All’ordine del giorno dei lavori del Consiglio regionale di domani c’è anche una mozione degli esponenti del Pd sull’impianto idroelettrico Pizzone II che Enel Green Power intende realizzare nell’area delle Mainarde, a ridosso di Castel San Vincenzo. Alla vigilia della seduta il Wwf Molise scrive una lettera aperta a tutti i consiglieri regionali esprimendo le ragioni per cui ritiene il progetto «insostenibile in quanto fuori luogo, fuori tempo e fuori scala».
«La trasformazione dei bacini di Montagna Spaccata e di san Vincenzo al Volturno in un sistema di bacino di accumulo appare alla Associazione scrivente irricevibile, in quanto le risulta che le indicazioni del PNIEC (Piano Nazionale per l’Energia e il Clima) richiederebbero, per l’installazione di nuovi impianti di accumulo, prima che si proceda all’avvio dei progetti di realizzazione, la delineazione di criteri localizzativi in accordo con le Regioni, anche al fine di evitare impatti negativi sull’ambiente. Questa Associazione non è al corrente della precedente definizione di detti criteri; pertanto, deve assumere che il progetto sia di carattere propositivo e che il dibattito debba vertere sulla questione della mera opportunità. La seconda, ma non meno secondaria questione, riguarda l’aspetto degli impatti negativi sull’ambiente, che maggiormente interrogano il WWF Molise, in accordo con il WWF Abruzzo. Siamo qui di fronte a una proposta progettuale che da una parte contribuisce ad una futura gestione del sistema energetico ma che si colloca in una area dalle spiccate caratteristiche e peculiarità ambientali e che richiede, per la sua realizzazione, una imponente mole di lavori, prolungata nel tempo. La proposta progettuale obbliga per questo a delle scelte, riscontrandosi molti elementi di contrasto tra l’intervento in questione e la localizzazione prescelta. È infatti significativo che si ragioni sul futuro di due invasi artificiali finalizzati, al loro concepimento, alla produzione di energia ma che nel tempo hanno occupato un posto ben diverso nel senso estetico dei luoghi: sono diventati zone umide preziose per la biodiversità e elementi di forte attrazione turistica. Di fatto, la dimostrazione, finora, che esigenze diverse possano coesistere, un bell’esempio di compatibilità. L’intervento però rischia di rompere gli equilibri e vanificare il tempo e le esperienze passate, volendo trasformare l’intero sistema in un impianto meramente ingegneristico, peraltro nella zona di pertinenza e di vicinanza ad una area di primaria importanza ambientale quale è il PNALM, assieme a zone appartenenti alla rete Natura 2000. Anche volendo ammettere che l’opera possa essere ritenuta urgente e strategica, bisogna pure riconoscere che essa possa arrecare un danno a tutti gli obiettivi ambientali individuati nell’accordo di Parigi (Green Deal europeo) e che sono definiti nella circolare RGS n. 33 del 13 ottobre 2022, dove si chiarisce il criterio del DNSH (do not significant harm – non arrecare danno significativo): emissioni di gas serra, attività delle persone e degli animali, stato dei corpi idrici, uso delle risorse naturali, inquinamento e protezione e ripristino degli ecosistemi e che nei luoghi in questione, pur con tutte le accortezze che si potessero adottare, risultano altamente probabili. L‘eccessiva vicinanza al territorio del PNALM e il coinvolgimento di fasce di rispetto e siti Natura 2000 non è di poco conto nei confronti di un’altra imminente attenzione a cui sono chiamati a rispondere i territori. È noto, infatti, che la Commissione Europea ha in corso la “Strategia europea per la biodiversità per il 2030” che mira ad espandere la rete delle aree protette fino al 30% del suo territorio e a dedicare una protezione di tipo integrale al 10% della superficie di tutti i paesi dell’UE. Definire dei vincoli di tipo ingegneristico proprio aI margine, se non addirittura all’interno di un’area di particolare valore e significato come il PNALM può rappresentare una scelta catastrofica per il futuro assetto del territorio nello stesso orizzonte temporale. Infatti, mentre possiamo sperare che alla conclusione dei paventati lavori dei bacini la situazione energetica, grazie a diversi e più pacifici climi politici e alla ricerca e sviluppo nelle nuove tecnologie, possa essere diventato un problema di minore emergenza, ben poche speranze abbiamo nell’immaginare un ambiente naturale che avrà ancora, se non fortemente tutelato, una buona capacità di fornire sufficienti servizi ecosistemici all’umanità. In questa logica si innesta anche il problema della biodiversità specifica, con la sostanziale corrispondenza dell’areale dell’orso marsicano, specie di interesse comunitario di cui alla Direttiva UE “Habitat” e della consapevolezza dell’importanza della risorsa idrica per specie particolari di flora e fauna. Vale la pena ricordare che i Siti di Interesse Comunitario, presenti in zona assieme al Parco Nazionale di Lazio, Abruzzo e Molise, sono stati a loro tempo istituiti in quanto ospitanti specie faunistiche e floreali di particolarissimo pregio, i cui habitat sono particolarmente delicati e poco inclini ad assorbire azioni di disturbo. In una area di tali particolari caratteristiche il consumo di suolo è intollerabile: Il Molise presenta già il valore più alto (576 m2/ab, oltre 200 m2 in più rispetto al valore nazionale che è di 359 m2/ab), ma in questi luoghi dalle caratteristiche idrografiche delicate, nuove installazioni, viabilità, impermeabilizzazioni, unite al taglio di boschi, agli scavi in roccia e falde, possono risultare devastanti. L’impatto delle opere, sia concluse che in fase di cantiere, è di certo insostenibile dal sistema turistico. Parco Nazionale, Abbazia di San Vincenzo, la presenza dei laghi assieme a centri visite e musei naturalistici e culturali creano un polo attrattivo importante e significativo, ampiamente pubblicizzato su siti di viaggi. Va riconosciuto che il settore turistico non è, sebbene recentemente in crescita, tra i settori trainanti l’economia regionale, ma esiste sempre la possibilità di svilupparne le potenzialità, sempre che, nell’attesa di tempi migliori e di generazioni educate ed attrezzate all’accoglienza, non si depauperino proprio quei beni che possano divenire risorse turistiche. L’ ultima riflessione riguarda probabilmente il tema politico che dovrebbe essere principale nella Regione Molise, vale a dire lo spopolamento. Ci si chiede se e come quest’opera potrebbe impattare sulle ragioni di permanenza. Le ragioni di permanenza in un territorio dipendono certamente dalla disponibilità di lavoro e dall’accesso a un reddito, ma, oltre a questo, a una adeguata qualità della vita, con la fruizione di servizi e il godimento di significativi rapporti sociali, assieme ad una soddisfacente organizzazione del tempo libero e una esperienza estetica gradevole, composta da paesaggi e produzioni enogastronomiche di qualità. La sfida sta nel ribaltare la logica, facendo discendere il lavoro, il reddito, da quello che c’è e non da quello che potrebbe arrivare. In conclusione, il progetto risulta insostenibile in quanto fuori luogo, fuori tempo e fuori scala. Probabilmente leggeri interventi di ammodernamento ed efficientamento degli impianti esistenti, la mitigazione di alcuni effetti visuali ed acustici che ad oggi esistono, una maggiore accortezza nella tutela e valorizzazione della risorsa idrica, sarebbero una strada da seguire per migliorare la produzione energetica con beneficio dell’ambiente e di chi in tale ambiente ancora trova ragioni di permanenza, sempre che chi è chiamato ad immaginare e realizzare il futuro abbia desiderio di continuare a farlo».

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