Il generale insiste: al Cardarelli persistono «situazioni incompatibili», ne propone svuotamento e bonifica e rilancia il progetto di un centro Covid a Larino. Costo dell’operazione poco meno di 6,5 milioni.
Come aveva anticipato a margine della «visita ispettiva» compiuta nell’ospedale di Campobasso mercoledì, il giorno dopo Angelo Giustini ha inviato la sua relazione a Roma (in indirizzo il premier Conte, i ministri Gualtieri e Speranza, il commissario per l’emergenza Arcuri, il viceministro Sileri, i componenti del tavolo tecnico, il sindaco di Campobasso e i vertici di Asrem e Salute Florenzano, Scafarto, Lastoria e Gallo). Il dossier è stato inviato per conoscenza pure al governatore Toma, agli assessori e ai consiglieri regionali.
Ho verificato, scrive il commissario della sanità molisana, «quanto già segnalatomi dal rapporto del Comando dei Nas di Campobasso, da me inviati precedentemente per un sopralluogo, circa il persistere di situazioni incompatibili nello stesso ospedale in ragione della copresenza di pazienti Covid e no Covid, nello svolgimento di prestazioni di assistenza sanitaria, nonché circa la recente insorgenza di cluster nei vari reparti di chirurgia e medicina. Tale grave situazione ha portato alla chiusura dei reparti di chirurgia per patologie ordinarie con blocco dell’attività operatoria e funzionante solo per pazienti in urgenza». Giustini segnala anche il rischio potenziale derivante dall’assenza, di fatto, di una terapia intensiva no Covid al Cardarelli e il trasporto (avvenuto già più volte) di pazienti operati a Campobasso in terapie intensive di altri ospedali regionali.
Spiega infatti il commissario: «Le terapie intensive in numero di 12 posti letto sono spesso occupate solo per pazienti Covid, rendendo inaccessibile l’uso per pazienti no Covid, pena per quest’ultimi (ove necessario) il trasporto degli stessi in ambulanza presso altre terapie intensive degli ospedali della Regione».
E mentre dall’Asrem replicano alle sue dichiarazioni sulle separazioni allestite con la relazione del primario di anestesia Flocco che attesta la sicurezza di percorsi e aree contigue, Giustini nel rapporto che invia a Roma ribadisce: «Nella mia visita ispettiva ho verificato la presenza di un corridoio in comune per recarsi al reparto malattie infettive e reparto di terapie intensive» nonché «la separazione tra il blocco operatorio per pazienti Covid e no Covid tramite una parete realizzata con panelli di compensato, con l’assenza di chiusura della finestra in alto a tale parete» che «provoca il passaggio d’aria tra i due blocchi operatori. Inoltre, la presenza di un tubo volante che trasporta ossigeno da un reparto all’altro, posto con modalità raffazzonata, non garantisce l’adeguata sicurezza».
Cosa propone, dunque, Giustini?
Di riprendere il progetto Larino centro Covid, come prima ipotesi. Quindi di allestire al Vietri un’area con 14 posti di terapia intensiva e 20 di semi intensiva, rendere poi funzionale il pronto soccorso e acquistare 4 ambulanze. Costo impianti e apparecchiature oltre ai mezzi: 2,2 milioni circa. Per il personale, compreso quello delle ambulanze, calcola invece 4,2 milioni.
In alternativa, Giustini suggerisce di trasferire i pazienti Covid a Isernia o Termoli (dedicandolo quindi alla cura del SarsCov2), bonificare il Cardarelli e riattivarlo in breve tempo essendo l’unico dea di 1° livello per le patologie tempo dipendenti (no Covid) del Molise. O,viceversa, Cardarelli unico ospedale Covid fino all’ultimazione dei lavori dell’hub previsto e autorizzato all’ex hospice di Tappino e trasferire a Isernia tutta l’assistenza ordinaria.
Ribadisce anche, il generale, la richiesta di estendere il decreto Calabria (con poteri, funzioni e risorse umane aggiuntivi) al Molise, nonché la convenzione fra la Protezione civile nazionale ed Emergency individuando anche medici militari o stranieri – fa cenno a molte domande inviate da medici del Venezuela alla struttura commissariale – che possono essere reclutati ai sensi del Cura Italia.
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