Settimane difficili vissute all’ospedale San Timoteo e al Cardarelli. Sono quelle trascorse con ansia da una famiglia termolese, ma non qualsiasi, visto che si parla della vicepresidente del comitato Molisanità L 113, Debora Staniscia, che ha il marito malato oncologico. Ha voluto descrivere quello che ha passato attraverso una diretta Facebook senza peli sulla lingua: «Vi racconto che significa avere un marito malato oncologico in Molise». Un intervento nel suo stile concreto e senza tanto per il sottile, dove ha preso a sberle sia la governance della sanità molisana, che la politica regionale. «Ringrazio a nome mio, di mio marito e della mia famiglia tutto il reparto di Medicina di urgenza che il 10 giugno scorso ha ricoverato mio marito, un malato oncologico, arrivato con febbre oltre i 39.5 e valori completamente sballati, occupandosi di lui in modo amorevole e professionale e prestando tutte le cure necessarie e anche di più di quanto fosse nelle loro possibilità fare. Ringrazio i medici Sorella e Santoro del Pronto soccorso di Termoli che insieme alla dottoressa Tartaglione hanno permesso il ricovero in reparto. Ringrazio fortemente il dottor D’Uva, giovane medico che ha speso tempo e parole ad ascoltare le nostre paure, i nostri dubbi e a rassicurarci sulle cure prestate e sulla loro riuscita. Ringrazio il dottor Corradi uomo davvero gentile e posato, uomo davvero gentile e posato, ringrazio Mariella, Stefania, Mattia, Giusy, Marilina, Bernardetta, Lucia, Marco e tutti gli altri che si sono impegnati nelle cure a mio marito e ci sono stati vicino e ringrazio naturalmente l’amico dottor Pranzitelli. Ma veniamo al punto: l’ospedale di Termoli è una grande risorsa per tutti. Gli operatori fanno davvero un lavoro immane e si fa una grande fatica a prestare soccorso a tutti coloro che vi arrivano perché oltre alla carenza di personale non vi sono i mezzi necessari per prestare aiuti. Non abbiamo camere sterili dedicate a chi arriva con valori di forte neuropatia come mio marito, rischiando così delle infezioni, non abbiamo reparti sufficienti e attivi a far fronte alle emergenze che arrivano, non solo come la nostra ma anche di altra natura. Gli operatori sono stanchi, delusi anche loro da tanto aspettative deluse e da troppo tempo abbandonate aspe stesse. Ci sono sicuramente operatori così come succede altrove che non dovrebbero occupare quel posto ma questo non deve andare a discapito di chi invece lavora, lavora bene e in modo professionale ed amorevole usando davvero pochi mezzi. Negli occhi di alcuni ho letto stanchezza, tanta! E la politica con tutti i vari direttori di ordine e grado continua il gioco della pantomima di chi fa concorsi e di chi fa proposte di legge che non serviranno a nulla. Sembrano, a distanza, di pochi mesi svegliarsi dal loro torpore e dagli impegni delle varie sagre per ritornare al problema della sanità, che si sa attira sempre l’attenzione. Ma questo gioco ha stancato perché di fatto non è stato fatto nulla e in una regione come il Molise tre ospedali non ne fanno uno buono perché ognuno di essi ha i suoi problemi, a partire dal personale che manca! Quando poi sento dire che un laboratorio analisi deve rimanere aperto, non perché è utile alla cittadinanza e per far ripartire la sanità e dare un servizio ai cittadini ma per poter fare accordi con l’Abruzzo, lì si concepisce perfettamente la priorità della nostra classe politica e dei direttori e quelle che sono le reali tensioni di chiudere a discapito delle chiacchiere morte. È una vergogna assoluta e i cittadini e i sindaci tutti dovrebbero schierarsi insieme e prendere finalmente te una posizione netta e chiara a tutela della popolazione a discapito anche delle proprie appartenenze politiche. Grazie ancora al nostro ospedale».

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