A Campochiaro, a Campobasso in zona San Giovannello e sulla fondovalle Tappino: questi alcuni dei presidi organizzati anche ieri dai trasportatori contro il caro carburante. La protesta, spiegano i promotori, va avanti anche in Molise. In Puglia, da dove l’onda è arrivata, la serrata è totale e oggi a Bari si tiene una manifestazione.
Non solo il gasolio, ma anche altri prodotti fondamentali per i mezzi, hanno prezzi ormai triplicati. «E anche le aziende per cui curiamo il trasporto sono in ginocchio, alle prese con i rincari dell’energia. Le spese vive per noi ormai sono superiori al fatturato e così non si più andare avanti», spiega Giuseppe Tomasi, titolare di una ditta di autotrasporti. Tir fermi finché dal governo non arriveranno risposte, conferma il suo collega Sergio Grano.
A Palazzo Chigi fanno appello i sindaci del Fortore: «Sono a rischio gli approvvigionamenti alimentari italiani e non solo – dichiarano a una voce – Se i blocchi non lasceranno passare i prodotti primari corriamo seriamente il rischio, scongiurato per tutta la pandemia, di vedere vuoti gli scaffali dei supermercati. Per questo, auspichiamo che governo e sindacati trovino una soluzione alla protesta legittima dei trasportatori che oggi non riescono a fronteggiare il caro carburanti (+25% in un anno) che si sta abbattendo senza pietà su tutta la filiera con esiti che si annunciano drammatici. Le difficoltà dei trasportatori sono del tutto comprensibili: al carburante si aggiungono i costi esplosi delle manutenzioni, dei pezzi di ricambio introvabili, delle ricariche elettriche dei camion frigo. È arrivato il momento del calo delle accise sul gasolio – aggiungono i sindaci – In questo momento cruciale per l’economia europea dovuto anche agli sviluppi della situazione Ucraina non si può più aspettare».

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