Presidente Gian Franco Massaro, da sempre punto di riferimento del volontariato, ora anche a capo di un movimento culturale-politico. In che modo sono legate le due cose e com’è nato questo progetto?
«Il movimento nasce dal basso, vuol essere un soggetto aggregatore capace di analizzare i problemi, filtrare le informazioni e promuovere progetti concreti nell’interesse della nostra regione. Ecco, noi vorremmo riuscire a mobilitare le energie e le intelligenze presenti nelle nostre società, per migliorare le politiche pubbliche e renderle più rispondenti ai bisogni di tutti. Il Molise è più di una regione: è la nostra vita, il nostro impegno e questo proprio grazie alle energie che da sempre mettiamo al servizio degli altri, dei più deboli della società. Gli operatori delle associazioni di volontariato conoscono i problemi veri delle persone e intervengono senza remore, spesso anche senza l’adeguato sostegno delle istituzioni. Vogliamo un Molise che funzioni, che cresca e crei lavoro, che curi e che includa. Vogliamo una regione sana, perché Benessere, Salute e Natura siano interconnessi. La più grande sfida per il futuro è offrire alla nostra regione il meglio di noi stessi».
Una delle vostre priorità è l’attenzione alla disabilità. Attraverso l’impegno sociale siete a contatto con persone fragili, che hanno difficoltà anche nelle attività quotidiane, quali interventi avete in mente per loro?
«La disabilità è un punto fondamentale della nostra azione, diversi sono gli obiettivi da raggiungere. La prima cosa da fare è costituire un Osservatorio Regionale che possa effettuare un censimento delle diverse tipologie di disabilità, dalle più gravi alle meno gravi, distinguendole tra di loro. Ad oggi si conoscono solo dati e numeri molto indicativi, costruiti proprio dalle associazioni. Tra l’altro le organizzazioni del settore trovano evidenti ostacoli e difficoltà nelle loro attività anche a causa delle nuove norme, di recente emanazione, previste dalla legge sulla privacy e quindi la costituzione di un Osservatorio Regionale potrebbe superare questo problema. Gli altri passaggi da prevedere nell’immediato sono l’apertura di uno sportello della disabilità che diventi un punto di riferimento per le famiglie e i per gli stessi disabili; l’integrazione socio-sanitaria, diretta e indiretta, favorita dalla Regione; l’implementazione dell’assistenza domiciliare e la presenza degli ambiti territoriali, perché spesso le famiglie sono abbondonate».
State mettendo a punto un programma articolato e che spazia su tutti gli ambiti che toccano il cittadino. Per la sanità, ad esempio, cosa avete in mente?
«Una sanità pubblica di qualità, digitalizzata e che sia realmente presente sul territorio. Gli ospedali devono essere più accoglienti, con elevati livelli di professionalità e di confort, e seguire nuovi modelli innovativi che prevedano cure integrate e modellate sulle persone e interazione reale tra il socio sanitario. È necessario ‘umanizzare’ maggiormente i servizi, mettere al centro il malato e puntare su risorse umane di qualità. Innalzando gli standard si riuscirebbe anche a far tornare i nostri migliori medici e i manager che nel corso degli anni sono andati fuori regione. Alzare la qualità del comparto, quindi, non solo darebbe sollievo all’utenza, ma potrebbe risolvere anche l’atavica carenza di personale che caratterizza il Molise, purtroppo».
Sulla scuola invece qual è la vostra idea?
«Partiamo anche qui dal territorio con una scuola che sia una ‘casa della cultura’ e una vera eccellenza, a tutti i livelli, in grado di educare e al contempo combattere lo spopolamento. I giovani sono il presente, oltre che il futuro, quindi occorre creare le condizioni per consentire loro di fruire di servizi di alta qualità, come ad esempio indirizzi montessoriani, percorsi didattici internazionali, attività che garantiscano sbocchi lavorativi e borse di studio da istituire in collaborazione con l’Università. Anche per la scuola il nostro programma guarda alla sinergia con le altre componenti della società. Pensiamo anche ai micro nidi nelle aziende e a ottenere proprio dai privati investimenti sulla principale agenzia educativa del Paese».
Un altro problema di cui soffre il Molise è l’emigrazione dei giovani. Ragazze e ragazzi vanno via anche dai grandi centri di questa regione per trovare opportunità che obiettivamente qui non ci sono. Com’è possibile secondo lei arginare il fenomeno?
