L’ennesima incompiuta. Costata quasi 2 milioni, euro più euro meno. O meglio, l’ennesima ‘compiuta male’. Si tratta della rete regionale di videosorveglianza, finanziata nell’ambito del Patto per la sicurezza siglato da ministero dell’Interno (per il tramite delle due Prefetture) e Regione a febbraio del 2015. A conti fatti, oltre a numerosi intoppi tecnici e difformità rispetto a quanto era stato annunciato, in due dei Comuni interessati – Bojano e Montenero di Bisaccia – gli interventi sono ancora da terminare. Otto anni dopo l’aggiudicazione.
Il progetto, ampiamente pubblicizzato dall’amministrazione Frattura – ci lavorarono in particolare l’attuale vicepresidente della Regione Vincenzo Cotugno e l’allora consigliere delegato Cristiano Di Pietro –, prevedeva l’installazione sul territorio di 419 telecamere fisse collegate con le forze di polizia locale e con il centro elettronico nazionale della Polizia di Stato che si trova a Napoli. Campobasso, Termoli, Isernia, Bojano, Campomarino, Guglionesi, Larino, Montenero di Bisaccia, Riccia, Agnone e Venafro. Aggiudicato a fine dicembre 2015, il progetto redatto dall’ingegnere Ferdinando Massarella (allora consigliere comunale del Pd a Campobasso) è stato affidato per l’esecuzione alla Rti Siemens Selcom (altre tre ditte sono in subappalto). Fra le altre cose, contemplava una rete cosiddetta di ‘backbone’: una infrastruttura in grado di garantire un rapido scorrimento di massicce quantità di dati utilizzata per il collegamento di punti molto lontani l’uno dall’altro. Già pochi mesi dopo l’aggiudicazione dei lavori da parte della Regione fu chiaro che era impossibile realizzare la dorsale, tanto che in una riunione con i sindaci fu proposto in alternativa, pare dal governatore Frattura, di fornire due telecamere ad altri sei centri (Pesche, San Massimo, Pietrabbondante, Sant’Angelo Limosano, Pietracatella e Morrone del Sannio in cambio di postazioni di rilancio del segnale. Di questi impianti, però, al momento non si ha notizia. Ma non solo. Le telecamere, come già documentato in passato da queste colonne, non sono adibite alla lettura delle targhe e non possono essere ruotate a distanza. La maggior parte è collegata con tecnologia wireless (lo sono le telecamere di Isernia dove inizialmente il trasporto dati era immaginato su fibra ottica). Nessun collegamento automatico col Cen di Napoli né con le forze dell’ordine locali. Dubbi, inoltre, sulla reperibilità delle telecamere sul mercato italiano ed europeo con tutto ciò che ne consegue per la manutenzione e i ricambi. Sulla collina Monforte, a Campobasso, non possono essere installati pali e antenne perché l’area è sottoposta a vincoli, ma pare che la Siemens abbia utilizzato i pali della pubblica illuminazione.
Senza dimenticare la lunga sequenza di proroghe concesse. La prima scadenza era 30 aprile 2018, l’ultima assentita dalla Regione è il 30 luglio prossimo. Nel 2019, fu fatto il punto durante un comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica. Da Bojano e Montenero arrivarono le prime dichiarazioni di criticità. Poi l’emergenza pandemica e la mancanza del Rup per nove mesi. Infine, la determina del 2 maggio scorso da cui si evince che risultano completati gli impianti di Larino, Agnone, Riccia, Guglionesi e Campobasso. e che Bojano e Montenero hanno comunicato mancanza di stanziamenti in bilancio per la realizzazione di diverse opere propedeutiche al passaggio dei cavi. Morale della favola, alla ditta sono stati liquidati 1,4 milioni e il Molise non ha una rete di videosorveglianza funzionante. Ciliegina sulla torta, la determina che autorizza l’ennesima proroga riserva al lettore la sorpresa di tre note a piè di pagina, evidentemente una revisione sfuggita a chi l’ha pubblicata in cui, fra le altre cose si legge: «Ma possiamo scrivere che siamo stati fermi 9 mesi per mancanza del Rup?». Appunto.
r.i.


























