È ricoverato in gravi condizioni nella rianimazione del Cardarelli il 60enne di Campobasso a cui è stato diagnosticato qualche giorno fa il contagio da legionella.
Trasportato dal 118 in pronto soccorso dopo un incidente stradale, i sanitari del reparto di emergenza si sono accorti subito che l’uomo aveva la polmonite e hanno disposto il ricovero in medicina. Le sue condizioni non erano inizialmente particolarmente preoccupanti, tra gli esami effettuati anche quello per la ricerca del batterio che causa la cosiddetta ‘malattia del legionario’ (legionellosi) con febbre, dolori muscolari, appunto polmonite. L’esito positivo è arrivato subito. Velocemente sono peggiorate anche le condizioni dell’uomo, tanto da richiedere due giorni fa il suo trasferimento in terapia intensiva.
Non è ancora chiaro come il 60enne sia entrato in contatto col bacillo. Le legionelle sono presenti negli ambienti acquatici naturali e artificiali: acque sorgive, comprese quelle termali, fiumi, laghi, fanghi. Da questi ambienti raggiungono quelli artificiali, come condotte cittadine e impianti idrici degli edifici, quali serbatoi, tubature, fontane e piscine, che possono agire come amplificatori e disseminatori del microrganismo, creando una potenziale situazione di rischio per la salute umana. La legionellosi – spiega il sito epicentro dell’Iss – viene normalmente acquisita per via respiratoria mediante inalazione, aspirazione o microaspirazione di aerosol contenente legionella, oppure di particelle derivate per essiccamento. Le goccioline si possono formare sia spruzzando l’acqua che facendo gorgogliare aria in essa, o per impatto su superfici solide. Quindi, solo per fare qualche esempio, ci si può contaminare in una doccia o una piscina, magari utilizzando impianti che di solito non si usano o che non si usano da tempo.
Il dipartimento di Prevenzione dell’Asrem, dichiara il dg Oreste Florenzano a Primo Piano Molise, ha avviato l’indagine epidemiologica per risalire alla fonte del contagio. «Anche insieme alle ricostruzioni dei familiari i nostri operatori stanno cercando di capire dove l’uomo possa aver contratto l’infezione», spiega.


























