Ritiene sia ancora presto per scoprire le ‘carte’, ma a dieci giorni dalla presentazione del nuovo Gemelli Molise, con socio di maggioranza il fondo Responsible Capital, il presidente del Cda Stefano Petracca comincia a sbottonarsi.
Dottor Petracca, come procede l’insediamento di Responsible?
«Ci stiamo insediando, conoscevamo già le figure più importanti della struttura anche perché è quasi un anno che era in atto la trattativa».
Avete già riunito il Cda?
«Sì, una riunione veloce, informale, per garantire la continuità. Il vero lavoro comincia ora».
Anche dopo che vi siete presentati, resta un po’ di diffidenza nei confronti di questo investimento e di chi lo ha realizzato. Ci si chiede il perché, data la situazione disastrosa della sanità molisana. Ma andiamo con ordine. Chi è Stefano Petracca?
«Sono figlio di umili emigrati pugliesi, ho vissuto fino alle elementari a Santa Maria di Leuca e poi sono cresciuto in Svizzera, dove tuttora vivo con mia moglie Stefania e i nostri tre figli. Ho avuto la fortuna di lavorare oltre 12 anni per Morningstar che nel 2004 aveva poche centinaia di dipendenti a Chicago e stava avviando l’espansione globale con piccoli uffici, poco più che startup. Credo sia noto a tutti cosa è diventata l’azienda oggi: oltre 10mila dipendenti, quotata in Borsa, una gestione patrimoniale di oltre 200 miliardi di dollari. È stata una bellissima storia di crescita a cui, con altri colleghi in Europa, nel mio piccolo ho contribuito e che mi ha permesso di conoscere investitori professionali in tutto il mondo. Quando ho lasciato la società finanziaria fondata da Joe Mansueto, che ho l’onore di avere con me nell’avventura di Responsible Capital, ho amministrato un gestore patrimoniale con un portfolio di 70 miliardi di euro. Una cosa che ci tengo a sottolineare è questa: non sono un broker o un finanziere, sono un gestore patrimoniale specializzato in investimenti e sviluppo aziendale, l’investitore mi affida i capitali e io ho discrezionalità nella gestione».
Parliamo di Responsible Capital: società svizzera, con fondo d’investimento costituito in Liechtenstein.
«Società di investimenti, aggiungo alla sua descrizione, che segue le stesse regole che valgono in Europa e in Italia. Le norme valide in Italia lo sono anche per Responsible. Non abbiamo specifici vantaggi a essere in Svizzera o nel Liechtenstein. È una scelta dettata dalla mia residenza. Tutti chiedono: di chi sono i capitali? Anche in Italia i gestori patrimoniali, pensiamo alle banche, sono obbligati per legge alla riservatezza. Ma proprio perché operiamo in un sistema regolamentato, i controlli che siamo tenuti a effettuare escludono che possiamo lavorare con capitali di dubbia provenienza. Per questo mi fa sorridere quello che ho letto, qua e là, negli ultimi mesi. Tra l’altro i partner di Responsible, che ho reso pubblici, rappresentano profili di altissimo livello in campo internazionale».
Lei ha creato Responsible, ha detto in conferenza stampa, con l’idea di realizzare investimenti con impatto sociale elevato in Italia. Perché l’Italia?
«Ho viaggiato molto per lavoro e conosciuto realtà senza grandi punti di partenza che però sono riuscite a fondare sistemi che creano valore per quei territori. L’Italia, invece, ha una ricchezza immensa sotto tutti i punti di vista ma è ancora difficile convincere a investire i capitali qui.
Durante la pandemia mi sono detto: proviamo a fare qualcosa di diverso. Proviamo, cioè, a convincere gli investitori che si fidano di me a impiegare capitali dove questa operazione può produrre un impatto diretto sul territorio e su più ampia scala. I grandi investitori oggi, sempre più, si attengono a forti parametri di sostenibilità e Responsible Capital è un investitore sostenibile. Quindi, puntiamo sull’Italia e non sul Nord, ma sul Molise e sul Centrosud».
Prima San Stefar, poi il Gemelli. Un’escalation?
«No, un’evoluzione naturale. Partiamo dall’inizio. Sapete che io sono molto legato al Molise perché mia moglie Stefania, anche lei partner e dirigente di Responsible, è di Sesto Campano. Il dottor Panunzio, partner di Responsible e componente del Cda di Gemelli Molise, è stato direttore sanitario di San Stefar, con cui, quasi per caso, è avvenuta quindi la connessione ed è nata la nostra prima operazione. Il Gemelli sarà la base operativa dei nostri investimenti futuri nella sanità italiana. Le disponibilità ci sono, con le giuste opportunità abbiamo intenzione di sviluppare la strategia in Italia in modo molto significativo».
