Altilia, patrimonio dell’Unesco: si può. Sarebbe un risultato straordinario quello per cui si stanno battendo alcuni cittadini di Sepino, grazie soprattutto al coinvolgimento nell’iniziativa dell’architetto Franco Valente, molto noto anche a Bojano e nell’area matesina per la sua incessante attività di tutela e promozione della cultura e della storia locale. «Sono stato contattato da alcuni cittadini di Sepino che hanno intrapreso quest’importante percorso – spiega l’architetto Valente -. In qualità di presidente della sezione molisana dell’Istituto italiano dei castelli, nonché componente del rispettivo Consiglio scientifico nazionale, sto elaborando una relazione per la candidatura a patrimonio dell’Unesco della nostra Saipins, Altilia Saepinum e la Sepino medievale». Relazione che sarà pronta entro un paio di giorni – annuncia l’architetto venafrano – per poi essere inviata a Londra per ulteriori accorgimenti. «La procedura di candidatura prevede la compilazione di un apposito formulario, allegato alle linee guida operative, ed il suo invio alla Cniu la quale, a seguito di un primo esame, procede ad inoltrare la domanda ai Ministeri competenti. Con questo documento, che spero possa essere accolto positivamente dalla commissione valutatrice dell’Unesco – commenta ancora – ho intenzione di rimarcare l’importanza dell’area proprio a partire dalle sue fortificazioni e dagli insediamenti più antichi. Sepino, Terravecchia, con l’Altilia, rappresentano infatti un incredibile unicum: al di là del valore storico e culturale dei singoli monumenti o dei luoghi di interesse di spicco, vorrei rimarcare infatti l’unicità dell’impianto urbanistico e della commistione di elementi sanniti, quindi pre-romani, romani poi e medievali della zona – afferma Valente -. Ad ogni modo procederemo quanto prima anche alla costituzione di un comitato, coinvolgendo esperti della cultura locale e cittadini interessati al fine di promuovere con forza questa candidatura. Se dovesse essere approvata – conclude – sarebbe un risultato importante per tutto il Molise ma anche una vittoria per chi ha sempre studiato, approfondito e riconosciuto l’importanza di luoghi che non hanno nulla da invidiare a quelli più comunemente noti nel resto del Paese e del mondo». Sarà il ministero dei Beni e delle Attività culturali e del turismo a valutare i contenuti della domanda e, ove si evidenzino i requisiti per una valida candidatura, dal dicastero entreranno in contatto direttamente con i proponenti per definire congiuntamente i contenuti della richiesta di iscrizione. Dal sito ufficiale dell’Unesco si apprende però come i tempi siano piuttosto lunghi: la prima fase della candidatura prevede la richiesta di iscrizione nella ‘Tentative List’ nazionale, con la quale lo Stato segnala al ‘World Heritage Center’ i beni per i quali intende chiedere l’iscrizione nell’arco di 5-10 anni. L’iter, quindi, potrebbe protrarsi molto nel tempo e ovviamente sull’esito non vi è certezza ma un riconoscimento del genere, qualora dovesse mai arrivare grazie all’impegno di professionalità e sensibilità come quelle di Franco Valente che tanto si battono per la valorizzazione del territorio, si sancirebbero ufficialmente l’identificazione, la protezione, la tutela e la trasmissione alle generazioni future di un patrimonio culturale e naturale che di fatto appartiene al Molise ma anche a tutto il mondo. Un’eredità del passato di cui noi oggi beneficiamo e che trasmettiamo ai posteri come fonte insostituibile di vita e di ispirazione. Dalle linee guida dell’Unesco si apprende infatti che ciò che rende eccezionale il concetto di patrimonio mondiale è la sua applicazione universale. È importante quindi, al fine di rientrare nella lista, che i siti candidati rispondano ad almeno uno dei 10 criteri previsti nelle linee guida operative, tra i quali – ad esempio – quello di mostrare un importante interscambio di valori umani in un lungo arco temporale o all’interno di un’area culturale del mondo, sugli sviluppi dell’architettura, nella tecnologia, nelle arti monumentali, nella pianificazione urbana e nel disegno del paesaggio, o – ancora – di costituire un esempio straordinario di una tipologia edilizia, di un insieme architettonico o tecnologico o di un paesaggio che illustri uno o più importanti fasi nella storia umana. È su punti simili che si incentra infatti la relazione dell’architetto Valente, che ha come scopo principale quello di sottolineare la straordinarietà di luoghi come la cinta muraria di Saipins, nella zona di Terravecchia: una fortificazione risalente al IV secolo a.C., a testimonianza di un insediamento italico poi rioccupato in età medievale. Ma Valente annuncia di soffermarsi, nella relazione, anche sul tessuto urbano di Sepino, sull’ubicazione e sulla storia della cattedrale di Santa Cristina, su quella del teatro e tanto altro. Uno studio, quello dello storico originario di Venafro, complessivo ed esaustivo che il comitato del patrimonio mondiale, che si riunisce una volta l’anno, sarà quindi chiamato ad esaminare nella speranza che da ciò possa scaturire una istruttoria tecnica dalla durata di circa un anno e mezzo che si snoderanno tra sopralluoghi, colloqui approfonditi con i proponenti e gli attori interessati, e i successivi passaggi istituzionali e burocratici. La speranza è che quindi un domani sia possibile per il Molise vantare questi siti come patrimoni mondiali dell’Unesco e che questo riconoscimento possa fungere da esempio anche per avviare nuovi percorsi di valorizzazione e sviluppo virtuosi per l’intera regione.
R.G.

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