La scomparsa del professor Giovanni Scambia, avvenuta prematuramente a causa di un tumore al pancreas, ha lasciato un vuoto profondo nel mondo della medicina e in tutti coloro che hanno avuto il privilegio di conoscerlo. Il celebre ginecologo oncologo del Policlinico Gemelli di Roma, noto per la sua straordinaria professionalità e umanità, era molto apprezzato anche in Molise, dove, presso l’allora prestigioso Gemelli di Campobasso, ha curato e salvato tantissime donne, che ancora oggi lo ricordano con immensa gratitudine.
Il Corriere della Sera, attraverso un’intervista di Clarida Salvatori a Luisa Scambia, figlia del professore, ha voluto raccontare il lato più intimo di un uomo che ha dedicato la sua vita alla cura delle pazienti senza mai sottrarsi al proprio dovere.
Luisa Scambia, 34 anni, ha rivelato come il padre vivesse la professione con una dedizione totale: «Non aveva orari, c’era sempre per le sue pazienti». Anche nei giorni di festa, a Natale, a Capodanno e a Pasqua, il professor Scambia si recava in ospedale all’alba, rientrando prima che la famiglia si svegliasse, in modo che la sua assenza non fosse percepita. Il Policlinico Gemelli era la sua seconda casa, tanto che la famiglia non ha avuto dubbi nel decidere che proprio lì si svolgessero le esequie.
Oltre alla straordinaria competenza medica, a colpire tutti era la sua umanità: «Era una presenza calma, pacata, con una grande capacità magnetica. Ti faceva sentire capito, sapevi che avrebbe fatto di tutto per aiutarti», ha raccontato Luisa.
Tra i valori più grandi che le ha trasmesso, la figlia ricorda la determinazione: «Se hai un obiettivo, devi raggiungerlo, anche se è faticoso. Ma mai pestando i piedi agli altri». Un insegnamento che porta con sé anche oggi, pur non avendo seguito le orme del padre. Laureata in ingegneria, si occupa di sostenibilità e spesso ha progettato ospedali, confrontandosi con lui per realizzare strutture a misura di paziente e medico.
Tra i ricordi più intimi, Luisa racconta anche il legame con sua figlia Sofia, nata poco più di un anno fa e fatta nascere proprio dal nonno: «Gli somiglia molto. Si metteva Sofia sulle spalle e la faceva ballare. Peccato si siano conosciuti per troppo poco tempo». Per mantenere vivo il ricordo, Luisa ha deciso che in ogni ricorrenza la piccola riceverà un regalo dal nonno, per sentirlo sempre vicino.
Quando il professor Scambia ha scoperto la malattia, ha affrontato tutto con la stessa lucidità con cui ha sempre vissuto: «Mi disse: “Ci dobbiamo preparare”». Luisa, sconvolta, gli ha chiesto di provarci comunque, e lui ha intrapreso il percorso di cura per amore della famiglia. Anche nei momenti più duri ha continuato a lavorare e a lottare, fino all’ultimo istante. «Abbiamo passato tanto tempo insieme, facevamo ginnastica, parlavamo per ore. Siamo stati con lui fino alla fine».
Oggi, la famiglia sta già pensando a come continuare il suo lavoro e le sue iniziative. «Di Giovanni Scambia vogliamo si parli ancora», afferma Luisa, lasciando intendere che il suo nome e la sua missione non verranno dimenticati.
Un messaggio che risuona forte anche in Molise, dove tante donne devono tanto alla competenza e alla dedizione di un medico eccezionale. ppm

 

 

 

 

 

 

Giovanni Scambia, la figlia Luisa con suo marito Gianluca Proietti, e la moglie Emma (foto Corriere)

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