Rischio burnout per il personale del “Caracciolo” alle prese con turni massacranti, al limite del sopportabile e forse anche oltre quanto previsto dalle normative vigenti in materia di lavoro, con la Cisl Fp che minaccia di segnalare le violazioni contrattuali alle autorità competenti. Il burnout, per i non addetti ai lavori, è un insieme di sintomi che deriva da una condizione di stress cronico e persistente, associato al contesto lavorativo. Letteralmente significa “bruciato”, “esaurito” o “scoppiato”, aggettivi che ben rappresentano la condizione del personale dell’ospedale di Agnone, almeno secondo le dichiarazioni della Cisl Fp. Il rimedio? Assunzioni di personale infermieristico e socio-sanitario per l’ospedale altomolisano; non ce ne sono altri. È l’ennesima richiesta, un vero e proprio appello, avanzata dal sindacalista Bruno Delli Quadri, coordinatore delle professioni sanitarie in Molise per la Cisl Fp. Una sollecitazione che torna ad essere d’attualità proprio in ragione «degli innumerevoli pensionamenti e della riorganizzazione messa in essere dall’Asrem» presso il “Caracciolo”. La situazione al “Caracciolo” è questa: poco personale costretto a lavorare di continuo per coprire i turni, garantire ferie e malattie, e dunque a forte rischio burnout. Il disturbo dal 2019 è stato riconosciuto ufficialmente come una sindrome dall’Organizzazione mondiale della Sanità. La Cisl Fp non condivide la scelta dei «tagli lineari effettuati dall’azienda sanitaria presso il Laboratorio analisi del Presidio di area disagiata», spiega Delli Quadri. «Nonostante le richieste di personale, puntualmente ignorate, ci si ostina a trovare soluzioni estemporanee, non in linea con le normative contrattuali e legislative». Il sindacato chiede, infatti, «chi presterà l’assistenza infermieristica ai pazienti ricoverati quando il personale sarà chiamato ad effettuare gli esami ematici presso il punto prelievi situato esternamente sia al reparto di Pronto Soccorso e addirittura tre piani al di sotto della Medicina». Il pronto soccorso, inoltre, vanta una dotazione organica infermieristica che «deve coprire tutti i trasporti secondari per visite specialistiche e trasferimenti presso altre strutture sanitarie e ci sono ben cinque beneficiari, tra il personale, della legge 104». A conti fatti «un vuoto lavorativo di ben 15 giorni al mese che crea innumerevoli problemi organizzativi». Nel reparto di Medicina la maggior parte dei turni pomeridiani e notturni è coperto da un solo infermiere affiancato da un operatore socio sanitario, «pertanto – fa notare Delli Quadri – se l’unità infermieristica si allontana dal reparto per eseguire gli esami ematici, i pazienti rimangono senza assistenza». Oltre ai permessi della legge 104, riprende il sindacalista, «non bisogna ignorare le numerose limitazioni alla mansione specifica rilasciate dal medico competente aziendale vista anche l’età media piuttosto alta del personale, che crea ulteriori criticità». Allo stesso tempo il sindacato rimarca che «senza il ripristino di una pianta organica adeguata per permettere le ferie ai lavoratori, gli stessi devono sottoporsi a turni massacranti anche con doppie notti, cosa peraltro vietata dalle normative vigenti che non potrebbero non essere segnalate alle autorità competenti». Al momento nel presidio ospedaliero di Agnone, per via dei pensionamenti avvenuti, non sono presenti più coordinatori infermieristici: «un vuoto organizzativo non colmabile dalla Direzione Sanitaria di Presidio – spiega Delli Quadri – in quanto anche la posizione organizzativa della Uos risulta essere in quiescenza dal primo gennaio scorso». «Questa organizzazione sindacale – si legge nella nota siglata da Delli Quadri e dal segretario generale aggiunto, Anna Valvona – auspica l’istituzione di un tavolo tecnico da tenersi presso l’ospedale “San Francesco Caracciolo” di Agnone così da poter valutare sul posto le criticità evidenziate». «Per evitare di sottoporre al rischio di burnout il personale dell’ospedale – chiude la nota sindacale – la Cisl Fp chiede di rivedere l’assetto organizzativo della struttura sanitaria e di adeguare la pianta organica per dare modo all’utenza di usufruire di servizi sanitari all’altezza e in sicurezza con standard assistenziali in linea con quelli nazionali».

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