Le foto della diga di Occhito, lo scorso anno a partire da agosto, diventarono il simbolo delle drammatiche conseguenze del cambiamento climatico, oltre che di una gestione ancora assai poco lungimirante delle risorse idriche e soprattutto dell’assenza di programmazione e realizzazione di infrastrutture in grado di far fronte alla scarsità di acqua.
Un’emergenza senza fine, quella vissuta in prima battuta dall’agricoltura della Capitanata (e di quella di una piccola parte del basso Molise a confine sulla Puglia) quando il Consorzio di Bonifica con sede a Foggia (che gestisce Occhito) fu costretto a chiudere i rubinetti perché la diga aveva toccato il fondo del “volume morto”.
Uno scenario che rischia concretamente di ripetersi anche in questa, già caldissima, estate 2025.
Temperature torride e scarse piogge stanno infatti determinando un nuovo stato di sofferenza all’invaso artificiale che segna il confine tra Molise e Puglia. In base alla rilevazione effettuata ieri, 26 giugno 2025, dal Consorzio la disponibilità di acqua è di circa 70 milioni di metri cubi (la soglia del volume morto, 40 milioni di metri cubi, è quindi già pericolosamente vicina). Nel confronto con lo stesso giorno del 2024 (quando era pari a 118 milioni di metri cubi) la disponibilità idrica è diminuita di oltre 48 milioni di metri cubi. La capacità totale dell’invaso è di 333 milioni, 250 milioni quella utilizzabile.

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