Gemelli centro di riferimento per il Centrosud, questo l’obiettivo. Ma resta, per ora, il limite del tetto invalicabile del budget: per i pazienti non molisani oltre quel limite non potrete andare, o meglio lo Stato non vi riconosce e retribuisce le prestazioni.
«Il bacino d’utenza della struttura era anche extraregionale dall’inizio, perché il Molise è troppo piccolo. Il commissariamento della sanità, poi, ha portato a tagli, a contenziosi e sentenze anche se non definitive. In pratica, si taglia la mobilità attiva che invece produce ricchezza. È una problematica da risolvere e su questo c’è la consapevolezza della struttura commissariale, del presidente della Regione. Ed è una questione di ineguaglianza, il tetto vale per il Molise e non per la Lombardia ad esempio. Il Molise, inoltre, rappresenta un unicum in Italia per un paradosso. Continuo a leggere posizioni di autoproclamati paladini della giustizia e politici che contrappongono la sanità privata a quella pubblica. Questa è un’offesa ai molisani, la sanità privata non è la causa dei problemi di quella pubblica. Nessuno, nel Lazio, si sognerebbe di dire che il Policlinico Gemelli danneggia la sanità laziale. Lo stesso in Lombardia per il San Raffaele. Perché invece in Molise i privati sono un problema? Percepisco che tanti provano a soffiare sul fuoco di queste polemiche o le creano e sarei curioso di sapere quanti si candideranno alle prossime elezioni. Forse siamo in campagna elettorale… Noi non siamo politici, siamo investitori e imprenditori. E limitare il Gemelli significa limitare le potenzialità di tutta la sanità molisana».
Il tetto all’extrabudget però rimane. Quali contromosse avete in mente per ammortizzarlo?
«È ovvio che qualche idea l’abbiamo. L’attuazione però passa dal processo di definizione della strategia aziendale, che è prerogativa dell’azienda e dello staff. Chiedo a tutti qualche settimana di pazienza e presenteremo i passi che intendiamo fare. Una cosa voglio ribadirla: il nostro non è un investimento alla cieca, vediamo le potenzialità. L’ospedale è utilizzato per metà, farlo andare a regime è un compito arduo ma ci stiamo lavorando, abbiamo l’esperienza per risolvere i problemi e sono convinto che troveremo una soluzione. Il gruppo di lavoro, ripeto, è di altissimo livello e sto ricevendo riscontri positivi per questa attenzione internazionale che siamo riusciti a portare sul Molise. Gli investimenti saranno improntati a potenziare anche i livelli occupazionali, l’ultima cosa che vogliamo fare è razionalizzare. Non abbiamo acquistato per mantenere lo status quo. L’unica continuità che deve essere garantita è l’eccellenza medica, magari anzi rafforzandola».
Ci sarà una sinergia con i centri San Stefar?
«In San Stefar stiamo realizzando investimenti in tecnologia, sul personale, stiamo lavorando bene. La soddisfazione dei dipendenti credo sia nota. Inoltre siamo il nuovo sponsor tecnico del Campobasso calcio e siamo in fase di rebranding, potete dare uno sguardo sul sito Responsible Clinic. Ovviamente ci saranno sinergie fra San Stefar e Gemelli. La riabilitazione è una branca importantissima per qualsiasi altra specialità della medicina. Tutti i pazienti che si curano al Gemelli ne avranno bisogno e nella struttura ad oggi c’è un piccolo reparto che potrebbe essere potenziato. Stiamo inoltre lavorando ad altre operazioni in Italia e come ho già detto il Gemelli sarà base operativa della nostra rete».
Cambierà il contratto dei dipendenti del Gemelli?
«Non mi sto occupando io di questo. Ma posso dire che a me non interessa la forma di contratto, mi interessa che i dipendenti siano trattati in modo equo e giusto. Se trattiamo bene i dipendenti, loro tratteranno meglio i pazienti che verranno a curarsi da noi. Quello che mi sta molto a cuore è ottimizzare l’accesso degli utenti all’ospedale. Intendo digitalizzazione, semplificazione per gli appuntamenti. Puntare, perché non dirlo, al modello svizzero. Un servizio di livello altissimo».
Ha già incontrato il presidente della Regione Toma da quando è azionista di maggioranza di Gemelli?
«Con la Regione il dialogo c’è già. In questi giorni alcuni impegni mi hanno tenuto in Svizzera. Ma la prossima settimana sarò a Campobasso e, in generale, sarò molto presente, la maggior parte del mio tempo la passerò lì. Saremo tutti molto presenti. Responsible non è un investitore strettamente finanziario, ha una filosofia aziendale che con il nostro team implementerò in prima persona».
rita iacobucci

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