Eh no! Non è bel periodo per l’amministrazione comunale di Venafro. Dopo la batosta della Corte dei conti che ha bocciato il piano di riequilibrio finanziario, ieri l’altro, 23 maggio 2022, la Regione Molise ha revocato a Palazzo Cimorelli un finanziamento di circa 600mila euro destinato all’ottimizzazione del sistema di raccolta differenziata porta a porta per i Comuni di Venafro, Conca Casale, Sesto Campano e Pozzilli, ovvero, alla realizzazione dell’ecocentro.
Leggendo la determinazione assunta dal direttore del II Dipartimento della Regione Molise pare che l’inadempienza sia riconducibile, in particolare, al Comune di Sesto Campano.
Va tuttavia detto che il finanziamento appena revocato era già stato oggetto di una precedente revoca nel 2016 («con deliberazione della giunta regionale numero 337 del 30 giugno 2016 il suddetto intervento era stato definanziato al fine di scongiurare la perdita delle risorse […] a causa della impossibilità di assumere le obbligazioni giuridicamente vincolanti – OGV – nei termini all’epoca vigenti»). Non sono dunque bastati gli ulteriori sei anni trascorsi per evitare di perdere più di mezzo milione di euro, 568.784,96 euro, per l’esattezza.
Dall’atto di revoca si apprende che nel 2018 è stata approvata la proposta di riprogrammazione dei fondi destinati all’ecocentro e nel 2021, «a conclusione dell’iter istruttorio del progetto esecutivo debitamente riapprovato dall’ente attuatore (Comune di Venafro, ndr) e fatto proprio dagli altri Comuni (Conca Casale, Pozzilli e Sesto Campano, ndr) […] è stato concesso al Comune di Venafro, nella sua qualità di ente attuatore, un finanziamento complessivamente pari a 568.784,96 euro».
Quando la Regione ha concesso (per la seconda volta) il finanziamento, ha contestualmente approvato il progetto esecutivo e il disciplinare «riportante le condizioni a cui era subordinata la concessione […], fra cui la data entro la quale […] conseguire le obbligazioni giuridicamente vincolanti, espletando le procedure di gara». Ovvero, il 31 marzo 2022.
Il 25 marzo scorso, dunque meno di una settimana prima della scadenza del termine concordato, il Comune di Venafro, nella qualità di ente attuatore, ha «richiesto – si legge nella determinazione di revoca – una proroga di 180 giorni alla scadenza fissata per il conseguimento delle obbligazioni giuridicamente vincolanti, a causa di una non meglio precisata necessità di ridefinire diversi aspetti di dettaglio delle opere previste avanzata dal Comune di Sesto Campano, come si evince dalla corrispondenza intercorsa tra l’ente attuatore e il Comune di Sesto Campano, trasmessa in allegato alla suddetta nota».
La richiesta, ovviamente, non è stata accolta, poiché la Regione non ha ravvisato «la presenza degli elementi necessari a garantire il conseguimento dell’OGV entro i termini stabiliti e ritenendo, quindi, improcedibile la richiesta di proroga presentata dall’ente attuatore».
Nel merito – si legge nell’atto – «non sono giunti riscontri tesi a meglio giustificare la richiesta di proroga avanzata e/o a dare prove concrete della possibilità di conseguire l’OGV entro i tempi stabiliti o, viceversa, a evidenziare una rinnovata volontà di realizzare l’intervento secondo il progetto attualmente approvato». E, ancora, «l’ente attuatore (Comune di Venafro, ndr) non ha mai indicato specifiche problematiche tecniche e/o amministrative che hanno ostacolato la realizzabilità dell’intervento entro i tempi prestabiliti e non ha individuato alcun cronoprogramma delle iniziative finalizzate a garantire il conseguimento dell’OGV entro il termine di durata della proroga richiesta».
Sembra di capire che Venafro e gli altri Comuni non solo hanno disatteso gli impegni assunti con la Regione, ma nemmeno hanno fatto nulla per non perdere il finanziamento. Che, va detto anche questo, non è escluso possa essere nuovamente riprogrammato e riassegnato agli stessi enti.
Stiamo tuttavia parlando di uno stanziamento già revocato nel 2016 e che quindi sarà stato assegnato per la prima volta almeno una decina di anni fa.
Se un’amministrazione locale non è in grado di spendere 600mila euro in un così lungo lasso di tempo, c’è poco da ipotizzare. È evidente che c’è qualcosa che non va. Ed è altrettanto evidente che qualcuno – incluso chi tecnicamente si occupa dei finanziamenti – non ha fatto fino in fondo il proprio dovere.

ppm

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