«Non ce la faccio più, sono distrutta». La prima a tornare nel Molise che l’accolse risanandola, dopo che in Ucraina è scoppiata la guerra, è un giovane donna di 33 anni. Si chiama Marina e sta raggiungendo la famiglia che la ospitava, dopo il disastro di Chernobyl, a Jelsi.
Con la sua bambina di quattro anni, Karina, ha viaggiato per cinque giorni. Anche a piedi per 15 chilometri. Il marito ha potuto solo accompagnarle alla frontiera, poi è dovuto tornare indietro. A combattere se serve.
Sono distrutta, è la frase che ha commosso di più Luigi Santella. Sta andando a prenderla in Emilia, dove Marina è riuscita finalmente ad arrivare. Non aveva subito deciso di chiedere aiuto alla sua famiglia molisana. Con i suoi, però, si era subito spostata in un altro villaggio perché vive, viveva, in un piccolo centro non lontano dall’aeroporto di Kiev, il primo a essere bombardato. Quando anche all’altro villaggio si è avvicinata la guerra, la famiglia di Jelsi l’ha convinta a venire in Molise. In queste ore l’approdo in un posto sicuro per lei e la bambina. Col cuore straziato e il pensiero al marito, agli altri affetti, alla vita che ha dovuto lasciare in Ucraina.
Altri ex bimbi di Chernobyl stanno attraversando le frontiere d’Europa per raggiungere le famiglie che li ospitarono dopo il disastro nucleare del 1996. Giovani donne, perché i ragazzi sono arruolati per combattere e al confine verrebbero fermati dall’esercito ucraino, spesso con figli e nipoti piccoli. Nelle prossime ore sono attese una ventina di persone, a Jelsi ma anche a Campobasso, Termoli e altri centri.
La priorità, per l’associazione Solidarietà senza confini che ha riattivato la rete di accoglienza, è trovare alloggi. «Non vogliamo separare i nuclei familiari», spiega il presidente Adelmo Di Lembo. Il suo appello, quindi, è a mettere a disposizione abitazioni che magari in questo momento sono vuote. Per il sostentamento, quindi anche per il fitto, sarà avviata presto una raccolta fondi. «Individueremo un garante per la gestione dei soldi, stiamo pensando a un rappresentante istituzionale in modo da assicurare la massima trasparenza», prosegue Di Lembo. Per questa e altre decisioni, alle 16.30 oggi pomeriggio si ritroveranno nella sala Alphaville a Campobasso le famiglie che nell’arco di 15 anni hanno ospitato in Molise mille bambini sopravvissuti al disastro di Chernobyl.
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