Dal 1 luglio in Molise non sono più attive le Usca, squadre di medici dedicate all’assistenza domiciliare dei malati Covid. Né è stato organizzato un servizio alternativo, l’indicazione dell’Asrem – alla stampa che ha chiesto dichiarazioni ai vertici – è stata che i positivi isolati a casa che hanno bisogno di cure devono rivolgersi al medico di base e, in caso le condizioni si aggravino, al 118.
Dal 1 luglio una delle due postazioni 118 di Campobasso, quella di via Monte Grappa, lavora in assetto India: infermiere e soccorritori, i camici bianchi non ci sono più. Come avviene già a Castelmauro, Cerro al Volturno e Sant’Elia a Pianisi. Se nel primo caso, la mancata proroga è dovuta alla fine dell’emergenza e l’assenza di soluzioni diverse a un problema di risorse economiche e programmazione, rispetto al trasporto d’emergenza il problema è quello solito che resta, nonostante tentativi e ostentate promesse, irrisolto: mancano i medici. E i pochi che sono rimasti hanno sulle spalle turni massacranti.
Il combinato disposto di questi due fattori – niente più Usca e tagli a una postazione 118 che insieme all’altra del capoluogo (via Toscana) copre un bacino di almeno 70mila abitanti (non solo la città di Campobasso ma anche l’hinterland) – rischia di far diventare infernale l’estate della sanità molisana e quella dei suoi utenti, Covid e non.
Della demedicalizzazione di via Monte Grappa l’amministrazione di Palazzo San Giorgio ha appreso con «sorpresa», a fronte delle «rassicurazioni continue sulle procedure in corso per reclutare personale e porre così rimedio alla carenza non solo del 118 ma in generale per tutti i servizi che sono in sofferenza. Rassicurazioni – commenta il primo cittadino Roberto Gravina – smentite dai fatti». L’anno scorso, a giugno, l’Asrem e la centrale operativa decisero di lasciare solo infermieri e soccorritori in tre postazioni d’emergenza: pochi medici in servizio e e oltre ai turni bisognava garantire le ferie. A nulla o a poco valsero le proteste degli amministratori, i professionisti furono spostati su altre sedi sguarnite e con bacini più ampi. A Sant’Elia il medico è tornato in servizio per qualche mese, ma già da settimane si è di nuovo in formazione India. Quest’anno, si aggiunge Campobasso. Quattro postazioni su 16 totali in Molise sono senza medico. Gravina annuncia che porterà la questione all’attenzione della Conferenza dei sindaci: «Vado oltre il singolo episodio e chiederò di capire non il perché di questa e altre riduzioni. Il perché è facilmente intuibile senza che ce lo spieghino. Io e gli altri amministratori vogliamo piuttosto sapere cosa si sta facendo concretamente per incrementare l’organico ed evitare altri tagli».
In allarme anche i medici di base. «Che le Usca non si sarebbero potute prorogare si sapeva da tempo e non si è fatto nulla. Manca la programmazione e nella nostra Regione anche le risorse, siamo commissariati», commenta il segretario regionale Fismu Ernesto La Vecchia. Che chiede alla struttura commissariale e all’Asrem un incontro urgente per trovare insieme una soluzione. «Noi siamo disponibili a dare il nostro contributo, i malati Covid sono nostri assistiti come gli altri, non si possono lasciare abbandonati. Però ci sono questioni anche logistiche da affrontare – spiega – e riguardano in particolare le visite domiciliari la cui gestione non è semplice e impatta anche sul tempo che potremo dedicare agli ambulatori. Se a questo aggiungiamo che anche il 118 sta subendo riduzioni, si comprende bene che la situazione può diventare esplosiva». Il sindacato ha anche una proposta concreta per recuperare, eventualmente, i colleghi che in questi anni sono stati in forza alle Usca. «Si potrebbe verificare la possibilità di inserirli nella medicina dei servizi. Ma, ripeto, dobbiamo sederci attorno a un tavolo e confrontarci su come risolvere il problema».

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