Le frasi di Piero Calamandrei sulle pareti dell’aula della Corte d’Appello di Campobasso: nel segno della difesa della Costituzione, l’assemblea pubblica dell’Anm Molise che si è svolta ieri in occasione dello sciopero dei magistrati contro la riforma della Giustizia.
Il presidente della sezione locale dell’Associazione nazionale magistrati, Michele Russo, ha parlato di adesione «molto alta» alla protesta, poi ha sottolineato i passaggi più contestati della riforma: «Il vero punto critico – ha detto – è la giustizia disciplinare. Questa non può essere affidata a terzi esterni altrimenti finisce l’indipendenza della magistratura. È importante a nostro avviso anche mantenere l’unità della magistratura, ma questo aspetto non presenta profili di incostituzionalità e dobbiamo con grande onesta riconoscerlo. Tuttavia noi siamo contrari perché riteniamo inopportuna la separazione delle carriere. Su questo siamo pronti e aperti al dialogo con le forte politiche e con gli avvocati».
Russo si è poi soffermato sugli attacchi ai magistrati da parte di politici sottoposti a indagini:
«Non bisognerebbe mai gridare al complotto – ha detto –, bisognerebbe sempre attendere con fiducia l’operato dei pubblici ministeri e dei giudici perché la giustizia ha i suoi tempi. So che chi è sottoposto ad una indagine affronta anche psicologicamente un travaglio, ma questo è lo scotto che si paga in democrazia. La separazione dei poteri comporta che noi non entriamo assolutamente in un campo che non ci compete, e che è quello del legislatore, ma anche la
politica non deve entrare in un campo che non le compete che è quello della giurisdizione».
A Roma, un flashmob dei magistrati con in mano la Carta Repubblicana. Anche a Campobasso sono stati letti i principi fondamentali dettati dalla Costituzione, durante l’incontro che ha visto la partecipazione anche di rappresentanti dell’Avvocatura.
La separazione delle carriere, ha sottolineato in un intervento appassionato il sostituto procuratore di Campobasso Vittorio Gallucci, non garantisce maggiore uguaglianza fra gli indagati né la libertà e l’indipendenza del pm.
Gallucci, il sostituto che ha firmato insieme al procuratore Nicola D’Angelo l’avviso di conclusione indagini per 47 soggetti accusati a vario titolo di traffico di rifiuti, corruzione, estorsione (l’inchiesta che coinvolge anche il governatore Roberti e la moglie per corruzione appunto), ha annunciato il suo trasferimento fra qualche mese all’Aquila dove ricoprirà il ruolo di magistrato di sorveglianza. Ha anche ricordato il suo primo incarico a Vibo Valentia nel giorno del 18esimo anniversario della strage di via D’Amelio e dopo la modifica della legge Castelli che sbloccò una situazione particolarmente difficile e rischiosa: «Nelle terre più esposte al crimine si registravano le maggiori scoperture nel nostro organico». La frase che campeggia in ogni aula di giustizia, la legge è uguale per tutti, è «un imperativo alla coscienza di giudici e pm» che «devono essere liberi, né temere punizioni né agognare promozioni».
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