Istituito con la legge 92 del 2004, il Giorno del Ricordo, il 10 febbraio di ogni anno, conserva e rinnova la «tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale».
Da molti anni continuano la riflessione e l’approfondimento sulla storia e sugli eventi che caratterizzarono gli ex territori italiani della Dalmazia e dell’Istria, dal momento in cui passarono all’Italia nel 1918 fino al ritorno definitivo di Trieste all’Italia (1954) e alla firma del trattato di Osimo che confermò i confini usciti dal Trattato di Parigi del 10 febbraio 1947. Anche le istituzioni e gli esponenti politici molisani ricordano i massacri delle truppe jugoslave di Tito. E spicca l’assenza di messaggi, anche solo di maniera, da Pd e 5s.
Si tratta, sottolinea l’eurodeputato Aldo Patriciello, di pagine di storia «che meritano di essere lette per intero. È triste pensare alla sorte toccata a tanti, troppi italiani in Istria, Dalmazia e Venezia Giulia nel corso della seconda guerra mondiale: vittime prima della follia nazionalista e poi, nei decenni successivi, del pregiudizio ideologico che ne ha soffocato la memoria. Oggi che invece è possibile riflettere serenamente sull’orrore di quel periodo storico, abbiamo il dovere di ricordare degnamente la sofferenza di tutti coloro che persero la vita, subirono violenze o furono costretti ad abbandonare per sempre le loro case. Una sciagura nazionale sottovalutata e ignorata per anni, diventata finalmente storia condivisa e accettata grazie all’instancabile tenacia degli esuli e dei loro discendenti. Una ferita sanguinante sul volto non solo dell’Italia ma del continente intero che solo grande avventura di un’Europa finalmente libera, democratica ed unita ha saputo, in parte, guarire. È una lezione che non dobbiamo mai dimenticare – conclude – Un monito da tramandare alle generazioni presenti e future, un insegnamento per quanti credono nel valore della pace e della solidarietà tra i popoli».
«I crimini contro l’umanità non hanno bandiera, né colore politico o attenuanti ideologiche. Quello che accadde, a partire dal 1943, alle comunità italiane, giuliano-dalmate e istriane, è stata una tragedia sulla quale per tanto tempo si è taciuto. Finalmente, dal 2004, il Parlamento italiano, con la legge 30 marzo numero 92, ha istituito il 10 febbraio come Giorno del Ricordo, riconoscendo adeguata dignità alla memoria di questi martiri», mette in evidenza il governatore Donato Toma. A suo parere, «si è trattato di un doveroso atto riparatorio nei confronti di quanti furono oggetto di una spietata persecuzione, messa in atto dai partigiani titini. A subirne indiscriminatamente le conseguenze furono inermi cittadini, la cui unica colpa era quella di essere italiani. Oggi, senza infingimenti, possiamo ricordare e onorare quelle vittime e quegli esuli, rompendo il silenzio che per troppo tempo li ha circondati».
Aggiunge il presidente del Consiglio regionale Salvatore Micone: «Per molti anni, troppi, di questi accadimenti, che coinvolsero decine di migliaia di persone come vittime dirette di violenze inenarrabili e di uccisioni sommarie attraverso il loro occultamento nelle foibe, e che portarono al peregrinare per la penisola di circa 300mila esuli italiani che dovettero lasciare le proprie case in Istria, non si è trovato spazio nel dibattito storico, culturale ed educativo di questo nostro Paese». Ma l’Italia, aggiunge, «potrà guardare al futuro con speranza e coralità di intenti e con prospettive di crescita armonica sia sociale che culturale solo se saprà elaborare un memoria condivisa del passato». Dunque, il suo auspicio, «questo Giorno, e i tragici eventi che commemora (…) debbono essere anche di sprone all’intero Paese a guardare indietro al nostro passato, a non aver paura di confrontarci con esso e a saperne fare una valutazione storica pacata, oggettiva e complessiva».
L’esponente di Fratelli d’Italia Massimiliano Scarabeo polemizza con il collega di partito Quintino Pallante, assessore dell’esecutivo Toma, perché il 9 febbraio 2020 il Consiglio regionale approvò una mozione che impegnava il presidente della Giunta a sottoscrivere un protocollo d’intesa con l’Ufficio scolastico regionale «per sostenere le iniziative promosse dalle scuole di primo e secondo grado in occasione del “Giorno del ricordo”. Da allora il nulla». Nonostante nel governo di Palazzo Vitale sieda «quale figura di spicco l’assessore di Fdi Pallante, non è stata mai data attuazione alla mozione, differenziandosi dalle altre regioni d’Italia dove la giornata del 10 febbraio viene vissuta dandole l’importanza storica che merita».

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