Lo stallo nell’istituzione del Parco nazionale del Matese finisce in Parlamento. Il deputato del Pd Enrico Borghi ha infatti depositato un’interrogazione al ministro della Transizione ecologica in cui chiede conto del ritardo nella conclusione del procedimento amministrativo.
Il Parco, riconosciuto con un emendamento alla finanziaria del 2017 promosso dall’allora senatore Roberto Ruta e sostenuto dallo stesso Borghi, è di fatto in standby e il ritardo – commenta la capogruppo dem a Palazzo D’Aimmo Micaela Fanelli che ha più volte sollecitato con suoi atti ispettivi la giunta Toma – è «attribuibile alle due Regioni coinvolte, la Campania e il Molise, che non ancora pongono in atto tutte le procedure di propria competenza» per chiudere l’iter. In questo modo, aggiunge Fanelli, si perdono finanziamenti per i Parchi nazionali e c’è il rischio di disperdere anche quelli disponibili con il Pnrr.
Dopo aver ripercorso le tappe amministrative del costituendo Parco, Borghi chiede al ministro Cingolani se sono state attivate tutte le procedure per attuare la sua definitiva realizzazione con la perimetrazione e la nomina del Comitato di gestione. «Richieste di informazioni che si sommano a quelle da noi avanzate in Molise al presidente Toma – continua Fanelli – sullo stato di attuazione del Parco del Matese e sulla bozza di disciplina di tutela proposta e su quali azioni ha messo in campo la Regione Molise al fine di condividere con la Regione Campania le decisioni principali e favorire la promozione dell’iter di istituzione, in particolare al fine di raccordare tra le regioni i criteri di scelta della perimetrazione e delle aree da includere nel costituendo parco».
La capogruppo del Pd poi conclude: «Staremo a vedere chi, tra Ministero e Regione, risponderà prima a queste importanti, fondamentali domande da parte nostra, sia a livello locale che nazionale, continueremo a mantenere alta la guardia e l’attenzione pubblica sul Parco nazionale del Matese, che rappresenta una necessità, oltre che opportunità di sviluppo economico e sociale, per le popolazioni locali in un territorio che più di altri soffre oggi della crisi economica e dell’assenza di prospettive, negando così la possibilità di una gestione sostenibile delle sue ricchezze naturali, riconoscendo loro, tra l’altro, il ruolo di custodi di queste ricchezze».


























