Nella classifica delle addizionali Irpef (regionali e comunali), l’Italia si presenta a macchia di leopardo con il valore dei due balzelli collegati al reddito che varia in base ai territori.
A fotografare questa situazione è il rapporto del servizio Stato sociale, Politiche fiscali e previdenziali, Immigrazione della Uil.
Brutte notizie, ma assai note, per il Molise dove l’addizionale regionale per redditi a quota 20mila euro è di 356 euro, 910 euro per quelli di 40mila euro. Omogenee invece quelle comunali: 160 euro a Campobasso e Isernia per redditi di 20mila euro, 320 euro per quelli pari a 40mila euro.
Le addizionali regionali risultano tra le più care d’Italia, nella media quelle comunali.
In generale lo studio della Uil ha evidenziato una forte disomogeneità sul territorio nazionale: cittadini con lo stesso reddito, pagano cifre nettamente diverse a seconda della città di residenza. Ad esempio, un cittadino con un reddito pari a 20mila euro versa da un minimo di 263 euro, se abita a Milano, fino a un massimo di 607 euro, se abita a Napoli. Se la fascia di reddito, invece, è pari a 40mila euro, si va dai 778 euro di Cagliari ai 1.452 euro di Roma. «Ribadiamo con forza che, mai come in questa fase storica – ha dichiarato il responsabile del servizio Stato sociale Uil, Santo Biondo – occorre una riforma della fiscalità locale che introduca criteri di maggiore equità e progressività. La giustizia fiscale è il primo pilastro per costruire la coesione sociale di una comunità in cui si riconosca il valore del lavoro, si proteggano i più deboli e si rafforzi il patto sociale tra cittadini e istituzioni, anche e soprattutto a livello territoriale».