Il cuore delle mamme ucraine che hanno in patria figli maschi, quindi in guerra. «Secondo voi come possiamo sentirci in questo momento?». Volto limpido e caschetto biondo, lei non vorrebbe piangere con i giornalisti. Ma non ci riesce e allora si volta dall’altra parte scuotendo la testa. Suo figlio è a Leopoli, aggiunge. Non è Kiev, ma le bombe sono arrivate vicine. E gli uomini fino a 60 anni sono tutti arruolati, armati e pronti a difendere il Paese. Con la vita. Insieme al marito, lei vive a Isernia. Lavorano entrambi qui. Il loro ragazzo è rimasto in Ucraina. Le sue amiche connazionali, che pure hanno figli a combattere per resistere all’invasione russa, raccontano che anche figlie o nipoti giovani donne non vogliono raggiungerle in Molise. «Per non lasciare i mariti, le case, la loro vita che è lì. Ma noi qui siamo disperate».
Sono in piazza Municipio, alla manifestazione promossa in maniera spontanea fra gli altri dal prof Umberto Berardo, senza colori politici. Mentre il silenzio intervalla il no alla guerra e letture contro i conflitti e le dittature, si percepisce anche ‘il battito’ del cuore delle famiglie che hanno accolto i bimbi di Chernobyl e stanno cercando di farli tornare. Beatrice non riesce a sentire da tre giorni la ragazza che ospitava anni fa. È in ansia e non sa cosa fare. Ha scritto via social al marito: risponderà, vedrai, ha risposto lui. Che, è evidente, non è con la famiglia ma su un fronte.
Insieme ad attivisti, rappresentanti politici che sono venuti senza simboli di partito, molti molisani che pur non avendo contatti diretti con l’Ucraina hanno sfidato il freddo del capoluogo per dire da che parte stanno, quella della pace. Tra gli altri ci sono il sindaco Gravina, l’associazione Solidarietà senza confini, il segretario Pd Facciolla e i consiglieri Chierchia e Battista, la consigliera regionale 5s Manzo, il segretario della Cgil De Socio, l’ex sindaco di Venafro Sorbo, l’ex sindaco di Montefalcone D’Angelo e l’ex consigliere di Rifondazione Di Sabato.
In piazza, tutti, per fare la propria parte. «Pensavamo di raccogliere qualcosa da mandare in patria – dice la mamma del giovane soldato – ma voi molisani ci avete sommerso. Abbiamo dovuto organizzare un Tir che parte domani per tutto quello che ci avete donato. Non riesco a trovare le parole per ringraziare la gente del Molise».

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