In Molise, terra che Papa Francesco visitò il 5 luglio del 2014, il dolore per la sua scomparsa è autentico, diffuso, popolare. Non è soltanto il lutto della Chiesa: è il lutto delle maestranze, degli artigiani, della gente semplice che in quel Papa venuto “dalla fine del mondo” riconobbe un amico, un fratello, un compagno di cammino.
Ad Agnone, nella storica Pontificia Fonderia Marinelli – tra le più antiche al mondo – il silenzio è diventato preghiera. La Campana del Giubileo 2025, ultima opera realizzata per il Papa defunto, è stata avvolta in un drappo nero. «Non suonerà fino al giorno dei funerali di Papa Francesco», confida commossa all’agenzia Ansa Gabriella Marinelli, comproprietaria dell’azienda insieme ai cugini Armando e Pasquale. «Noi siamo tutti in lutto – aggiunge – la Fonderia, le maestranze, tutta la nostra famiglia. Il Papa era nei nostri cuori e vi resterà per sempre, come Giovanni Paolo II».
E proprio nella Fonderia Marinelli, già visitata nel 1995 dal Papa polacco, risuonano ancora oggi i ricordi di quella straordinaria giornata del 2014, quando Francesco attraversò il Molise per abbracciare un popolo e seminare speranza. «Voglio salutarlo per l’ultima volta vicino a questa Campana – racconta in un video Gabriella Marinelli – dove è raffigurato nell’atto di aprire la Porta Santa». In occasione della visita di dieci anni fa, la Fonderia donò al Pontefice una riproduzione in bronzo, in versione ingrandita, della Croce pettorale che portava da 15 anni, scolpita da Paola Patriarchi Marinelli, e due campane: una destinata al carcere di Isernia, l’altra inviata in Argentina. «Oggi la Campana del Giubileo rimbomba solo note di dolore», conclude Marinelli.
Anche Isernia si è fermata. Quella piazza della Cattedrale, dove Francesco parlò ai fedeli tra commozione e sorrisi, è oggi attraversata da piccoli gruppi di persone in silenzio. All’epoca, durante l’omelia, uno dei presenti gridò: «Francesco, l’Argentina ha vinto, ha superato i quarti del mondiale!». Il Papa, con il sorriso che ha conquistato il mondo, replicò: «Aspetta la fine della partita per esultare!».
La memoria collettiva di quella giornata riaffiora potente. Una donna ricorda: «Mi ha guardato e mi ha sorriso. Stavo vivendo un momento difficile, ho sentito nascere dentro una forza nuova». Un anziano si commuove: «Era bravo, voleva la pace. Speriamo che da lassù faccia ancora tanto per noi». Le immagini tornano a circolare sui social: Francesco tra le strade del centro storico, l’incontro con i malati, la visita nel carcere, l’abbraccio ai bambini, la carezza a un pancione e quel calzino bianco donato dalla mamma al Santo Padre.
In tutte le 52 parrocchie della provincia, da Carovilli a Monteroduni, si sono tenute veglie di preghiera spontanee. «Pregate per me» diceva ogni domenica dall’Angelus. E i molisani, oggi, rispondono all’appello con il cuore in mano.
Quella di Francesco fu la terza visita di un Papa in Molise in poco più di trent’anni: prima di lui, Giovanni Paolo II fu accolto due volte, sempre il 19 marzo, nel 1983 a Termoli e nel 1995 a Campobasso, Castelpetroso e Agnone.
Oggi, come allora, il Molise si stringe intorno alla figura di un Pontefice che ha saputo farsi prossimo. Il Papa della pace, della giustizia sociale, della terra, dei giovani. Un Papa che parlava con il cuore e guardava negli occhi. E che, in questa piccola regione dell’Italia centrale, ha lasciato un’impronta destinata a durare.

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