«La generazione dei millennials è quella più precaria per eccellenza, con grandi difficoltà di inserimento lavorativo e orizzonti di progettualità limitati. Stando agli ultimi dati, su un totale di 294.294 abitanti solo il 20% (pari a 59.961) è composto da giovani fra i 15 e 34 anni, il che determina un indice di ricambio della popolazione attiva pari a 141,3 anni. Questo dato, ovviamente, ha delle serie ripercussioni sulla qualità della vita dei giovani in Molise e sulle loro opportunità. Contestualmente ai processi di invecchiamento e contrazione demografica si è assistito a un impoverimento del sistema di welfare che ha trascurato i giovani e determinando indirettamente la loro fuga da un territorio divenuto poco inclusivo per le nuove generazioni. Per evitare questo spopolamento si dovrebbe investire di più: dalla garanzia di servizi sociali dignitosi, all’istruzione di ogni ordine e grado, di infrastrutture decenti, ridurre il gap infrastrutturali di accessibilità, dai trasporti alla banda larga».
Da recenti studi sui diritti dell’Infanzia e sulla presenza del bullismo sono emersi dati allarmanti che parlano di povertà educativa e di un forte disagio. Per agire in maniera mirata, sostenere i giovani e farsi comprendere da loro quale potrebbe essere lo strumento più efficace?
«Guardando ai giovani il quadro che caratterizza il Molise appare chiaramente contrassegnato da tematiche socio-strutturali: progressivo spopolamento e alti tassi di immigrazione fuori regione, abbandono precoce del ciclo dei corsi di istruzione, inattività, alto tasso di NEET (neither in education, employment or training), ovvero giovani fra i 15 e i 34 che non studiano, non lavorano né sono inseriti in percorsi di formazione professionale e che in Molise rappresentano il 27,1% delle nuove generazioni, pari a 16.250. In aggiunta vi è da tenere a mente il tasso di disoccupazione che è al 32,5% e che le misure di politica attiva del lavoro come Garanzia Giovani hanno avuto scarsi risultati. Uno studio pilota condotto a novembre 2021 ha evidenziato che nel 95% delle scuole di Campobasso sono stati trattati i temi inserimento nel mondo del lavoro, formazione professionale e passaggio dalla scuola all’università. Lo stesso studio ha evidenziato che ciò che gli studenti chiedono a gran voce è uno spazio di consultazione e confronto per esporre i dubbi e criticità in modo da ricevere consigli e supporto da parte di un personale preparato e attento che sappia guidarli nelle scelte che riguardano il futuro. C’è quindi la necessità di creare uno ‘Sportello giovani’ cittadino, utile a guidare gli studenti nelle scelte riguardanti il loro futuro post-diploma, ma al contempo prezioso per fungere da raccordo con le istituzioni e come ‘osservatorio’ per la raccolta dei bisogni sociali emergenti espressi dai giovani».
Manca un anno alle elezioni Regionali e voi guardate con interesse a quell’appuntamento. In campo ci sarà anche la lista ‘Molise Solidale’?
«Per il momento non pensiamo alle Regionali, anche perché è ancora presto. Il nostro movimento è nato per aprire un dibattito e un confronto con le istituzioni e la popolazione partendo dalle istanze che arrivano dalla base, cioè direttamente dalle persone, quindi per adesso non siamo focalizzati su eventuali candidature. Forti della nostra esperienza nel volontariato e dei contatti continui che abbiamo con la gente, pensiamo di poter dare un contributo importante alla classe dirigente di questa Regione. Attraverso le attività delle associazioni, infatti, riusciamo a intercettare i bisogni reali dei cittadini e a dare risposte immediate. Siamo abituati a donare e con ‘Molise solidale’ vogliamo donare il nostro tempo, la nostra professionalità, le nostre idee per provocare delle riflessioni e arrivare così a stilare dei progetti che possano portare il Molise a compiere quello scatto in avanti di cui ha bisogno più che mai. Le persone che hanno deciso di rimanere qui se lo meritano e hanno il diritto di fruire dei servizi pubblici che garantiscano qualità: sanità, scuola, trasporti, cultura. Sulla base di come si svilupperà il dibattito che sta investendo le forze sociali del territorio e dall’esigenza ineludibile di rappresentare queste istanze nelle istituzioni, valuteremo se scendere in campo o meno con una lista ispirata al movimento».
Valentina Ciarlante


























