Un grave episodio di violazione della privacy e molestia ha scosso il mondo medico nel settembre del 2022. Un ginecologo, all’epoca dei fatti in servizio presso l’ospedale “Gemelli Molise” di Campobasso, è stato rinviato a giudizio con l’accusa di aver nascosto una telecamera all’interno dello spogliatoio dei medici, con l’intenzione – su questo teorema si basa l’accusa –, di filmare due dottoresse mentre si cambiavano gli abiti all’insaputa delle stesse.
L’episodio venne scoperto casualmente dalle vittime, una dottoressa specializzanda e una collega cubana in trasferta temporanea in Italia, che notarono una webcam abilmente occultata nel loro spogliatoio. L’apparecchio era attivo e trasmetteva immagini in tempo reale, una scoperta che gettò le due donne in un profondo stato di shock. Entrambe decisero di abbandonare il loro posto di lavoro a Campobasso, ritenendo insostenibile tornare in un ambiente in cui si erano sentite violate e umiliate.
Dopo le denunce sporte contro ignoti, le indagini hanno portato all’individuazione del presunto responsabile: un medico ginecologo in servizio presso la struttura. Nonostante una iniziale richiesta di archiviazione da parte della Procura di Campobasso, l’opposizione dei legali delle due vittime, gli avvocati Mariano Prencipe e Giorgio Barletta, ha portato il giudice per le indagini preliminari a disporre l’imputazione coatta. Il 5 febbraio scorso, il giudice D’Agnone ha dunque deciso il rinvio a giudizio dell’imputato. I legali delle vittime, costituitesi parti civili, si dicono fiduciosi nell’operato della giustizia e auspicano una condanna esemplare.
Nel frattempo, l’ospedale in questione ha cambiato nome e gestione, assumendo oggi la denominazione di Responsible Research Hospital. L’attuale governance, completamente estranea ai fatti, ha dato mandato ai propri legali di costituirsi parte civile nel procedimento, a tutela dell’immagine della struttura sanitaria. La nuova direzione tiene a evidenziare il danno alla reputazione subito e ribadisce la propria totale estraneità agli eventi del passato, impegnandosi a garantire un ambiente di lavoro sicuro e rispettoso per tutto il personale.
A seguire il dossier, per il Responsible, è l’avvocato Fabio Verile che all’epoca dei fatti aveva predisposto anche una contestazione disciplinare (poi però il medico in questione si dimise). «Sicuramente l’ospedale si costituirà parte civile – conferma il difensore a Primo Piano – poiché è soggetto danneggiato dal reato, avendo subito danni all’immagine e alla reputazione. Dalle condotte contestate dal’accusa naturalmente la struttura prende le distanze e le stigmatizza nella maniera più assoluta e si prepara quindi a chiedere il risarcimento dei danni».
ppm