondiale di questo Papa “scomodo” e amatissimo.
Intanto, il Vaticano si prepara al Conclave. La normativa stabilisce che l’elezione del nuovo Pontefice debba avvenire tra il 15° e il 20° giorno successivo alla morte del Papa regnante. Dunque, tra il 5 e il 10 maggio, i cardinali elettori si riuniranno nella Cappella Sistina. In queste ore si stanno svolgendo le Congregazioni Generali, incontri preparatori tra i cardinali già presenti a Roma, per delineare il profilo del successore e le sfide che la Chiesa dovrà affrontare in questo scorcio di millennio.
Anche il Molise piange Papa Francesco e lo fa memore della storica visita del luglio 2014. Un sabato di sole e speranza, in cui Francesco abbracciò i lavoratori, i giovani, i malati, i detenuti. A Campobasso e Isernia le sue parole risuonano ancora nitide: «Il lavoro non è solo un mezzo di sostentamento, ma dignità, giustizia e speranza». In tanti, allora, videro in quel pontefice dal cuore argentino il volto nuovo della Chiesa: vicino ai poveri, ai migranti, agli ultimi.
Oggi, dalle parrocchie del territorio ai monasteri di clausura, dai Vescovadi al più remoto paesino montano, si moltiplicano le iniziative di preghiera e commemorazione. A Campobasso, Isernia e Termoli, i vescovi Colaianni, Cibotti e Palumbo celebreranno messe solenni in suo suffragio. Diverse amministrazioni comunali hanno già espresso l’intenzione di intitolare al Santo Padre piazze, scuole, centri di accoglienza. Anche i non credenti – come è accaduto spesso nel suo pontificato – si scoprono affranti.
Con Papa Francesco scompare non solo un Pontefice, ma un simbolo universale di umanità. Un uomo che ha portato il profumo del Vangelo tra le macerie delle guerre, nei vicoli delle favelas, nelle carceri, negli ospedali, nelle periferie esistenziali. Che ha avuto il coraggio di parlare di pace mentre il mondo si armava, di chiedere giustizia sociale mentre la forbice tra ricchi e poveri si allargava, di denunciare il clericalismo e gli abusi anche quando faceva male.
Il mondo lo piange. Il Molise lo ricorda con riconoscenza. La Chiesa – la sua Chiesa – si appresta a raccoglierne il testimone.
Lu.Co.