Quando si conoscerà ufficialmente la sua identità e soprattutto gli si darà una degna sepoltura, forse, la ferita che ancora sanguina a distanza di un anno nella società termolese comincerà a rimarginarsi. A questo stanno lavorando sia la Caritas diocesana che l’associazione Città invisibile-Faced, che due sere fa, sul sagrato della chiesa di Sant’Antonio, hanno ricordato la tragedia di Pozzo Dolce, del 29 novembre 2023. Un momento di riflessione e commemorazione, nel solco di quanto avvenuto dal mese dopo il rogo costato la vita a un 30enne romeno (N.). Assemblee, fiaccolata, incontri, per mettere in moto un’azione solidale e una rete nel territorio, per evitare altri senza dimora trovassero la morte per strada. Uno striscione esposto, dove ci si sofferma su comunità, diritti e persone. Decine le persone che vi hanno partecipato, nonostante il maltempo, con la parola presa da Francesco De Lellis, Vito Chimienti e Roberto De Lena, ma anche con la testimonianza di uno dei 12 senza tetto che hanno trovato ospitalità e riparo in 3 appartamenti gestiti dall’associazione che attraverso il centro diurno è punto di riferimento dei più deboli. Gli operatori sociali, presenti anche altre associazioni di volontari, vedi i City Angels, vogliono costituire davvero una rete di protezione sociale, una solidarietà attiva e inclusiva, che non faccia sentire abbandonato nessuno al proprio destino. Un messaggio rivolto alle istituzioni locali, ovviamente, ma anche a chi ha case di proprietà che tiene chiuse o che avvia alla cosiddetta “turistificazione”. Argomenti approfonditi nell’assemblea riunitasi dopo la celebrazione del momento collettivo all’aperto, nella sala del centro pastorale diocesano Ecclesia Mater.

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