Oggi, solo una votazione. Da domani, due al mattino e due al pomeriggio. Ma, attenzione, solo due fumate al giorno. È una delle curiosità della vigilia del conclave che inizia oggi alle 16.30.
Cinque scrutini quando fu eletto, 12 anni fa, papa Francesco. Ma il fumo si vide solo tre volte.
Sono 133 i cardinali chiamati a eleggere il successore di Bergoglio, scomparso il 21 aprile scorso. Sono i cardinali che non hanno ancora compiuto 80 anni. I prelati prima e durante il conclave sono sistemati a Santa Marta, l’albergo residenza voluto da Giovanni Paolo II nel 2005.
Tra Santa Marta e la Cappella Sistina, dove si tengono le votazioni, c’è più di un chilometro, coperto con navette. Il personale che lavora a Santa Marta e alla Sistina ha giurato di mantenere il segreto su tutto quello che vede e sente, pena la scomunica.
Prima del conclave, i cardinali celebrano in San Pietro la “Missa Pro Eligendo Romano Pontifice”, quindi si recano in processione alla Cappella Sistina. Qui il decano (quest’anno è Pietro Parolin, uno dei candidati ritenuti più forti) pronuncia per tutti il giuramento. Poi il maestro delle celebrazioni liturgiche, l’arcivescovo Diego Ravelli, intima l’extra omnes: fuori tutti gli estranei.
Per tutta la durata del conclave, i cardinali non possono comunicare in alcun modo con l’esterno, non possono leggere giornali o guardare la tv. Un conclave dura in media da due a cinque giorni. Il voto è a scrutinio segreto, su scheda cartacea. Il primo giorno c’è una votazione, i giorni successivi due al mattino e due al pomeriggio. Per eleggere il Papa, servono i suffragi dei due terzi degli elettori presenti e votanti. Nella scheda va scritto un solo nome, pena la nullità.
Se non si raggiungono i due terzi, le schede vengono forate e legate con un nastro. Due volte al giorno, al mattino e al pomeriggio, vengono bruciate nella stufa installata alla Sistina, con un colorante che dà una fumata nera (perclorato di potassio, antracene e zolfo). Se il candidato riceve almeno i due terzi delle preferenze, il decano gli chiede in latino «accetti la tua elezione, canonicamente avvenuta, a Sommo Pontefice»? Dopo l’accettazione, le schede vengono bruciate nella stufa con un colorante che dà una fumata bianca (clorato di potassio, lattosio e colofonia).
Quindi, la scelta del nome e poi il “ritiro” nella sacrestia della Sistina, detta “Stanza delle lacrime”, perché lì spesso i neoletti cedono all’emozione. Poi la vestizione, la lettura di un passo del Vangelo di Matteo sul magistero petrino, l’omaggio dei cardinali. Infine, il cardinale protodiacono (Dominique Mamberti) si affaccia alla loggia centrale di San Pietro e pronuncia l’habemus papam, con il nome del neoeletto. Subito dopo, il pontefice appare sulla loggia e impartisce la benedizione Urbi et Orbi (a Roma e al mondo).

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