Hanno accolto i presenti da perfetti padroni di casa, mostrando loro le camere, la cucina, con gli occhi pieni di gioia e una punta di orgoglio. Del resto quella di via Roma, d’ora in poi, sarà a tutti gli effetti la loro casa dove poter finalmente confrontarsi con la quotidianità – dalla spesa alle faccende domestiche – e conquistare quell’indipendenza a cui tutti hanno diritto. Un sogno reso possibile dalla forza e dalla determinazione di Giovanna Grignoli, presidente dell’Aipd Campobasso, insieme a Intesa San Paolo e Fondazione Cesvi, che ieri ha inaugurato ‘Una casa per domani’, un ambiente stimolante e protetto destinato ai ragazzi con sindrome di down. Al taglio del nastro non è voluto mancare Luca Trapanese, assessore al welfare del Comune di Napoli, padre single di Alba, «assente – ha detto sorridendo – perché qui a Campobasso fa davvero freddo e lei è reduce dall’influenza». Ma la piccola, adottata cinque anni fa dopo essere stata abbandonata alla sua nascita in ospedale, «è come se fosse qui», rimarca.
Il progetto, primo del suo genere in Molise, coinvolge 16 persone con sindrome di Down che, per un periodo di transizione di almeno 15 mesi, verranno suddivise in gruppi di 4 ospiti ciascuno e a rotazione faranno esperienza di convivenza 24 ore su 24. Il progetto riuscirà quindi a coinvolgere in misura uguale tutti i membri del gruppo che attualmente seguono le attività dell’Associazione ed hanno già raggiunto un livello minimo di autonomia personale. Beneficiarie saranno anche le 16 famiglie che verranno aiutate ad affrontare il doloroso quesito: che ne sarà di mio figlio dopo la mia morte? In questo modo i genitori saranno accompagnati in quel cambiamento culturale in un’età in cui sono ancora in grado di accettare il distacco e il figlio disabile può ancora incrementare il suo livello di autonomia. Ciò consente così alle famiglie di percepire il bisogno di residenzialità come un’opportunità di miglioramento della qualità della vita del proprio figlio, piuttosto che come una soluzione a una necessità emergenziale.
«È un sogno che si realizza per noi e soprattutto per i ragazzi – ha dichiarato Giovanni Grignoli – ma è anche un monito per le altre associazioni e un segnale da dare alle istituzioni. Questo è un progetto realizzato e finanziato da privati che però ha un termine. Dunque quello che oggi chiedo alla politica è che non rimanga un progetto sperimentale ma deve assolutamente andare a regime, anche in considerazione del fatto che la Legge 112 (il cosiddetto Dopo di noi, ndr) questo prevede. Qui in Molise questi fondi sono stati accantonati per altre emergenze, la mia richiesta è che quelle risorse tornino alla loro originaria destinazione».
I locali sono stati donati dalla Diocesi e grazie alla raccolta fondi, che ha raggiunto i 100mila euro, sono stati realizzati interventi di ristrutturazione, è stato arredato l’appartamento con tutto il necessario per renderlo confortevoli e vivibili, e sarà possibile sostenere i costi di affitto dell’appartamento, i costi della formazione dello staff di operatori dedicati, che assicurano la loro presenza nella casa 24h al giorno tutti i giorni della settimana, ma anche programmare e monitorare le attività da svolgere in casa, sia ordinarie che ricreative, parallelamente agli impegni lavorativi quotidiani degli ospiti e sostenere i costi ordinari di gestione della casa.
«Una casa per domani è un progetto che i ragazzi hanno accolto con grande favore – ha spiegato Sabrina Di Marco, operatrice dell’associazione Aipd – è vero che per genitori è una risposta ad un’emergenza, ovvero “cosa accadrà quando noi non ci saremo più”, ma i ragazzi la stanno vivendo come casa loro, una casa che diventerà la loro abitazione: sono loro a decidere con chi vivere, dove vivere e cosa fare in questa casa. Tutto ciò che abbiamo affrontato nel percorso di autonomia diventa centrale in questo progetto, come centrale è il loro protagonismo in un’esperienza in cui sono liberi di scegliere da soli ciò che vogliono per il proprio futuro».
«Un giorno importantissimo – le parole di Luca Trapanese – perché si iniziano a concretizzare i bisogni dei ragazzi con sindrome di Down e ascoltare le esigenze delle famiglie. Una struttura del genere, io spero che sia solo la prima, è una struttura unica perché dà il significato alla vita di tutti noi che è quello di avere la propria indipendenza, la propria autonomia, il proprio lavoro e la propria famiglia. Ed è questo che Giovanna Grignoli con Aipd sta costruendo da anni a Campobasso, un’eccellenza che va sostenuta.
Bisogna educare la comunità: la disabilità è una grande opportunità, una risorsa, non va vista come un problema ma come la capacità che ha ogni persona di essere diverso dall’altro. E sicuramente partire dall’abitare, dallo stare insieme, dal dare la possibilità a queste persone di sentirsi indipendenti e di vedere il loro futuro al di là della famiglia d’origine è una grande opportunità.
Oggi abbiamo dato è un segnale: le cose si possono fare, non ci vogliono tanti soldi ma la volontà e soprattutto la cultura rispetto alla disabilità che è quello che manca di più. Dobbiamo iniziare a sdoganare il concetto di normalità, chi può dire chi o cosa è normale? Siamo tutti imperfetti, difettati disabili. Quello che conta sono le nostre capacità».
«Contribuire alla creazione di una Casa che accolga persone adulte con sindrome di Down è motivo di orgoglio per Intesa Sanpaolo e l’ennesima dimostrazione di quanto il nostro Gruppo sia sempre vicino ai bisogni delle famiglie e delle persone. – ha concluso Alberto Pedroli, direttore regionale Basilicata, Puglia e Molise di Intesa Sanpaolo – Con il programma Formula, che supporta progetti dedicati a bambini, adolescenti, famiglie e anziani in situazioni di difficoltà, Intesa Sanpaolo conferma la propria vocazione di banca d’impatto, sensibile alle istanze sociali e alle specificità dei territori in cui opera. Anche a livello locale, quindi, esprimiamo il nostro ruolo di banca leader nelle iniziative di inclusione e sostenibilità».
md

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