Chissà cosa ne pensano Antonio Battista e Gabriele Melogli se le cose fossero andate diversamente. Mi spiego meglio. Se il Partito Democratico non avesse avuto azioni di disturbo il Movimento 5 Stelle non sarebbe mai arrivato al ballottaggio e Roberto Gravina non sarebbe mai diventato sindaco. Stesso discorso per Melogli. Se qualcuno non gli si fosse messo di traverso Piero Castrataro non sarebbe mai diventato primo cittadino di Isernia. Visto come sono andate le cose nei due capoluoghi è una ammissione di colpevolezza. La politica dovrebbe essere un universo di culture, di competenze, di visioni buone per il futuro. Invece ha prevalso la povertà di idee, la causa del declino delle due città. Capisco che sia dura guidare un capoluogo. Devi scontrarti con le critiche e la diffidenza di un elettorato che prima ti premia e poi ti crocifigge. I risultati delle ultime regionali hanno ridimensionato sia Gravina che Castrataro. Gli elettori hanno premiato Roberti. Il loro modo di proporsi evidentemente non è piaciuto. Soprattutto a Isernia dove il centro destra ha totalizzato il 70% dei consensi. Un risultato inaspettato per lo schieramento progressista, scontato per Michele Iorio, Raimondo Fabrizio, Andrea Di Lucente, Roberto Di Baggio, Salvatore Micone, Mena Calenda e gli altri candidati che hanno fatto razzia di voti, portando al trionfo Francesco Roberti. Non sappiamo cosa accadrà al Comune di Isernia dove le acque nella maggioranza non sono molto tranquille. Sulla carta mancano due anni e mezzo, o poco più, alla fine della legislatura. Ma le sorprese sono sempre dietro l’angolo. Chi ha votato per Castrataro, oggi con il senno di poi, farebbe una riflessione se avesse minimamente saputo come sarebbero andate a finire le cose. Prima la cacciata della povera Scarabeo colpevole di chissà quale reato di lesa maestà, poi il tentato defenestramento dell’assessore Di Baggio, infine il cappio alla gola al consigliere Claudio Falcione. Quest’ultimo si è preso una bella soddisfazione mettendo in ginocchio il sindaco e i 14 consiglieri che gli sono rimasti fedeli. In un solo colpo il sindaco ha perso l’apporto di quattro consiglieri, compreso Falcione, che hanno votato insieme alla minoranza. Sono sicuro che se potesse tornare indietro il sindaco eviterebbe di portare in aula l’incompatibilità di Falcione. È stata una forzatura politica che probabilmente poteva essere evitata. E c’è ora chi sostiene che Falcione avrebbe dovuto astenersi. Chi lo pensa lo chieda al presidente del Consiglio e al segretario generale che lo hanno fatto votare e sono garanti della legittimità della seduta. Ciò che è accaduto nell’ultimo Consiglio dovrebbe portare il sindaco a più miti consigli e ad avere un rapporto uguale con tutti i suoi consiglieri e non con una ristretta cerchia di “consiliori” che finora lo hanno costretto ad essere troppo attendista e poco decisionista, in preda a una politica troppo divisiva che non premia. Castrataro è una persona intelligente che non può farsi sfuggire questa occasione per riflettere su qualche suo errore. Ora, però, dovrà gestire una fase molto difficile, vuoi perché potrebbe verificarsi qualche sorpresa nella nomina del nuovo presidente del consiglio comunale al posto di Paolino, vuoi per un eventuale rimpasto dell’esecutivo. Probabilmente le colpe non sono solo del povero Castrataro. Il malessere di Isernia dura da molto tempo e ha percorso una lunga, lenta traiettoria calante, interrotta solo da scosse esogene che hanno colpito la maggioranza. L’operatività della città è diventata un boomerang, nessuno si è più occupato del bello. Non si è realizzata neanche una rotonda, se non quella già programmata dalla passata amministrazione nei pressi del supermercato Lidl e i lavori infiniti in piazza Tullio Tedeschi sono la dimostrazione più lampante di come si gestiscono le criticità. Isernia si presenta all’osservatore esterno e al cittadino come una realtà difficile, in continuo declino e impoverimento sul piano economico per la chiusura o il trasferimento di molte attività artigianali e commerciali. Basti vedere quanto cartelli di affittasi o vendesi ci sono sul principale corso della città. Anche le feste religiose stanno scomparendo. La Madonna del Paradiso e la festività della Libera sono finite nel libro dei sogni. E bisogna ringraziare qualche privato o associazione se si tiene a galla qualche manifestazione che coinvolge i cittadini. Ricordo, prima di tutto a me stesso, che la bellezza la costruisce l’uomo, e quando all’uomo viene a mancare l’amore per le cose e per l’ambiente in cui vive, la bellezza sparisce. Non vorrei dare ragione al consigliere Giovancarmine Mancini quando parla dell’impegno dell’amministrazione profuso nelle relazioni internazionali in virtù degli ottimi rapporti con Obama. Anche l’impatto con la città per uno che viene da fuori non è piacevole, devo ammetterlo, eppure a Isernia ci sono cose bellissime da visitare. Ciliegina finale sulla torta il terreno di gioco dello stadio Lancellotta. Isernia è all’ultimo posto