Da ieri le Usca, unità dedicate all’assistenza domiciliare del Covid, in Molise hanno chiuso i battenti. Né sono state rimpiazzate da servizi analoghi, come avvenuto in quasi tutte le Regioni d’Italia, per evitare di lasciare da soli i positivi non ospedalizzati e i loro medici di famiglia.
«Una notizia che tutti noi ci saremmo augurati fosse stata legata alla diminuzione dei casi e all’allentarsi della morsa del Covid19. Ebbene, la situazione attuale è esattamente opposta: stiamo assistendo, nelle ultime settimane e ancora di più negli ultimi giorni, a un aumento esponenziale dei contagi», commenta lo Snami Molise. «Da maggio 2020 le Usca hanno gestito quotidianamente l’assistenza pazienti Covid positivi tramite colloqui telefonici quotidiani, visite domiciliari periodiche, terapie monoclonali e antivirali: un lavoro eccezionale che ha consentito di allentare il carico sugli ospedali nei periodi più bui della pandemia – ricorda il sindacato – La chiusura delle Usca lascia quindi la nostra Regione in una situazione di sconcerto e incertezza, in primis per i pazienti, ancora troppo numerosi e destinati probabilmente ad aumentare, ma anche per i colleghi del ruolo unico di assistenza primaria, i pediatri di libera scelta, i medici del 118, che in questi mesi hanno collaborato con i medici delle Usca e hanno potuto contare sul supporto di squadre dedicate, attive 7 giorni su 7». La gestione dei pazienti positivi al SarsCov2 ricade ora quindi sui medici di medicina generale, «già oberati di lavoro e, inevitabilmente, sulla continuità assistenziale, sul servizio di emergenza territoriale e sugli ospedali, con un certo passo indietro rispetto all’inizio dell’emergenza».
Per questo motivo, lo Snami chiede all’Asrem di conoscere, con urgenza, i percorsi pianificati per la gestione del paziente Covid19 positivo sul territorio.


























