Nei primi nove mesi del 2024 il Molise ha fatto registrare, rispetto allo stesso periodo del precedente anno, una contrazione pari all’8,2% degli occupati nel settore dell’industria.
Lo rileva la Svimez, Associazione per lo sviluppo del Mezzogiorno, nel report “Dove vanno le regioni italiane – previsioni regionali 2024-2026”. «L’andamento delle regioni – si legge nel documento – in diversi casi mette in luce delle contrazioni. Nei primi tre trimestri del 2024, rispetto allo stesso periodo del 2023 gli occupati nell’industria si riducono in Friuli Venezia Giulia (-3,8%), Valle d’Aosta (-4,1%) e Lombardia (-0,6%). Al Centro la caduta più pesante caratterizza l’Umbria (-8,5%), mentre fra le regioni del Mezzogiorno risulta in discesa in Abruzzo (-3,9%), Molise (-8,2%), Campania (-8,9%) e Basilicata (-4%). In definitiva, se è vero che nel 2024 l’occupazione industriale è rimasta mediamente stabile sui livelli del 2023, vi sono già regioni che hanno evidenziato delle diminuzioni, e in alcuni casi si tratta di contrazioni di entità significativa».
Un sentiero restrittivo della politica fiscale e un contesto europeo debole spiegano una crescita dell’Italia sotto l’1% nel triennio 2024-2026. Dopo un Pil a +0,6% nel 2024, la Svimez stima una crescita nazionale dello 0,7% nel 2025 e dello 0,9% nel 2026, con il Sud che dal 2025 torna a crescere meno del Nord. Il rallentamento, si legge nel rapporto, è la conseguenza di fattori comuni all’area euro, come il ripristino dal 2024 dei vincoli del Patto di Stabilità europeo, la recessione dell’industria dovuta a calo della domanda
per beni durevoli, con la crisi di settori traino come l’automotive, la debolezza del commercio internazionale, l’aumento dei costi dell’energia. Ma sono anche i fattori specifici del contesto italiano a incidere: un quadro di finanza pubblica nazionale che concentra la contrazione del deficit nel 2024-2025; un peso rilevante del settore automotive e un ruolo decisivo della domanda estera, con una forte interdipendenza con l’industria tedesca. Le previsioni, però, non tengono in considerazione la
grande incertezza “Trump”, provocata dalle ipotesi di inasprimento dei dazi sulle esportazioni verso gli Stati Uniti. Per quanto riguarda le singole regioni italiane nel 2025 si prevede per il Veneto una crescita dell’1,2%, dell’1,1%, per la Lombardia, dell’1% per l’Emilia Romagna, regioni più strutturate capaci di compensare la debolezza dell’export con la tenuta della domanda interna, mentre arrancano l’Umbria con lo 0,2%, la Liguria 0,4%, Puglia e il Molise con lo 0,5% regioni meno esposte al rallentamento del commercio estero ma con meno elementi capaci di far decollare la crescita.

Commenta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*