Cambia lo scenario, Azione e Iv sono fuori dal centrosinistra e probabilmente insieme nel Terzo polo, e il centrodestra aumenta il vantaggio nelle proiezioni dell’Istituto Cattaneo. I collegi uninominali del Molise, Camera e Senato, da “sicuri” diventano “blindati” per il centrodestra. Le stime sono state elaborate sempre in base ai risultati delle Europee e ai dati degli ultimi sondaggi.
Non è un caso quindi se da quando, domenica, Calenda ha rotto il patto siglato col Pd solo cinque giorni prima le voci di candidati “stranieri” in particolare per Forza Italia o per la componente centrista dell’alleanza si sono fatte insistenti. Big e colonnelli sono alla disperata ricerca di un posto al sole. In tempi di magra anche i due del Molise fanno gola. «La coperta è corta», ammettono dirigenti di partito che stanno seguendo le evoluzioni in contatto con Roma. Non per tutti allo stesso modo in verità. Giorgia Meloni, che nel 2018 prese meno della metà dei voti che i sondaggi (e il voto delle amministrative) oggi le accreditano ha solo una cinquantina di parlamentari da sistemare e altrettanti aspiranti da piazzare nei collegi che le toccano nella ripartizione interna (in totale 98). Mentre la Lega, nel 2018 secondo partito, è già in affanno a blindare gli uscenti. Forza Italia ancora di più (avrebbe chiesto in queste ore altri collegi). Sono diminuiti i seggi, per via della riduzione di deputati a senatori (400 contro i 630 di prima), e tutti vorrebbero quelli sicuri.
L’incastro fra ambizioni, compensazioni, quote di genere ed equilibri di partito è complicatissimo. Fioccano ipotesi di candidature su collegi uninominali con paracadute su listini proporzionali. Sono proprio le ipotesi che potrebbero vedere catapultato in Molise qualche novello La Loggia (il ministro forzista che nel 2008 portò via il seggio a Rosario De Matteis optando inaspettatamente per il Molise fra i vari collegi in cui era stato candidato e risultava eletto). Ma attenzione, ci si può candidare in un solo collegio maggioritario e al massimo in cinque proporzionali. E adesso non si può optare: se si vince nel maggioritario il seggio scatta automaticamente (in questo caso le dimissioni porterebbero a elezioni suppletive perché il Rosatellum non prevede un meccanismo per individuare il subentrante), nel proporzionale si viene eletti dove la lista è andata peggio.
In questo clima abbastanza caotico nelle ultime ore ha guadagnato spazio l’indiscrezione secondo cui – contrariamente alle prime proiezioni – a Forza Italia toccherebbe il Senato maggioritario e a Fratelli d’Italia la Camera. Un avvicendamento che penalizzerebbe la deputata Annaelsa Tartaglione che è troppo giovane per essere candidata a Palazzo Madama. Resiste il coordinatore di FdI Filoteo Di Sandro che cambierebbe solo ramo del Parlamento. Lui stesso però a Primo Piano dichiara che al momento non c’è «ancora nulla di concreto» nella ripartizione dei collegi. Sono chiacchiere, per ora. «Nei prossimi giorni ne sapremo di più».
Tartaglione resta abbottonata. Per lei sarebbe pronta una candidatura in un listino plurinominale ritenuto sicuro. A quel punto si tratterebbe di individuare il nome per il Senato. Insieme al partito, assicura lei.
Ma è ancora tutto in alto mare, pare di capire. I bene informati scommettono che le candidature non verranno definite prima della metà della prossima settimana.
Di Sandro, intanto, lunedì ha inviato a Roma le disponibilità alla candidatura per Fratelli d’Italia. Nell’elenco, lui stesso e la consigliera regionale Aida Romagnuolo. Per entrambi l’intenzione di correre era già nota. Ci sarebbero anche, il responsabile organizzativo del partito Luciano Paduano, il coordinatore provinciale di Campobasso Costanzo Della Porta, l’avvocato Giovancarmine Mancini ed Elisabetta Lancellotta, capogruppo a Isernia e consigliera nazionale del Coni. Non ci sono invece – per stare agli uomini più in vista di FdI in Molise – Iorio, Pallante e Scarabeo.
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