tra i 107 capoluoghi di provincia della graduatoria nazionale sulla qualità dei sistemi sportivi territoriali. L’indagine è stata realizzata da Pts per il Sole 24 Ore nell’ambito del progetto ‘Qualità della vita’. Nei giorni scorsi il sindaco ha precisato che saranno impiegati ingenti fondi per rifare il terreno di gioco dello Stadio Lancellotta, un nuovo campo sportivo in sintetico, piscina e quant’altro. Benissimo. Ma per come è ridotto il terreno di gioco dello stadio Lancellotta, duro come l’acciaio, dove il pallone rimbalza malissimo e dove è difficile imbastire una trama di gioco accettabile, difficilmente potrà essere di nuovo disponibile nel mese di ottobre. Salvo un miracolo. Il campo per essere agibile deve essere rifatto dalle fondamenta. Sempre che non si opti per un terreno d’erba sintetica di ultima generazione che agevolerebbe la vita a tutti. Ma qui ci vuole coraggio, anche perché si urterebbe qualche coscienza impigrita. La squadra allenata dall’ottimo Farrocco gioca un calcio spettacolo sul sintetico di Cerro a Volturno. In tre turni del campionato ha realizzato 18 gol. Rimanga lì a giocare se vuole vincere il campionato e divertire i tifosi. Ha acquistato giocatori con i piedi buoni come non si vedevano dai tempi di Cantoro e Tauà. Certamente il presidente Traisci e il tecnico Farrocco prima di tornare a giocare a Isernia vorranno essere certi che su quel terreno si può giocare a calcio. Il mese di ottobre si avvicina staremo a vedere se i lavori annunciati in conferenza stampa dal primo cittadino consentiranno all’Isernia di giocare sul terreno in contrada Le Piane. Ben vengano le migliorie annunciate dal sindaco. Ma poiché appartengo alla congrega di San Tommaso preferisco attendere il completamento dei lavori prima di esprimere un giudizio definitivo. Pronto a rimangiarmi tutto se i lavori permetteranno all’Isernia di tornare a giocare allo stadio Lancellotta. Continuo ad avere fiducia in Piero Castrataro e mi appello con tutte le mie forze affinché inizi un nuovo corso per una meravigliosa città.
A Campobasso, invece, si voterà il prossimo anno e la campagna elettorale è già partita. Assisteremo a una lunghissima ed estenuante corsa elettorale. C’è un clima di eccitazione che coinvolge tutti. Si è alla ricerca di tessere alleanze spurie che alla fine non troveranno mai le giuste divergenze soprattutto nella sfera del centro sinistra. Come fanno a governare Chierchia, Battista con i grillini che hanno combattuto per tutta la legislatura? Verrebbe la voglia di fermare la giostra e recuperare un pizzico di serietà chiedendo ai protagonisti dell’ultima legislatura di dedicarsi ai veri problemi che attanagliano la città capoluogo di Regione, abbandonata sempre più ad un insolito destino. Gli elettori giudicano i partiti non sulle scaramucce ma sulla soluzione dei veri problemi. Sono troppo grandi le cose che bisognerebbe fare. Mancano tutti i punti di riferimento. Le classi politiche sono inadeguate, perché nate da ideologie irrimediabilmente tramontate da molto tempo. Nella Divina Commedia Virgilio non arriva al Paradiso, abbandona prima: eppure rappresenta la ragione, che può essere utile per percorrere il proprio cammino, anzi è necessaria quando si deve scegliere tra il bene e il male. Ma quale amministratore sa decidere tra il bene e il male? La città capoluogo di Regione appare oggi stanca, senza idee, senza progetti e senza spinta. Insicura sul piano della sicurezza del cittadino, disordinata, poco accogliente, che ha necessità di avvalersi dei volontari della Caritas per ascoltare ed accogliere le richieste e le esigenze di centinaia di cittadini e immigrati stante la difficoltà dei Servizi sociali del Comune di fare fronte alle crescenti richieste di aiuti economici e di buoni pasto. Una città di cinquantamila abitanti che non offre nessuna prospettiva concreta, con un sindaco e assessori che dovrebbero essere più disponibili ad ascoltare e affrontare i problemi, le richieste e le esigenze della gente con maggiore facilità e senza ostacoli burocratici per capire meglio i problemi di una città che è stanca delle solite promesse e degli slogan ormai logori dal sapore elettoralistico del tipo: “faremo, provvederemo, interverremo”. Ora spetterà ai cittadini del capoluogo di Regione rimboccarsi le maniche e scegliere il nuovo Consiglio. Il centro sinistra farà bene ad affidarsi all’usato sicuro: il Partito Democratico che rappresenta ancora un punto di riferimento per molti. E Roberto Ruta ha dimostrato con i fatti di essere ancora determinante. Per quanto riguarda l’accordo con i 5 Stelle la strada è lunga e molto difficile da percorrere. Ma si sa in politica a volta la ragione non prevale. Il centro destra deve affidarsi a un nome nuovo. C’è chi sussurra il nome di Salvatore Colagiovanni. Riuscirà nell’intento di affacciarsi sul balcone di palazzo San Giorgio con la fascia tricolore durante i prossimi Misteri? Vedremo. Il mistero sarà svelato molto presto.
Pasquale Damiani

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